La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli
(Il tentativo N. 411
di esortare i più forti, perché possano riuscire a condurre Tutti sulla retta
via)
Opinioni Tommaso Cerno
Editoriale
L'Espresso -
Rosatellum? Tirare le cuoia tirando a campare!!!
Lo scontro a colpi di fiducia fa avanzare la
riforma ma lascia segni, forse indelebili, sulla democrazia. E
saranno messi in conto a un Pd che, a dieci anni dalla nascita,
non comprende come il rispetto della forma sia sostanza per gli
elettori di sinistra.
La politica rischia di soccombere sotto i colpi di quella
fiducia invocata proprio per salvare la politica stessa.
Roba che farebbe rivoltare nella tomba Giulio Andreotti,
perché il Pd è riuscito dove nessuno poté prima, rovesciare
il celebre detto “Meglio tirare a campare che tirare le
cuoia”. Qui si tirano le cuoia convinti di tirare a campare.
Importa poco come sia andata a finire in Aula.
E poco le polemiche e i presidi dei giorni scorsi. Importa
poco che il governo abbia tenuto o non tenuto. Ciò che
importa è il graffio che lo scontro a colpi di fiducia sulla
legge elettorale lascia sulla pelle della democrazia. Quello
faremo fatica a coprirlo con del maquillage elettorale. Il
bello è che sarebbe bastato portare la legislatura a una
dignitosa conclusione.
Consegnare al Paese la bozza di riforma elettorale come il
topolino partorito da una montagnola, il Monte Citorio, che
altro non era in grado di partorire. Con la sobrietà di una
classe dirigente che si rimette al giudizio di un Paese che
non si fida di lei. No, perché nemmeno questo si può
nell’Italia delle promesse a sei zeri e dei fatti a zero. È
tale il convincimento che l’abuso di regole riesca dove le
regole da sole non bastano, a fermare cioè l’avanzata della
protesta, che la politica scafata a parole e ingenua nei
fatti ci casca pure sul Rosatellum, un ghirigoro italico con
nome scritto in latino. Nel solito tentativo di mascherare
dietro il neutro della lingua dei Cesari, il neutro politico
dell’oggi, il nostro vagare nella democrazia, il non andare
né avanti, né indietro.
Ciò che colpisce non è dunque l’esito finale. Né le
polemiche. È che ci siamo stupiti. Stupiti di come siamo
sempre stati. È questo caos il finale giusto, capace di far
deflagrare quel che resta del centrosinistra e di aiutare
proprio i Cinque stelle adesso che sembravano normalizzarsi.
E utile a mostrarci qui dalla terra la cometa Pisapia, che
ha lampeggiato in cielo meno del tempo che si sta a
pronunciarne il nome. Tutto talmente scontato da farci
pensare che non sia vero. Nemmeno il Palazzo - ripetiamo
dentro di noi - può essere così lontano dalla gente da non
rendersi conto che è meglio perdere con le regole della
democrazia, piuttosto che vincere con la forza, anzi la
forte debolezza di chi esercita lo strumento della fiducia
dove non andrebbe mai utilizzato: riscrivere le regole del
gioco. Una scelta che presenterà alla sinistra un conto
salato. E creerà un precedente inquietante, perché sfonda il
guard-rail della prassi parlamentare in un punto critico,
quello dove il pilota Paolo Gentiloni, così distante dallo
strafare di Renzi, colui che passò per essere la panacea
contro populismo e rabbia, nulla può contro il più
antidemocratico degli abusi: l’abuso di democrazia.
Poco importa il fatto tecnico, la fiducia usata come ariete
per portare a casa qualche modifica al proporzionale uscito
dalla Consulta. Quel che pesa è il vulnus politico: il Pd
prova a forzare sulla legge elettorale, cioè sull’armatura
esteriore che dovrebbe favorire le alleanze alle politiche
2018, perché in cuor suo sa di non essere in grado di far
nascere quelle alleanze da dentro, aggregando cioè al nucleo
dei democratici chi condivide - pur con dei distinguo - la
natura del progetto. Ecco che come topolini, appunto,
finiamo per rovistare nella Costituzione. Siamo alla ricerca
di soluzioni arrangiate, il modo più sicuro per consegnare
il Paese alle destre. Il Pd sembra non capire che
l’algoritmo elettorale, anche se scritto meglio, si
trasforma in flusso di voti e in maggioranza di governo solo
se nasce dentro le regole comuni, senza sospetti, senza
equivoci. Se i cittadini non provano questa sensazione, la
nuova legge si rivolterà contro l’inventore come un
Frankenstein. E anziché aggiustare il Consultellum e
aumentare la rappresentanza, scaverà un nuovo solco fra
politica e antipolitica. È l’errore più grossolano che avrà
l’effetto di rafforzare Grillo e dividere ancora di più la
sinistra. Perché così si spegne il nucleo già intermittente
del progetto originario. Che se non è più un partito, deve
restare almeno democratico. Come scrissero dieci anni fa su
quel simbolo.