La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli
(Il tentativo N. 440 di esortare i più forti, perché possano riuscire a condurre Tutti sulla retta via)
Votazioni
Il giorno fatidico del 4 marzo si avvicina e i media si affrettano a spiegarci che il dopo voto non sarà come ci si aspetta. E’ più probabile che dal 5 marzo in poi non si andranno a “scegliere i candidati premier dei partiti come accaduto per anni dal 1994 al 2013 (e come molti vorrebbero ancora oggi far credere) – afferma per esempio il Foglio - ma si andranno a scegliere i parlamentari che daranno fiducia al presidente del Consiglio che verrà scelto dal Presidente della Repubblica dopo lunghe e forse lunghissime consultazioni”. Per questo diventa fondamentale il cosiddetto Piano B. Quanto è probabile questa ipotesi? Difficile non tenerne conto.
Secondo il Messaggero comunque, anche se nessun partito o coalizione dovesse vincere le elezioni, non ci sarà spazio per un governo cosiddetto tecnico. Primo perché l’esperienza del governo Monti non viene certo ricordata in modo positivo, ma non è certo un mistero che i responsabili politici e l’establishment del nostro Paese stiano pensando a un piano B, come sostiene oggi sulle sue pagine il Messaggero. La causa? Lo sforzo messo in atto sarebbe conseguenza della complessità della legge elettorale e della incertezza segnalata dai sondaggi.
La situazione è molto magmatica. L’unico ad avere reali possibilità di uscire dalla tornata elettorale con i numeri per poter governare è il Centrodestra di Berluscon, Salvini e Meloni. Ma non è detto. In caso non esca fuori dal cilindro un vincitore dalle elezioni si dovrà mettere in campo allora un “governo sostenuto da un ampio arco di forze politiche”. Con un “programma essenziale” che comprenderebbe la missione di “partecipare alla ristrutturazione della UE cui già stanno lavorando francesi e tedeschi, mantenere in equilibrio i conti pubblici e attaccare il debito, coadiuvare la ripresa, controllare il fenomeno migratorio, vedere se è possibile modificare la legge elettorale”.
A ben guardare sarebbero emerse negli ultimi tempi “istanze dalle forze politiche tese a cercare il dialogo, cosa che avrebbe colpito le forze sociali e rasserenato i mercati finanziari che si sono tenuti lontani da tentazioni speculative”.
Una delle prerogative di questo senso di fiducia sarebbe stata la figura dell’attuale premier Paolo Gentiloni. Perfino il capo della cordata di Centrodestra, Silvio Berlusconi, ha detto in più occasioni: “Resti premier in caso di pareggio”. Il premier piace in particolare alle élite ma anche a molti cittadini italiani. Anche se non è l’unico nome che potrebbe servire al piano alternativo per un governo “allargato”. Vediamone allora alcuni altri.
Il primo potrebbe essere quello del ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda. Schierato col governo di Centrosinistra, si è creato una credibilità soprattutto riguardo alle capacità tecniche e trova il gradimento sia degli imprenditori che dei sindacati.
Un altro personaggio che ha calcato gli scenari dell’ultimo periodo è l’economista e “tagliatore di costi” Carlo Cottarelli. Il suo piano di spending review viene citato moltissimo sia da Silvio Berlusconi che da Luigi Di Maio.
Potrebbe trovare spazio poi anche il generale Leonardo Gallitelli, ex comandante dei Carabinieri, il cui nome era stato fatto da Berlusconi.
Un forte appeal continua ad avere anche Emma Bonino, figura di centro-sinistra e leader della lista +Europa.
Marco Minniti trova altrettanto spazio in una ipotetica lista dei papabili. Il ministro dell’Interno, per anni coordinatore politico dei servizi, ha da poco raccolto un certo riconoscimento perfino dai grillini.
Alcuni nomi verrebbero inoltre fuori dalla rete di ricerca messa in campo dal M5S che ha finito “col mettere in campo degli esperti tripartisan contattati in modo informale ma che in caso di governo successivo al pareggio elettorale sarebbe difficile bocciare senza appello”, spiega il quotidiano romano.
C’è in merito il massimo riserbo (Di Maio ha annunciato che il 1 marzo fornirà i nomi dei suoi possibili ministri) ma il gradimento su alcuni nomi è comunque filtrato. Come il gradimento per l’ex ministro al Lavoro del governo Letta Enrico Giovannini, oppure per Marta Dassù e Giampiero Massolo, considerati dei veri esperti di politica estera.
Renzi, Berlusconi, Salvini e Di Maio
Ma cosa si preparerebbero a fare, nello specifico, i partiti in alternativa alla vittoria? E’ il Foglio a citare le varie soluzioni possibili. Anche se in qualche caso qualcuno preferirebbe parlare di inciucio.
Luigi Di Maio deve cercare di far arrivare al suo Movimento una “legittimazione istituzionale”. Se in caso di stallo i “parlamentari il 23 marzo voteranno Di Maio come presidente della Camera il M5S, o un pezzo almeno di esso, potrebbe accettare di essere coinvolto, o perlomeno di dare un sostegno esterno a un governo di larghe intese”. Secondo il direttore del Foglio, Cerasa, una simile ipotesi non sarebbe “mai stata considerata tabù dai Cinquestelle”.
Il piano B più probabile (e gradito al Foglio) sarebbe tuttavia la “Grande coalizione”, anche se questa non avrebbe una formula predefinita, ma quattro varianti. La prima: Forza Italia e Pd sostenuti dalla quarta gamba del Centrodestra e dagli alleati del Pd. La seconda: da una parte l’intervento della parte di Lega legata a Roberto Maroni, dall’altra il fronte di Liberi e Uguali più legato a Vasco Errani e persino a Massimo D’Alema.
La terza: una formula mutuata da quella tedesca. In pratica il Pd (Spd), Forza Italia (Cdu) e Lega (Csu). Sembrerebbe fantascienza un governo con Renzi, Berlusconi e Salvini ma in fondo era fantascienza anche l’idea che Renzi, Berlusconi e Salvini potessero dar vita insieme alla legge elettorale, fa notare il Foglio. La quarta: la più remota è quella che starebbe a cuore al presidente della Repubblica in caso di stallo: un governo con tutti dentro, anche se forse pensando proprio a questa formula sia Renzi che Berlusconi parlano di ritorno alle urne.
L'opinione di Hominibus
Sinistra & Destra: “Sono il peggiore asset per il Genere Umano del 3° Millennio !!!”
Insomma, ...
"Non si può risolvere un problema con
lo stesso modo di pensare
che lo ha creato !"
(Einstein)
E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in
(in costruzione ed in associazione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)
Hominibus propone cose giuste, facili da fare,
sicuramente in nome di una idea onesta
per una società del 3° Millennio.
Traduciamola in realtà!
L'ITALIA
La prima Nazione nel Mondo
con il sistema fiscale patrimoniale,
anzi, condominiale, e la libera circolazione
della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!
Dunque, stare insieme, ma da pari, in un grande...
STATO CONDOMINIALE
con un Parlamento Popolare
per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,
che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...
MERCATO & FISCO PATRIMONIALE
in Italia entro il 2020, in Europa entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !
Egregi Signori, Voi che potete influenzare le coscienze,
aiutatele ad accettare il fisco condominiale che risolve
non solo la corretta ripartizione delle spese comuni,
ma serve a favorire la libera circolazione della
ricchezza finanziaria mondiale, annullando
il forte richiamo dei paradisi fiscali,
facili ricoveri, generati dalla
connivenza politica.
Roma, 27 Febbraio 2018
Hominibus
Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,
che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,
vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate