D.D.T. - La Democrazia di Tutti(1)
D.D.T. é una iniziativa politica avente lo scopo precipuo di dare un contributo di idee atte a risolvere, in sostanza, un primo problema, ma basilare, che sembra assillare i Governanti, non per una difficoltà oggettiva ma soggettiva.Tale problema é costituito dalla impostazione del sistema fiscale, non nel suo complesso, ma quasi esclusivamente nella fase del prelievo, in cui si avverte l'incombente conflitto di interesse che affligge il Legislatore, il quale deve evitare accuratamente di colpire innanzitutto i propri interessi personali, ma deve anche mascherare questa esigenza istituendo riferimenti e meccanismi nella imposizione fiscale che lascino il cittadino nella impossibilità di capirne i motivi reconditi
.D.D.T. si fa carico di questo compito, che si presenta molto gravoso, perché per condurlo a termine deve superare il muro di ferma opposizione da parte della classe che governa la politica di tutti gli schieramenti, i giornali, la radio, la televisione, l'università, i centri studi pubblici e privati, le associazioni di categoria, oltre ad un immenso esercito di professionisti che hanno costruito la loro fortuna sulla impostazione ipocrita di un problema sostanzialmente lineare !
Il primo obiettivo di D.D.T.
Sulla spinta riformatrice dell'attuale Governo, che ha dimostrato un grande travolgente impegno, anche se discutibile, nel voler dare un nuovo assetto in vari settori della pubblica amministrazione, D.D.T., convinta che siano maturi i tempi per riformare in modo definitivo il Fisco, denuncia di avere chiesto il parere a vari Enti e personalità competenti sulla nostra proposta di adottare una base, nuova per uno Stato, ma consueta per tutte le amministrazioni patrimoniali che debbono fornire dei servizi comuni a soci o membri di consorzi, cooperative, condomini, ecc., che consiste nel ripartire l’ammontare delle spese comuni indivisibili esclusivamente in base alla ricchezza reale di ogni cittadino, quantificata, p.e., in miliardesimi, grani, carati.
In tal modo l’Italia, oltre ad eliminare una volta per tutte le infinite ed inconcludenti diatribe sulla equità fiscale e sulla forme più efficaci di lotta all'evasione, darebbe uno straordinario esempio di coerenza a tutti i Paesi che ancora insistono nella imposizione combinata sul reddito e sul patrimonio, in cui riesce il magico risultato di dividere i contribuenti in due fasce, c.s.:
· Contribuenti che pagano veramente molte tasse, ma sembra che ne paghino poche; |
·
Contribuenti che pagano veramente poche
tasse, ma sembra che ne paghino molte; |
Essendo falliti i tentativi di ottenere elementi di verifica sulla giustezza
della nostra convinzione mediante informali richieste rivolte ad Uffici
dell’amministrazione statale, Partiti di entrambi gli schieramenti, Centri studi
(Eurispes, Censis, Cnel, ecc.), Associazione dei Tributaristi, Chiesa (CEI),
Docenti universitari, ecc., poiché hanno finora ottenuto non risposte
tecniche ma silenzio o indisponibilità a discuterne o risposte verbali
evasive o accuse di provocazione o sommesse denunce di ‘condizionamenti
secolari (fin dal 1600!) che richiederebbero almeno 150 anni per la loro
rimozione’, D.D.T., fiduciosa in tempi più brevi, ha presentato, già
nel mese di dicembre 2004, una petizione, al Parlamento italiano ed europeo.
D.D.T., a seguito delle poche speranze che questa segnalazione, rubricata nel
2005 al N.927 alla Camera, al N.1008 al Senato ed al N.47 al Parlamento europeo,
potesse giungere concretamente ad un esame collegiale, a causa della assenza di
un disegno di legge a cui poter essere abbinata o di sottoscrizione di un
Parlamentare, ha rivolto al Presidente della Repubblica, del Senato,
della Camera dei Deputati, del Consiglio dei Ministri la preghiera di voler
prendere a cuore la verifica del problema da noi sollevato, che
denuncia il profondo stravolgimento della ripartizione del carico contributivo
ed impone un immediato intervento, dettato da un imperativo oggettivo di
giustizia amministrativa, al di fuori da qualsiasi motivazione
politica che potrebbe essere appiccicata ad esso, non essendo classificabile
come istanza di parte politica, ma solo come invocazione del rispetto di un
elementare criterio contabile, da non ammantare di ideologia fuorviante.
L'iniziativa
é generata dalla radicata convinzione che la società debba rimuovere quello che
é il vero ostacolo alla costruzione di una comunità realmente sensibile, non
nelle parole ma nei fatti, ai temi della giustizia, innanzitutto, e
solidarietà, come esigenza complementare per la pace sociale, che é costituito
dall'attuale sistema fiscale, basato principalmente sulla tassazione del
reddito.
Partendo
dalle ricorrenti dichiarazioni che appaiono nei mezzi di informazione, come:
"Le Fiamme gialle hanno scoperto un'alta diffusione della evasione fiscale!" |
"Le Fiamme gialle
non riescono a svolgere un'azione efficace contro l'evasione fiscale! |
"Le Fiamme gialle hanno rilevato vistosi volumi d’affari finora sconosciuti al fisco!" |
é evidente
che l'attuale sistema fiscale non riesce a realizzare il dettato costituzionale
(art.53), che indica come principi fondamentali di partecipazione alle spese
pubbliche l'equità, la progressività e la solidarietà, poiché non é né efficace
né efficiente nella sua azione e non assoggetta al prelievo fiscale con metro
comparato il reddito ed il patrimonio, privilegiando il secondo in misura
troppo evidente.
Lo Stato italiano adotta una fiscalità che effettua prelievi di tributi sul reddito e sul patrimonio e presenta le seguenti anomalie:
Quindi, la tassazione del reddito rappresenta un primo
motivo di incostituzionalità del sistema fiscale, perché é noto a tutti che
il fisco non può materialmente controllare il reddito in maniera capillare,
anche se centuplicasse le strutture di vigilanza, pertanto ne consegue che la
tassazione é incerta, quindi non equa, e per lo stesso motivo non può essere
solidale, e quando riesce a colpire lo fa in eccesso, mentre il reddito non
individuato non solo non viene tassato ma più facilmente si trasforma in
patrimonio, l'isola felice del sistema fiscale!
Inoltre, l’assoggettamento fiscale del reddito produce
ulteriore ‘vulnus’ all’art.53, perché:
Malgrado questa situazione sia nota a tutti, sia ai soggetti
che ne traggono vantaggio, sia a quelli che ne subiscono le conseguenze, poiché
i primi sono ben rappresentati, mentre i secondi non hanno adeguato consapevole
patrocinio, non si ha notizia di alcuna iniziativa, né tecnica né
politica, che tenti di porre rimedio a questo stato di cose.
A tale
proposito, D.D.T. rivolge la sollecitazione trasversale ad esprimere un parere
sull'ipotesi molto semplice, quasi elementare, di costituire,
progressivamente, un sistema fiscale di tipo condominiale, che abbandoni
definitivamente la pretesa di colpire il reddito come fonte principale di
gettito, e si limiti solo a registrare con maggiore impegno e scrupolo la
ricchezza reale, scopo ultimo dell'umana operosità.
Posto che in un condominio difficilmente il condomino possa
sottrarsi al pagamento delle quote di spese condominiali e che lo Stato può
essere assimilato ad un grosso condominio, desideriamo chiedere di prendere in
seria considerazione l'ipotesi di un sistema fiscale che ripeta alla
lettera i criteri dell'amministrazione condominiale e, quindi, basato
sui seguenti principi:
D.D.T. ritiene che in tal modo sia possibile conseguire diversi vantaggi, come:
Il criterio che porta ad escludere dalla tassazione la
ricchezza finanziaria è dettato dalla obiettiva utilità di classificare la
ricchezza personale finanziaria come pubblica e quella personale mobiliare o
immobiliare come privata, intendendo per pubblica o privata la generica
disponibilità all'uso da parte della comunità o di determinate persone fisiche o
giuridiche.
Tale
esclusione é confortata dalla considerazione che trattasi di ricchezza
ad elevata funzione sociale, il cui trattamento deve dipendere dal suo impiego,
come segue:
Basterebbe la sola applicazione di una
aliquota fissa del 4/6 per mille o progressiva e solidale dall'1 al 9
per mille (ma é già solidale un'aliquota fissa, purché pagata da tutti) sul
valore reale della ricchezza mobiliare ed immobiliare (stimate per difetto in
100 mila miliardi di euro) per realizzare 400/600 miliardi di euro, in
sostituzione del gettito da imposte dirette, indirette ed in conto capitale,
assicurando in modo infallibile il rispetto dei principi costituzionali di
equità, progressività e solidarietà.
In tal modo sarebbero rimosse le resistenze a rilasciare
fatture e quietanze e l'economia sommersa avrebbe un importante motivo in
meno per non manifestarsi. Se, infine, si trovasse il coraggio di
allentare la regolamentazione del rapporto retributivo e previdenziale del
lavoro dipendente, si risolverebbe, insieme al problema dell'economia sommersa,
anche l'eterna questione del lavoro nero.
In conclusione, lo Stato con un sistema fiscale di tipo
condominiale ed una mentalità apparentemente meno protettiva,
rinuncerebbe all'affannoso ed inefficace tentativo di controllare in dettaglio
il processo di formazione del reddito, che forse é solo un 'inciampo' all'azione
fiscale procurato dalla politica, ma concentrerebbe l'attenzione sulla
corretta rilevazione del patrimonio, predisponendo un sistema di valutazione
della ricchezza reale strettamente connesso con il mercato.
Lo Stato con un sistema fiscale di tipo condominiale, oltre
ad ottenere un immediato raffreddamento del mercato immobiliare, che assorbe la
gran parte del reddito prodotto, ed una ripartizione del carico fiscale su una
base più ampia ed affidabile, a nostro avviso conseguirebbe i seguenti
risultati:
Concludendo, D.D.T. chiede che sia possibile intraprendere una iniziativa forte, al di sopra delle parti e degli interessi costituiti, per porre la questione morale della improrogabile revisione del sistema fiscale, il cui malfunzionamento é all'origine di molti squilibri sociali ed una forte spinta a comportamenti perseguiti dai codici, civile e penale.