Si fa macroscopica la menzogna di
Claudio Scajola. Quattro testimonianze, un atto notarile e numerose tracce
bancarie documentano ora che il ministro per lo Sviluppo economico conosceva la
provenienza degli 80 assegni "neri" che, nel luglio del 2004, per un valore di
900 mila euro, pagarono più della metà della sua casa al 2 di via del Fagutale.
Le testimonianze - oggi agli atti dell'inchiesta di Perugia sulla "cricca" dei
Grandi Appalti - provano che di quegli assegni, il giorno del rogito, il
ministro era materialmente in possesso. Di più: dimostrano che Scajola, pure
assolutamente consapevole del prezzo reale di vendita - 1 milione e 710 mila
euro - di quel magnifico appartamento che affaccia sul Colosseo, dispose che
quella cifra venisse dissimulata, dichiarando di fronte a un notaio che era pari
a soli 600 mila euro. Perché il Fisco non vedesse, ma, soprattutto, perché
venisse così cancellata ogni traccia di almeno due circostanze: i 200 mila euro
in contanti che, poco tempo prima dell'acquisto, aveva consegnato alle
venditrici e il suo legame con l'architetto Angelo Zampolini, la "tasca" del
costruttore Diego Anemone, il professionista, oggi indagato per riciclaggio, da
cui aveva ricevuto quegli 80 assegni.
Veniamo dunque a quel luglio del 2004. Al contenuto delle quattro testimonianze
in grado di ricostruire i passaggi chiave di questa vicenda. A quegli 80 assegni
e alla loro storia. Scajola è da appena un anno nuovamente ministro. Costretto
alle dimissioni dal Viminale nel 2002 per la vicenda Biagi ("un rompicoglioni",
lo apostrofa da morto) viene recuperato dopo un breve purgatorio dal Presidente
del Consiglio Silvio Berlusconi, che lo issa sulla poltrona dell'Attuazione del
Programma. L'uomo ha ripreso energia e peso politico. Decide di acquistare una
casa a Roma e per questo coinvolge Diego Anemone, il "costruttore" dei Potenti,
l'anima di quella "Cricca" che governa i Grandi Appalti. Soprattutto, il
costruttore che al Viminale è di casa. Anemone mette a disposizione di Scajola
l'architetto Angelo Zampolini, il suo spicciafaccende per questioni delicate e
di riguardo. E il professionista si sbatte come può. Trova subito qualcosa di
interessante e importante al Gianicolo, il terrazzo di Roma. Ma la soluzione non
è gradita al ministro. Quindi si rimette al lavoro. E' fortunato. Le sorelle
Barbara e Beatrice Papa vendono infatti in via del Fagutale 2 una magnifica casa
di rappresentanza dal cui salone si tocca con la mano il Colosseo. Scajola
gradisce. Comincia la trattativa e l'accordo si trova a 1 milione 700 mila euro.
Le due sorelle - come racconteranno candidamente alla Finanza durante una serie
di interrogatori sostenuti dalla produzione di documenti che hanno gelosamente
custodito - sono lusingate dall'acquirente e non stanno certo a discutere su
modi e tempi del pagamento. Ricevono subito 200 mila euro in contanti dalle mani
del ministro che - raccontano - dividono equamente a metà. Anche se, a fronte di
quel pagamento, non sottoscrivono alcun contratto preliminare. O, se lo fanno, è
una scrittura privata che, ad acquisto concluso, viene stracciata. L'architetto
Angelo Zampolini è al corrente di quella prima tranche di contanti e,
interrogato, sostiene di non essere stato lui a metterli a disposizione.
"Ritengo fossero del ministro", dice. E' un fatto che, in vista del rogito,
secondo uno schema collaudato, si mette invece in moto per confezionare, per
conto di Anemone, lo strumento di pagamento in grado di non lasciare traccia del
generoso contributo con cui il costruttore si prepara a rendere Scajola un
felice padrone di casa.
Anemone - racconta Zampolini ai pm - gli consegna 900 mila euro in contanti che
lui stesso porta all'agenzia 582 della "Deutsche bank" (dove ha un conto) perché
vengano cambiati in 80 assegni circolari intestati alle due sorelle Papa.
Ottanta, si badi bene. Non uno, non due, non tre. Ma ottanta. C'è una ragione in
quella singolare richiesta di cambio. Gli assegni circolari devono avere importi
inferiori ai 12 mila e 500 euro, soglia oltre la quale la banca è tenuta a
segnalare l'operazione al circuito interbancario e alla Guardia di Finanza.
Anemone e Zampolini sono infatti convinti che, in questo modo, nessuno andrà a
ficcare mai il naso in quella operazione. Ma sbagliano. Alla "Deutsche",
evidentemente, trovano qualche funzionario pignolo che, in quel luglio di sei
anni fa, vede in quella curiosa operazione di cambio quella che, tra gli
addetti, si chiama "operazione sospetta di frazionamento". E per questo la
segnala al circuito interbancario. E' il granello di sabbia che - oggi lo
sappiamo - farà saltare più avanti l'intero "sistema Anemone".
Zampolini, che ignora quale pasticcio abbia appena combinato, esce dunque dalla
"Deutsche" con i 900 mila euro di Anemone trasformati in 80 assegni circolari e,
il 6 luglio, quegli assegni sono nelle tasche di Scajola. Su questo punto,
infatti, i ricordi delle sorelle Papa sono nitidi. E' un giorno particolare. Si
separano dalla casa di famiglia e, per giunta, il rogito si firma nell'ufficio
del Ministro. Il notaio Gianluca Napoleone, che redige e convalida la
compravendita, dà infatti atto oltre che della sua presenza, del solo Scajola e
delle Papa. E' il ministro che consegna gli assegni. "Tutti insieme", ricordano
le sorelle. Ottanta assegni della "Deutsche" per un valore di 900 mila euro e
alcuni assegni del banca san Paolo Imi per 600 mila euro. Quest'ultimo - 600
mila - è il "prezzo in chiaro" della casa. Quello per cui il ministro ha acceso
un regolare mutuo con il san Paolo. Il solo che deve comparire. Interrogato, il
notaio Napoleone che, a stare al racconto delle sorelle Papa, sta autenticando
una compravendita che non risponde alla realtà, si giustifica spiegando che,
almeno alla sua presenza, quei 900 mila euro non vengono scambiati. E comunque
che, in quel 2004, la legge non impediva ancora eventuali scritture private tra
le parti che integrassero il prezzo dichiarato di vendita.
E' un fatto che la sera del 6 luglio, l'affare è chiuso. Le due sorelle Papa,
nei giorni successivi, verseranno sui propri conti bancari quella piccola
fortuna in decine di assegni circolari di cui continuano a non comprendere la
ragione, ma di cui non hanno azzardato di chiedere spiegazione. E' l'ultima
traccia che chiude il cerchio. Di quegli 80 assegni, ormai, è scritta la storia.
Da cima, a fondo. Le impronte del ministro non possono essere più cancellate.
(30 aprile 2010)
"Un fisco onesto, efficace, efficiente, economico, equamente partecipativo,
in una società semplice, liberale, laboriosa, ma fiscalmente mercantile,
capace di ridurre la solidarietà perché ne rimuove la principale causa...
cioé l'pocrisia del potere, spesso sotto le vesti di premuroso patrocinio!"