La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli
(Il tentativo N. 474 di esortare i più forti, perché possano riuscire a condurre Tutti sulla retta via)
Impossibile sorvolare su un dato di fatto: difficilmente si può individuare in Italia un conflitto istituzionale della portata di quello in atto. E molti cittadini si chiedono se il nome di Paolo Savona, uomo di establishment con un curriculum a prova di bomba, reo a prima vista di aver teorizzato l’esigenza di un’Europa migliore e più equa, meno prona agli interessi tedeschi e maggiormente interessata alle sorti delle popolazioni che la compongono, fosse un ostacolo insuperabile alla formazione di un governo del cambiamento.
Il no del Capo dello Stato suona alle orecchie di tanti come il no al cambio di rotta auspicato. Al passaggio da politiche neo-liberiste basate unicamente su tagli e tasse, austerità, lacrime e sangue - quella applicata dai precedenti governi (che ha prodotto risultati fallimentari) - a politiche keynesiane basate su investimenti, sviluppo e maggiore occupazione. A un rapporto con la Ue meno subalterno e più proficuo. Lo sbarramento posto a un economista del peso di Savona ha impedito, agli occhi di chi aveva votato per cambiare le cose, proprio quella svolta. E forse valeva la pena di provarci, di mettere alla prova chi la prometteva.
E’ vero che in altre occasioni il Capo dello Stato in carica aveva espresso dubbi su taluni nomi proposti per l’esecutivo, ma come notava qualche giorno fa sul Manifesto il costituzionalista Massimo Villone, già docente alla Università Ferdinando II di Napoli, bisogna tener conto, caso per caso, delle motivazioni. Una cosa è trovarsi di fronte motivi oggettivi di diniego, un’altra dire no in base alla considerazione della posizione ideologica o accademica di un potenziale ministro. Per questo il professore di diritto costituzionale riteneva un “errore” alzare barriere contro l’ingresso al governo dell’economista ed ex ministro del governo Ciampi. E ancora più sbagliato risulterebbe il no, si potrebbe osservare, se basato sulle attese della Ue e degli ambienti finanziari internazionali.
Il professor Massimo Villone
Villone osservava nel suo intervento che nel programma giallo-verde non vi era alcun riferimento all’uscita dall’euro o dalla Nato, “a meno che non si volesse imputare a Lega e M5S di mentire”. Questo prima della rinuncia all'incarico del professor Giuseppe Conte. Aggiungeva che “non è appropriato per il capo dello Stato pretendere di più”. Nulla di contestabile vi era, del resto, nel voler affrontare il tema della riconsiderazione dei trattati europei. E nulla vi era in realtà che attestasse, come alcuni dicono, una volontà di voler uscire dall’euro. Casomai parlare, come del resto sta facendo ultimamente la Germania, di una via d’uscita, qualora cioè risultasse l'extrema ratio, potrebbe considerarsi a ben vedere sintomo di serietà, non certo di un animo sovversivo.
Il costituzionalista osservava – sempre sul Manifesto - che “ad ogni buon conto, trattati e convenzioni internazionali non sono le tavole di Mosè. Possono essere messi in discussione, rinegoziati, riscritti, denunciati unilateralmente. In particolare, sull’Europa da anni i governi italiani di ogni colore chiedono un deciso cambio di rotta, senza ottenerlo. Questo potenziale governo nel suo programma non chiede, in fondo, nulla di più”.
E allora quale può essere stato il problema insormontabile per cui il professor Savona non poteva far parte del governo costruito da Di Maio e Salvini sulla base del voto, delle strettoie seminate da una legge assurda come il Rosatellum e della mediazione consacrata nel contratto programmatico?
Secondo Villone i precedenti illustri di diniego hanno riguardato candidati di cui si poteva mettere in discussione “la capacità di ricoprire la carica con disciplina e onore”, come preteso dalla nostra Costituzione, ma non sarebbe appropriato dire no “in ragione di opinioni espresse in un passato più o meno recente”.
Del resto – notava il costituzionalista – se va bene il programma presentato, cosa si può eccepire in relazione al pensiero del candidato ministro Savona? Mattarella ha magari paura che “possa discostarsi dall’indirizzo di governo e attuare scelte proprie? Non è certo una prospettiva realistica – notava il docente – e nel caso ciò, per assurdo, accadesse, l'interessato verrebbe certamente costretto alle dimissioni, come l’esperienza passata insegna".
Allora perché Savona è stato considerato tanto pericoloso? Si voleva forse “evitare persino la possibilità di discutere la realtà della Ue?”, come osserva Villone. Anche quella più deleteria per il nostro Paese?, si potrebbe aggiungere. Bloccare qualsiasi aspettativa di ridiscussione in maniera legittima e democratica dei trattati Ue, anche di quelli che magari fanno tanti danni all’Italia e tanti privilegi recano ad altri, in primo luogo a quella Germania i cui media ci hanno accusato di essere scrocconi e malandati?
L'economista Paolo Savona
"Forse si voleva scongiurare - dichiara Villone - il realizzarsi di “sbandate presuntivamente pericolose nell’indirizzo politico”. Ma qui sorge ovviamente un’altra fondamentale domanda: il Capo dello Stato può scendere su tale terreno, assumendo posizioni politiche?
Per il costituzionalista non è questo il compito del Presidente della Repubblica. O per lo meno, il Capo dello Stato “può certamente esprimersi sull’indirizzo politico se lo ritiene nell’interesse del paese, ma come moral suasion e non nell’esercizio di poteri formali che incidono sull’esistenza dell’esecutivo, sul rapporto col parlamento, o sull’azione di governo”.
Un'altra fattispecie in cui potrebbe intervenire è quando ravvisa “manifeste incostituzionalità nel programma di governo”, ma anche in quel caso “il rimedio sarebbe lo scioglimento delle camere, non una riscrittura di tale programma ad opera del Quirinale”. In questo caso tuttavia non c’era nulla di tal tipo, almeno nello scritto frutto della mediazione giallo-verde.
Per questo l’esperto evidenziava a priori come da un punto di vista prettamente costituzionale il no di Mattarella a Savona sarebbe stato “un errore”. Una scelta che avrebbe prestato il fianco ad accuse di “difesa dei poteri forti e padroni occulti del paese che nel proprio interesse ci impediscono di decidere il nostro destino”. Sbagliato anche moltiplicare le tensioni sullo spread e i mercati anziché rassicurare i cittadini.
Lo scriveva, qualche ora prima del no definitivo di Mattarella, lui, un uomo di sinistra pronto a combattere l’alleanza cinquestelle-Carroccio, perchè ai suoi occhi è una realtà di destra. Ma in qualità di costituzionalista – faceva presente il professor Villone - difendo il diritto della maggioranza espressa dagli italiani nel voto di entrare con i propri ministri e il proprio indirizzo politico a Palazzo Chigi. Non spetta al presidente Mattarella impedire che ciò accada. Dovrà essere il popolo sovrano, quando lo riterrà, a metterli alla porta”.
Il professor Conte
Invece sembra aver prevalso una scelta diversa. Le giustificazioni fornite dal Presidente nella sua dichiarazione dopo la rinuncia di Conte, secondo gli esponenti del M5S, della Lega e di FdI, ma anche ad avviso di altri osservatori, sembrerebbero legate in parte a considerazioni politiche, di giudizio sui contenuti. E questo sarebbe l'aspetto discutibile in una Repubblica che al momento risulta parlamentare e non certo presidenziale.
La scelta di Mattarella avrà adesso forti conseguenze, come ne avrà l’incarico di formare un altro governo tecnico, non legato ad alcun voto popolare, dato a un uomo di valore come Carlo Cottarelli, espressione però di quel Fondo Monetario Internazionale da molti visto come parte integrante del meccanismo finanziario internazionale da combattere duramente. Per questo Matteo Salvini gongola al pensiero di andare presto a nuove elezioni. Mentre altri, e in particolare Pd e FI, hanno sicuramente qualche preoccupazione in più.
Sembra eccessivo parlare di impeachment ma senza dubbio l’operato del Colle aprirà la discussione tra i costituzionalisti, e porrà il problema di delineare a fondo i poteri del Capo dello Stato riguardo alla scelta dei ministri, di tornare con attenzione su quell'articolo 92 della Costituzione che recita: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”.
E’ vero che costituzionalisti della stazza di Costantino Mortati hanno precisato che in definitiva i ministri “dovrebbero godere della fiducia tanto del Primo ministro che del Presidente della Repubblica", spiegando poi che “il Presidente della Repubblica, preliminarmente, tenderà (tuttavia, ndr) ad esercitare osservazioni collaborative e moral suasion di dissuasione”. Mentre altri, come Martines, danno invece della norma una interpretazione più articolata. In ogni caso, pur restando fondamentale il parere del Capo dello Stato riguardo ai ministri, non viene meno la domanda di fondo posta da Villone: cosa aveva davvero Paolo Savona che non andava? Motivi oggettivi o scelta politica? Se davvero l’unica ragione fosse quella del veto proveniente dall’esterno, da stati esteri e da poteri finanziari, sostanziati nella paura delle conseguenze di un attacco alle nostre finanze e ai nostri risparmi, allora il problema sarebbe davvero grosso e la domanda diventerebbe impegnativa e perfino dolorosa: fino a che punto conta ancora la volontà popolare espressa attraverso il voto se poi di essa non si tiene conto perché i governi devono sottostare unicamente a voleri e aspettative delle agenzie di rating e della finanza internazionale?
La preghiera di Hominibus, per auspicare il giorno vero: La Liberazione
APPELLO ALLA COCCIUTAGGINE DEI POLITICANTI,
CHE GIOCANO CON IL DESTINO DEI LORO MALCAPITATI
CONCITTADINI IN NOME DI UNA DEMOCRAZIA INATTUABILE
SE OSCURATA DALLA INTROMISSIONE DEL POTERE ESECUTIVO!
Politici, siete il kernel di Malavita,
insistendo ancora in arroccamenti che
seminano dolore e morte nel mondo.
Stando così le cose anche nel Terzo Millennio, con i grandi mezzi di comunicazione
che si sprecano solamente in impieghi di infimo profilo a causa della minaccia per tutte le
attività di mediazione ed interpretazione di bisogni ed aspettative, ormai possibili da soddisfare
con la doverosa onestà che favorisca la partecipazione diretta nella interrogazione e discussione dei
dispositivi di legge, non è più ammissibile la frequente complicazione nella formazione dei nuovi governi
che potrebbe essere resa semplicissima con la eliminazione della solita soporifera intermediazione dei partiti,
PERMETTENDO, COSI', L'IMMEDIATA COSTITUZIONE DEI POTERI CON I NOMINATIVI PIU' VOTATI !!!
Un migliaio dei primi in classifica per riempire le Camere e un centinaio dei primi di questi per il Governo,
archiviando, definitivamente, il ricorso a formazioni intermedie nella interpretazione di civili aspettative.
Sulla scena politica nazionale il voto del 4 marzo NON HA determinato un netto spartiacque nella consueta
gestione indecente della Cosa Pubblica, prevedibile anche con l'accozzaglia di personalità vecchie e nuove,
sì, ma ancora molto lontane dall'intuizione della corretta soluzione per il Bene Comune, che consiste
nella riforma improcrastinabile del delinquenziale sistema di partecipazione alle spese comuni !
Così è necessario intervenire "EDUCANDO IL POPOLO ED ELIMINANDO I POLITICI":
Ipotizzando la scomparsa dei partiti politici che, storicamente, sono stati la causa prima di
grave ritardo nella evoluzione del genere umano, si sarebbe certi di non dovere subire
la mediazione di terzi, ma aspirare alla affermazione dei personali convincimenti,
restringendo, così, la libertà nell'interpretazione delle deleghe troppo generiche.
Premessa la certezza di poter fare a meno dei soliti Politici, sia vecchi sia nuovi,
occupatori di Stato, ma che sarebbero ormai da calciare per la pretesa di non
cambiare la formula dell'amministrazione di uno Stato nel 3° Millennio
mediante il riconoscimento delle forze equilibratrici spontanee,
che richiedono la eliminazione dei tradizionali apparati,
permettendo la partecipazione diretta del Cittadino,
facile da realizzare con l'impiego delle nuove tecnologie,
il migliore consiglio da dare, non solo alla nostra cara Italia,
ma al Mondo intero, è quello di smetterla con le "minchiatelle"
politico-amministrative, complicando il processo di rapporti privati,
nazionali, internazionali, da parte di politici intrallazzatori, prepotenti o
incapaci, che cavano vantaggi giustificati solo dalla libertà concessa dagli
ordinamenti molto diffusi per continuare a far resistere una classe sociale che
vive grazie alla immaturità dei Popoli sottoposti, manipolati con regimi fiscali da
abrogare urgentemente con il declassamento dello Stato ad elementare Condominio
con i Cittadini del Mondo che sapranno associarsi in entità territoriali, solo dopo previa
tabula rasa dei limiti convenzionali della politica, accettando la supremazia delle conseguenti
regole amministrative di tipo condominiale e facendo riferimento al solo valore dei beni residenti,
liberando le transazioni di qualsiasi tipo da oneri fiscali molto pesanti e di difficile riscontro, con la...
Fiscalità Patrimoniale
come Ordine Universale per garantire
Correttezza amministrativa, Economia ed Efficienza
per tutti i Popoli della Terra!
E così v'è l'urgenza di trovare la soluzione per impedire
l'avvicendamento nella scena politica di personaggi che
non hanno la preparazione necessaria per svolgere l'azione
capace di comprendere ed armonizzare le aspettative dei diversi
strati sociali, da sempre affrontate in mancanza di una vera visione
democratica, dall'Alto, e di educazione ai diritti spettanti, dal Basso.
Quello che accade da sempre tra i Paesi del Mondo denuncia la ripetizione
dei comportamenti tra Cittadini di uno stesso Paese, dominanti e dominati, dove
prevale sempre l'interesse del più forte, il cui vantaggio conseguito corrisponde al
danno provocato al Cittadino o Paese più debole, dipendendo dalla forza contrattuale
preponderante del Primo rispetto al Secondo, causa di vantaggi e di danni amplificati.
IL FISCO rappresenta la prova di povertà d'animo dei Ceti dominanti in tutto il mondo
e l'urgenza di seria revisione in grado di rendere adeguatamente onerosa la vera ricchezza!
...................
Per questo motivo, cari Politici, di destra, centrodestra, centro, centrosinistra, sinistra, etc,
è sempre più vicino ed opportuno il momento magico per rendere conto delle vostre malefatte
che finiranno con il modello di convivenza più vicino alla esperienza quotidiana di Tutti Noi,
risolvendo a costo zero la contribuzione alle spese comuni per Comuni, Province, Regioni, Stati.
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ASSORBIRE LE FUNZIONI POLITICHE NELLE AMMINISTRATIVE,
PER MODERNIZZARE IL SISTEMA FISCALE ED IMPIEGARE
LE EFFICIENTI ED ELEMENTARI REGOLE DEL MERCATO,
DA RENDERE OBBLIGATORIE IN TUTTO IL MONDO CIVILE,
CON LIBERA CIRCOLAZIONE DELLA RICCCHEZZA FINANZIARIA!
-----------DA IMPARARE A MEMORIA E TRAMANDARE AI FIGLI!-----------
L'invito di Hominibus a voler riflettere sui criteri politici che governano
l'Amministrazione pubblica, in cui è facile rilevare un comportamento
comune, tendente a cogliere irresistibili occasioni per ritagliare dei
ghiotti margini, che sono alla base dell'agire privato o di gruppo.
Tali comportamenti sono resi più irresistibili a causa di sistemi
fiscali che scelgono di inseguire la ricchezza liquida al posto
di quella solida, mentre sarebbe più efficace ed economico
ridurre l'interesse al solo patrimonio, essendo scopo
ultimo dell'umana attività, beneficiario del buon
funzionamento dei servizi pubblici sul
territorio, realizzando l'obiettivo, insolito per la
Amministrazione pubblica, di semplicità e correttezza
nei confronti di tutti i Cittadini, evitando di fare le pulci con
procedure che richiederebbero meritati provvedimenti punitivi
per il relativo costo e la complessità inutile e fallace di gestione!
Anche cambiando la guida di governo, pescando nel finto nuovo,
la musica rimane la stessa perché il canovaccio usato lungo tutto l'arco
della rappresentanza politica denuncia, alla base, lo stesso difetto che inficia
e pregiudica l'adozione d'unica strategia capace di assicurare il risultato migliore,
che consiste nel coniugare, insieme, i requisiti di semplicità, economicità, universalità
e automaticità, tutti raggiungibili solo se basati sul presupposto del vero rispetto reciproco,
richiedendo il totale azzeramento degli attuali apparati politici, le cui funzioni sarebbero affidate
ai massimi livelli dell'amministrazione pubblica con compiti di continua rilevazione delle pubbliche
richieste di modifiche degli ordinamenti statali e delle istanze relative alla gestione dei rapporti
politici ed economici nazionali ed internazionali, basata sulla risposta al seguente quesito,
che può sembrare strampalato, ma che assicura la partecipazione diretta dei Cittadini e
la continua uniformità dei provvedimenti conseguenti, sostituendo figure oramai fuori
tempo, essendo necessaria accettare la insolita equazione richiesta qui di seguito:
"STATO = CONDOMINIO"
Ma perché non debba essere presa in considerazione una soluzione prospettabile
con l'apparentamento di Stato ad un grosso Condominio, da cui discenderebbe
naturalmente l'eliminazione del potere politico e l'ampliamento delle funzioni
amministrative dei Ministeri secondo regolamenti predefiniti che diano la
certezza del domani perché basati su norme elementari da seguire?
L'adozione dello Stato Condominiale farebbe cessare molte delle
discussioni apparentemente vitali, dando impulso alla riforma
definitiva che permetta l'accesso diretto alla formazione
delle leggi o la delega temporanea a rappresentare,
gratuita o a compenso da convenire, grazie alla
immensa potenzialità dei mezzi trasmissivi
odierni, con potere di voto unitario per
votazioni di principio o pari alla ricchezza
patrimoniale rappresentata per le votazioni
richiedenti gli impegni di spesa collettiva, usando
le Camere per l'accoglienza di Delegati con accordi di
tipo privato di durata e compensi con Cittadini deleganti.
Nella speranza che finalmente sparisca lo storico ceto politico,
vera causa, innanzitutto, di disordine morale per la incapacità di
liberare l'animo dall'ansia di arricchimento personale, che potrebbe
essere combattuta con la rivoluzione del sistema fiscale che imponga
la giusta partecipazione della ricchezza patrimoniale alle spese comuni
indivisibili, esimendo, in cambio, la ricchezza finanziaria dalla consapevole
e arrogante presunzione di poterne controllare correttamente la circolazione!
IL MANIFESTO CONTRO L'ACCOZZAGLIA POLITICA:
Hominibus desidera far riflettere il Lettore sulla situazione che
sta sotto gli occhi di tutti, in cui posti di grande responsabilità
sono ricoperti da personalità che non hanno la necessaria
preparazione, sensibilità, cultura per decidere il destino
nel rispetto di Tutti e, quindi, urge correre ai ripari
prima che possa accadere l'irreparabile,
oggi molto più probabile di ieri con
i soliti politici al comando!
Provvedimenti ipotizzati in Italia, estensibili nel mondo...
...ripetendo l'esperimento del 2006, destinazione Dudinka!
Insomma, ...
"Non si può risolvere un problema con
lo stesso modo di pensare
che lo ha creato !"
(Einstein)
E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in
(in costruzione ed in associazione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)
Hominibus propone cose giuste, facili da fare,
sicuramente in nome di una idea onesta
per una società del 3° Millennio.
Traduciamola in realtà!
L'ITALIA
La prima Nazione nel Mondo
con il sistema fiscale patrimoniale,
anzi, condominiale, e la libera circolazione
della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!
Dunque, stare insieme, ma da pari, in un grande...
STATO CONDOMINIALE
con un Parlamento Popolare
per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,
che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...
MERCATO & FISCO PATRIMONIALE
in Italia entro il 2020, in Europa entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !
Egregi Signori, Voi che potete influenzare le coscienze,
aiutatele ad accettare il fisco condominiale che risolve
non solo la corretta ripartizione delle spese comuni,
ma serve a favorire la libera circolazione della
ricchezza finanziaria mondiale, annullando
il forte richiamo dei paradisi fiscali,
facili ricoveri, generati dalla
connivenza politica.
Roma, 29 Maggio 2018
Hominibus
Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,
che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,
vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate