Flat Tax addio ed ecco la dual tax. M5S-Lega cominciano a capire la differenza tra dire e fare !!!
La tassa piatta non si farà. Quel che ha in mente l'esecutivo Conte sostenuto da Lega e M5S è altro. Fra dettagli da capire, criticità e soldi da trovare.
Il premier Conte fra Di Maio e Salvini
Ci si lamenta dei toni invasati che il dibattito politico sul governo giallo-verde appena insediato ha assunto, soprattutto sui social network. Dimenticando quanto siano gridati molti titoli giornalistici che presumono un ritorno del fascismo sotto mentite spoglie e che gridano contro il populismo a 360 gradi. Scordandosi che il populismo si nutre di toni gridati, e che dare del populista ad un populista equivale a moltiplicarne la forza e gli ultras a suo favore. Quando si abbassano i toni e si guarda alle prospettive e ai singoli provvedimenti, ecco che torna ad emergere tutta la differenza tra questi giorni di continua campagna elettorale e quella che viene chiamata realpolitik. I quasi ottanta minuti di discorso del premier Conte, in cui si è detto tutto e il contrario di tutto, devono poggiare sulla fattibilità di quanto annunciato. Ciò che è importante verificare. Si continua a parlare di flat tax, stigmatizzandola perché ignorerebbe i più poveri, favorirebbe i ricchi e sarebbe troppo liberista. Mentre è ormai chiaro che la flat tax non si farà. Mai. Quella che M5S-Lega-Conte studiano è una dual tax. Con correttivi. Progressiva. Mista. Di difficile applicazione. Vediamola in dettaglio.
Le cose cambiano
La flat tax, o tassa piatta, non è affatto un'invenzione moderna. La percentuale unica su cui pagare tasse e tributi era la forma più antica di contribuzione (vedi le cosiddette "decime"). In tempi più recenti è stata applicata nei Paesi baltici e in alcuni ex appartenenti al blocco sovietico. Come pure in cinque stati americani. Ma quella che pentastellati e leghisti annunciano non è, non sarà una flat tax. Più realistico chiamarla dual tax (due quindi le aliquote applicate, 15% per redditi fino agli 80 mila euro e 20% per quelli superiori). Nessuno sa ancora come questo regime fiscale entrerà in vigore. Non si conoscono i dettagli. Inoltre, sono allo studio vari tipi di deduzione: fino a 3 mila euro per ogni componente del nucleo familiare che abbia un reddito entro i 35 mila euro, e ridotta ai soli familiari a carico per chi sta nella fascia di reddito tra i 35 e i 50 mila euro. Bastano già questi aggiustamenti per capire che quella che il governo Conte andrebbe a varare non sarebbe una flat tax, ma una tassazione progressiva. E' vero che andrebbero ad alleggerirsi i tributi soprattutto di chi guadagna fra i 60 mila e gli 80 mila euro imponibili l'anno. Ma è anche vero che i benefici che andrebbero a ridursi parecchio per le fasce di reddito più deboli, dovrebbero essere compensati dal sistema di detrazioni e aggiustamenti già presenti nell'odierno sistema fiscale. Ogni volta che la legge leghista-pentastellata si rivelasse svantaggiosa. Perciò, e questo andrebbe chiarito una volta per tutte dal "governo del cambiamento" come pure dai critici vicini ad altre forze politiche: il sistema fiscale vigente non verrà spazzato via. Al massimo, integrato da misure molto più sfumate di quanto facessero sperare i proclami rivoluzionari dei partiti ora al governo. Un sostanziale cambiamento rispetto agli annunci fatti. Non è tutto.
Dove sono i soldi? Soprattutto: quali sono le date?
L'altro dettaglio che non viene spiegato con sufficiente chiarezza, è che quando si parla di tassa che favorirebbe i più ricchi (redditi da 60 mila euro in su) si tralascia di specificare che quei redditi riguardano il nucleo familiare. Si fa in fretta a raggiungere la quota sommando due redditi da 30 mila. Per le coppie sposate. Il paradosso è che le coppie non sposate (dato che il metodo di calcolo diventerebbe familiare) andrebbero a pagare meno tasse, come somma di due single ciascuno col proprio reddito ma che vivono insieme. In attesa di capire tutti i dettagli del nuovo regime di tassazione, in base a quanto trapelato finora i nuclei familiari con reddito lordo fino a 40 mila euro andrebbero a risparmiare circa il 47%, mentre un single risparmierebbe fino al 45% rispetto a quanto ha pagato finora. Ma c'è da capire il sistema di no tax area che anche di recente il premier Conte ha confermato di voler riproporre. Soprattutto, dove trovare i soldi: il rischio è di innescare un nuovo aumento dell'Iva, che invece il governo afferma di voler sterilizzare. Sentito dal Corriere della Sera, l'ex presidente della Commissione bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd) ha detto che Conte-Di Maio-Salvini possono sperare di portare a casa una flessibilità al massimo del 0,4% concessa dall'Ue nel rapporto Deficit/Pil. E se l'Iva salirà o no dipenderà da come verrà accolta la legge di Stabilità da fare con urgenza. Mettendo nel piatto anche la fine del quantitave easing della Bce guidata da Draghi, che finora ha immesso denaro per tenere bassi i tassi e lo spread in italia. Incognite, come si vede. Mentre è sempre meno un'incognita quando la dual tax (e tanti saluti alla flat tax) entrerà in vigore: si partirebbe l'anno prossimo dalle aziende abbattendo l'aliquota Ires di nove punti, dal 24% al 15%. Poi toccherebbe alle famiglie, ma dal 2020 con possibile primo anticipo dal 2019 che riguarderebbe un "campione" di contribuenti individuato ad hoc. Con quali criteri? Non si sa. Perché quando le grida social, gli slogan da campagna elettorale senza fine e le risse in Parlamento si placano, torna tutta la differenza tra il dire e il fare. Si chiama governare la realtà.