Renzi affoga il governo Cinque Stelle-Pd. Ma offre a Di Maio e Salvini una costituente per le Riforme !!!
L’ex segretario rompe il silenzio che andava avanti dal 5 marzo. “Non è una ripicca ma questione di dignità e di rispetto per il voto” Incontrarsi con i 5 Stelle? “Forse, perché no, ma votare la fiducia a Di Maio è impossibile. La gente non lo capirebbe e il Pd diventerebbe l’alibi per giustificare il loro fallimento”. Tornare al voto sarebbe “uno schiaffo agli italiani”. Chi ha vinto “faccia proposte e noi daremo volentieri il nostro appoggio”. La Direzione del 3 maggio potrebbe convergere sulla proposta del senatore fiorentino La reazione minacciosa di Di Maio: “Renzi è il solito arrogante. La pagheranno”. Forza Italia esulta: “Tocca a noi”
Il governo Pd-M5s affoga in serata nell’acquario tropicale che è la scrivania di Fabio Fazio a “Che tempo che fa”. “Incontrarsi è sempre un bene, si parlano le due Coree, figuriamoci se non possiamo incontrarci noi” concede l’ex segretario del Pd che non faceva un’intervista tv ormai da prima del voto del 4 marzo. “Però - aggiunge Matteo Renzi - l’incontro dovrebbe avvenire in diretta streaming e Di Maio dovrebbe dire che i 5 Stelle sono d’accordo con la legge sui vaccini, con i decreti Ilva, con la Tav, che il reddito di cittadinanza non si può fare. Insomma – è la logica conclusione – incontrarsi è una cosa, fare un accordo politico e dare la fiducia al governo Di Maio, no, questo non è possibile. La gente non capirebbe più niente, chi ha perso non può andare al governo, non si può uscire dalla porta e rientrare dalla finestra per un posto da sottosegretario e un paio di poltrone. La democrazia ne uscirebbe sconfitta”. In questo Matteo Renzi dà persino ragione all’altro Matteo, quello che vinto il 4 marzo, Salvini: “Assurdo anche solo ipotizzare un governo chiedendo senso di responsabilità a chi ha perso”.
E però, perché non si dica che il senatore Renzi è persona irresponsabile e “sfascista”, offre anche quella che a suo modo di vedere può essere la soluzione: “Chi ha vinto lasci perdere questo teatrino che ci stanno propinando da 55 giorni e faccia una proposta di riforme per sbloccare il paese a cui tutte le forze politiche potranno dare il necessario contributo”. Un governo di tutti per cambiare la legge elettorale e fare quelle riforme costituzionali indispensabili per sbloccare il Paese.
La replica di Di Maio: “Il Pd ha detto no, la pagheranno”
Parla 30 minuti l’ex segretario. Lascia lo studio immaginando il titolo su siti e giornali questa mattina, Fazio scommette su “No al governo Pd-5 Stelle”, Renzi su “Governo costituente con tutti dentro”. Ne offre anche un terzo, invitabile: “Fiorentina batte Napoli 3 a zero…”.
Dopo pochi minuti arriva la presa d’atto di Di Maio, via Facebook, dura e persino minacciosa: “Il Pd non riesce a liberarsi di Renzi nonostante l'abbia trascinato al suo minimo storico prendendo una batosta clamorosa. Altro che discussione interna al Pd. Oggi abbiamo avuto la prova che decide ancora tutto lui col suo ego smisurato. Noi ce l'abbiamo messa tutta per fare un Governo nell'interesse degli italiani. Il Pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno”. Un po’ esagerato, forse. Ancora prima aveva replicato Massimo Bugani, uomo di punta della Casaleggio e di Rousseau: “(Renzi, ndr) Quando vuol far ridere, sbaglia la battuta. Quando vuol fare lo statista, pecca di arroganza. Quando vuol fare il realista, emerge un finto modesto. Quando vuol giocare in attacco, sbanda in curva. Quando vuol ribaltare la frittata, gli cadono le uova sui piedi”. Furiosi.
Il rebus per il Quirinale
Va così in frantumi, dopo otto giorni, la mission impossible del governo Pd-5 Stelle che il Quirinale ha tentato affidando il mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico che, forse mettendo un po’ troppo il carro davanti ai buoi, giovedì aveva annunciato radioso “l’esito positivo” della sua esplorazione. Non tutto è perduto però per la XVIII legislatura. Il presidente Mattarella ha ancora qualche carta da giocare, a cominciare dai pre incarichi ai due vincitori del 4 marzo. Ieri sera Renzi ha ufficializzato un’altra soluzione: allestire un tavolo di confronto per le riforme, dare vita ad una legislatura costituente con il contributo di tutti i partiti responsabilmente chiamati a fare ciascuno il proprio dovere “in un paese che è rimasto bloccato dal 4 dicembre 2016 quando gli italiani hanno bocciato il referendum”. Se quelle del governo Renzi sono state bocciate perché ritenute non valide, le riforme sono però necessarie. “Fate voi una proposta – ha suggerito a Salvini e Di Maio – e per quello che mi riguarda il Pd darà massima collaborazione. Due anni, tre, per fare quello che serve al Paese”. E che l’altro giorno il governatore della Bce Mario Draghi è tornato a chiedere in un quadro economico ancora a rischio.
Di Maio aveva provato ad isolare Renzi
Il Capo politico dei 5 Stelle ha provato, ieri mattina, a giocare d’anticipo per disinnescare la bomba Renzi e l’attesissimo intervento serale su Rai1. Con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera Di Maio aveva apparecchiato la tavola dell’accordo con il Pd elencando una serie i punti di programma su cui trovare l’intesa con il Pd, dal lavoro alla povertà, dalla lotta alla corruzione a una giustizia dai tempi giusti passando per il reinserimento dell’articolo 18. Una sorta di bozza del contratto di governo a mezzo stampa. Per tendere una mano a quella parte del Pd dialogante, scommettendo anche a sinistra su nuove scissioni (come già ha fatto a destra tra Salvini e Berlusconi) e provare ad isolare l’ex segretario.
Che non ha affatto gradito la fuga in avanti. Ed è stato, forse anche per questo, ancora più duro. Il rinvio alle decisioni che saranno assunte nella Direzione del Nazareno (3 maggio) e, a partire dal 2 maggio, nei gruppi parlamentari, è sembrato più doveroso e necessario che reale. Qualunque decisione sarà presa giovedì prossimo, qualora anche ci fosse un’apertura al confronto, è chiaro che non ci sarà mai un “esecutivo con Di Maio”. Per essere più esplicito il senatore di Firenze, abito scuro e camicia bianca senza cravatta, ha fatto due conti in diretta: “Su 52 senatori Pd (è sempre il Senato la camera più traballante e quella in cui si misura la salute della legislatura, ndr), almeno 48 dovrebbero votare a favore del governo Di Maio. Ma io non ne conosco uno”. E comunque, ha ribadito, “decidono la Direzione e i gruppi”. Mai una volta in tutta l’intervista Renzi ha nominato il segretario reggente Maurizio Martina o gli altri, da Franceschini a Emiliano passando per Orlando, che da subito misero al centro la probabilità che il Pd avrebbe dovuto ad un certo punto fare la sua parte per avviare la legislatura.
Una questione di dignità
La chiusura ai 5 Stelle non è “una ripicca per tutto quello che ci hanno detto in questi mesi, mafiosi, corrotti, mani sporche di sangue, idioti, su questo e altro si può anche far finta di nulla”. La chiusura è nella sostanza, nel merito, proprio sui temi, “è una questione di dignità e di rispetto per il voto”. Il reddito di cittadinanza “per me non sta né in cielo né in terra, il Pd vuole dare lavoro e non un sussidio”. La riforma del job’s act “la facciano Di Maio e Salvini, per me il job’s act significa un milione di posti di lavoro”. Ripristinare l’articolo 18? “Piuttosto ci spieghi il presidente Fico perché non paga i contributi alla baby sitter. Questa è una cosa molto grave”. Il problema, ha detto Renzi, è che “un governo con il Pd rischia di diventare l’alibi per i 5 Stelle per giustificare i loro fallimenti. Invece dovranno essere loro a spiegare agli elettori perché non possono realizzare quello che hanno promesso”. Perché “sarebbe il colmo, per me che ho iniziato a fare politica contro il partito-azienda di Berlusconi , ritrovarmi a fare da badante e il socio di minoranza al partito- azienda della Casaleggio”. Anzi, ha esortato l’ex segretario rivolgendosi ai parlamentari grillini , “stracciate quel contratto che avete firmato e che è anticostituzionale”.
Il ritorno al voto? Uno schiaffo agli italiani
Incassato il No visto che poi “gli stessi 5 Stelle hanno escluso di poter rinunciare a Di Maio premier”, Fazio prova ad insistere su quale possa essere ora l’alternativa visto che il sistema di voto proporzionale avrebbe dovuto preparare in partenza le forze politiche all’ipotesi di alleanze. Il voto anticipato sarebbe, per Renzi, “uno schiaffo agli italiani perché una maggioranza c’è, è quella che ha vinto il 4 marzo e negare questo vorrebbe dire ammettere che la politica vive ancora una fase adolescenziale di Io-Io-Io”. Più serio e responsabile dare il via alla “terza Repubblica” con una legislatura costituente, che approvi una legge elettorale e una riforma costituzionale, magari sul modello semipresidenziale francese con ballottaggio. Attraverso un Governo del presidente che duri al massimo due anni.
“Fate voi la proposta” ha spiegato Renzi a Di Maio e Salvini, “il Pd è pronto a sedersi al tavolo”. Del resto già il 14 marzo Dario Franceschini proponeva un accordo costituente su legge elettorale e riforma monocamerale. Carlo Calenda anche ieri ha rilanciato un “esecutivo istituzionale”. Martina, che ha sempre affermato la “responsabilità” del Pd non dovrebbe avere da obiettare. “La formula più adatta sarà decisa dal Presidente Mattarella” ha spiegato l’ex segretario.
La Direzione
Ex di tante cose, Matteo Renzi ritorna per dare le carte. E dettare l’agenda, del partito e del paese per la gioia dei suoi supporter che da giorni si scatenano sui social con gli hastasg #senzadime e #renzitorna. In attesa dei risultati del Friuli – che potrebbero aprire una nuova pagina per il centrodestra - Forza Italia ha esultato per lo stop di Renzi (“ha fermato il balletto Pd-M5s, adesso Mattarella deve guardare nuovamente al centrodestra”) e tra i “governisti” del Pd ieri sera è montata un po’ di irritazione perché “tutto è stato ridotto ad un gioco di caminetti che vogliono spartirsi poltrone da sottosegretario e avere posti nei cda”.
La domanda ieri sera era piuttosto che fare ora in Direzione. Addirittura , se non sia il caso di cambiare l’ordine del giorno visto che il governo costituente con dentro i vincitori del 4 marzo potrebbe essere un’opzione che unisce tutte le anime.
Di sicuro giovedì vanno evitate conte e votazioni, spaccature e divisioni. “Per quello che mi riguarda – ha detto Renzi – io credo che il Pd debba andare fiero di quanto è stato fatto e debba recuperare serenità perché non è vero che la politica inizia e finisce con le poltrone. E perchè vede – ha detto a Fazio - in questi cinque anni io sono stato massacrato da un’opposizione interna che invece non si è occupata di Salvini”.
Semipresidenzialismo
Il governo costituente, per le riforme, è da un po’ nella testa di Renzi. Non è un caso che due parlamentari a lui vicini – il professor Stefano Ceccanti alla Camera e Tommaso Cerno al Senato - abbiano depositato disegni di legge che definiscono un sistema semipresidenziale alla francese e una riforma elettorale a doppio turno di collegio, sul modello dei sindaci.