Antonio Borghesi
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Paradisi fiscali: la politica del “fare” di GB e F e
quella del “fare finta” di Berlusconi-Tremonti
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Il 20 aprile, i Paesi più ricchi del mondo hanno deciso che era
giunto il momento di lottare contro i paradisi fiscali.
Certo a Berlusconi, che grazie ad essi ha
commesso valanghe di reati, deve essere tremata la mano
nel firmare quel protocollo! Nella cosiddetta “lista
nera” troviamo il Principato di Monaco, il
Liechtenstein, il Lussemburgo, Andorra, le Bernuda, Cipro, Malta
e San Marino e molti altri. Ma non sono esenti alcuni
Paesi dove con la scusa del segreto bancario si coprono da
sempre gli evasori, come la Svizzera e l’Austria.
Alcuni di questi Paesi hanno deciso di mettersi in regola per
passare alla “lista bianca”, e sono entrati
nella cosiddetta “lista grigia”, e dovranno stipulare 12
accordi bilaterali e internazionali con i Paesi dell'Osce
per poter essere rivalutate. Gli accordi dovranno
prevedere la collaborazione contro l’evasione fiscale e obblighi
di informazione su tutti coloro che detengono conti bancari.
La Germania, la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti, che alle parole fanno seguire i fatti, hanno iniziato a realizzare questi accordi bilaterali, mentre non risulta alcun accordo fatto o avviato da parte dell'Italia. Che cosa potrà succedere? Questi Paesi faranno i 12 accordi e così entreranno nella “lista bianca”, però non saranno obbligati a dare informazioni all'Italia. Cosa vuol dire? Che i nostri evasori fiscali potranno ancora dormire sonni tranquilli e portare tranquillamente i loro soldi in questi Paesi, senza temere di essere scoperti. Per questo ho preparato e depositerò, alla riapertura delle Camere, un'interrogazione parlamentare per chiedere a Tremonti e Berlusconi quanti accordi ha stipulato il nostro Paese e quanti ce ne sono in corso. La risposta io la conosco già, ma vorrei obbligare il governo a dichiararlo. Abbiamo sentito che in questi giorni l'Agenzia delle entrate sta controllando 180 mila italiani. Un'altra falsità, fumo buttato negli occhi dei cittadini, perché in realtà il governo ha fatto “scappare i buoi dalla stalla prima di chiuderla” per poi dire “abbiamo chiuso la stalla anche noi”. In che modo ha fatto prima “scappare i buoi”? Ha fatto lo scudo fiscale, grazie al quale chi ha portato i soldi all'estero può riportarli in Italia pagando solo il 5% delle somme esportate, cioè nulla. Per avere un confronto con la Gran Bretagna, attraverso gli accordi con i paradisi fiscali, gli inglesi che vorranno riportare i propri soldi in Inghilterra dovranno pagare le tasse per 10 anni senza sconto e una sanzione del 10% sulla somma. Già questo confronto vi dice come noi, purtroppo, siamo in presenza di un governo colluso con l'evasione fiscale. |
Egr. On.le Antonio BORGHESI,
riceviamo volentieri notizie sulla Sua attività parlamentare e
speriamo di poter ricevere da Lei e dall'Italia dei Valori anche un
aiuto per una seria revisione del sistema fiscale, principalmente
nella fase del prelievo.
Alla luce dell'art.53 della
Costituzione non sono accettabili:
1) l'impiego del cuneo fiscale sui redditi da lavoro;
2) L'assoggettamento separato della imposizione tra patrimonio e
reddito;
3) L'arbitrarietà delle basi imponibili che non hanno alcuna
connessione con il mercato reale.
Qualche mese fa aveva promesso una risposta. Può darcela come regalo
di Natale?
Grazie. Saluti. Hominibus
Ecco la sua risposta:
Francamente ci sono alcune questioni che
non comprendo bene.
1. perché non è accettabile il cuneo fiscale per i redditi da
lavoro?
2. perché non dovrebbe essere tassato separatamente reddito da
patrimoni: in
tutto il mondo è così
3. quali sono i casi di arbitraria determinazione della base
imponibile.
Cordialmente.
Antonio Borghesi
La nostra replica:
Ci stupisce, però, che l'Italia dei Valori non abbia ancora rilevato
la gravità delle questioni poste.
Partendo dalla indicazione costituzionale che impone la
contribuzione alle spese comuni in misura progressiva rispetto alla
capacità contributiva del cittadino, ne conseguono le seguenti
considerazioni:
1) Il cuneo fiscale é un 'pizzo' che lo Stato applica in accentuata
ed ingiustificata progressione, perché tiene conto solo
dell'ammontare della
retribuzione, al di fuori di una valutazione complessiva della
situazione economica del cittadino;
2) Lo Stato, in genere governato da cittadini benestanti, ha molto a
cuore la salvaguardia del patrimonio accumulato, mentre dovrebbe
procedere, prima, alla rilevazione della ricchezza posseduta, che,
con un minimo di rigore contabile, dovrebbe determinarsi sommando al
patrimonio il reddito di qualsiasi origine che, depurato dagli
oneri di produzione, può così essere considerato 'incremento
patrimoniale', da assoggettare non in base alla ispirazione del
legislatore, ma rispettando, senza alcuna fantasia, il rapporto
stretto, lineare, cristallino, inappuntabile, tra spesa preventivata
ed ammontare della ricchezza della comunità di riferimento;
3) La determinazione del patrimonio, mobile ed immobile, non
dovrebbe essere affidato alle commissioni, lente, onerose, fallose
o, meglio, ipocrite, ma al mercato, cioè all'incontro di domanda ed
offerta, che si potrebbe ottenere a costo zero per lo Stato
mediante l'imposizione del regime di pubblicità al valore dei
cespiti imponibili, a tutte le operazioni di trasferimento e
l'autorizzazione delle offerte pubbliche di acquisto per i cespiti
che risultassero fiscalmente sotto stimate. L'attivazione di un
simile meccanismo farebbe risparmiare una montagna di soldi pubblici
e trasformerebbe milioni di cittadini in solerti ed efficienti
ispettori a costo zero, realizzando, così, lo straordinario
risultato di unire sinergicamente l'interesse privato e pubblico.
Infine, nel collassato panorama politico, da una forza nuova ci
auspichiamo una ventata innovatrice. Grazie. In attesa, saluti.
Hominibus
La risposta testuale con tono definitivo dell'on.le Borghesi:
Francamente non capisco il senso delle vostre domande e ribadisco
quanto già detto:
1. Il cuneo fiscale abbatte la quota degli oneri sulle retribuzioni
e quindi riduce il costo del lavoro. Ed io sono assolutamente
d'accordo su ciò che si è fatto in tal senso;
2. Sono a favore dell'imposta sul reddito e contro le imposte
patrimoniali
Non saprei cosa altro rispondervi.
Cordialmente.
Antonio Borghesi
Ma Hominibus insiste:
Egr. On.le Borghesi,
lei, oltre ad essere deputato é anche un professore di economia,
quindi non può rispondere con un giudizio umorale che rispecchia
principalmente i suoi interessi personali.
Se lei prende uno stipendio di parlamentare e lo Stato ne approfitta
per caricare sulle spalle della comunità un onere in assenza di una
congrua giustificazione, se non quella di dover reperire mezzi
finanziari, viene infranto il principio costituzionale che impone il
rispetto della capacità contributiva.
Lei, in sostanza, probabilmente non avrebbe neppure una tale
ricchezza personale da accettare una imposta al 43% sui suoi
emolumenti di parlamentare, se non fosse per il fatto che lei badi,
giustamente, solo al suo netto in busta che sia di entità
soddisfacente, e, quindi, lascia correre che lo Stato prelevi
tangenti così pesantemente, perché é consapevole di proteggere così
il suo patrimonio, che potrà godere di una imposizione fiscale più
leggera.
In conclusione, lei paga direttamente solo piccole imposte dirette o ne é esentato nel 2008, come per l'Ici, a meno che non abiti in grandi ville o castelli, e può far slittare sulla economia pubblica quelle sul reddito, insieme a quelle della sua attività professionale, mentre sarebbe più corretto, in base all'art.53 della Costituzione, che lei pagasse un'unica imposta annuale sull'ammontare complessivo del suo patrimonio, al valore di mercato, incrementato dei vari redditi realizzati, depurati degli oneri di produzione relativi, accorpabili come incrementi patrimoniali.
Allora, la nostra ultimativa domanda é la seguente:
"Quale é il parere ragionato della Italia dei Valori
sull'ipotesi di un'imposta unica annuale, calcolata sulla ricchezza
complessiva, da intendere come vera capacità contributiva, in
sostituzione di tutte le imposte vigenti, a copertura delle spese
indivisibili?"
In attesa, la ringraziamo per la cortese attenzione finora prestata.
Hominibus
E, finalmente giunge la risposta veramente 'dal profondo' dell'On.le Borghesi:
Non sono d'accordo
con le vostre posizioni che corrispondono
a metodi di esproprio tipici dei regimi comunisti!
Antonio Borghesi
Finito il tono cordiale, allora Vi chiediamo di volere rispondere al seguente questito:
Visto che non si hanno notizie di attività parlamentari dell'on.le Borghesi contro le amministrazioni condominiali che, come sappiamo tutti, applicano i millesimi per ripartire tra i condomini le spese comuni, e che per Hominibus sarebbe auspicabile che il fisco ripetesse alla lettera le modalità condominiali di riparto delle spese indivisibili, ignorando il reddito di qualsiasi origine, perché difficile da controllare, specialmente per le strutture economiche complesse, come grandi patrimoni ed aziende, o per attività in nero o criminose,
PERCHE'
il nostro autorevole membro del Parlamento italiano
non dichiara anche le quote condominiali
frutto di metodi di esproprio tipici dei regimi comunisti ?!
La nostra convinzione: