La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli

(Il tentativo N. 377 di esortare i più forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)

Un’opinione pubblica bene informata è la nostra Corte Suprema !?!?

Il Pulitzer per i Panama Papers non  è la meta. Anzi, ci pone una domanda: come fare meglio L’Espresso?

Il titolo qui sopra è una citazione di Joseph Pulitzer, il giornalista ed editore ungherese, sbarcato negli Stati Uniti a fine ’800, alla cui memoria è dedicato il più celebre premio del mondo legato all’informazione. Il 10 aprile scorso il Pulitzer è stato assegnato all’inchiesta “Panama Papers” dell’International Consortium of Investigative Journalists, di cui L’Espresso è partner esclusivo per l’Italia. Per la prima volta nella storia vengono scelti reporter non americani. Il premio va a un’inchiesta internazionale che segna una svolta nel giornalismo e nel suo modo di raccontare il mondo che cambia. I Panama Papers - come ci spiegano gli autori nell’articolo qui a fianco - sono un lavoro di ricostruzione fatto da cronisti, in assenza di qualunque azione preventiva della magistratura.


Sono serviti mesi e mesi di verifiche su oltre 11 milioni di documenti riservati su società offshore create dallo studio Mossack Fonseca in venti paradisi fiscali del pianeta. È dunque un’indagine giornalistica e non giudiziaria, che una volta pubblicata sull’Espresso e sui giornali partner del consorzio Icij ha sconvolto il mondo della finanza offshore e ha portato all’apertura di 150 indagini penali in 79 Stati del pianeta, dall’Europa (anche in Italia diverse procure hanno avviato rogatorie internazionali) fino alle Americhe (nord, centro e sud), dall’Asia all’Africa, dall’Australia alla Nuova Zelanda. In più, a seguito dell’inchiesta, molti governi hanno stretto accordi contro l’evasione fiscale internazionale, hanno cominciato a incrociare i dati per combattere le infiltrazioni criminali nei grandi business. Con il ministro delle finanze di Berlino, Wolfgang Schäuble, che ha annunciato il varo della “legge Panama”, norma che obbligherà i tedeschi a rivelare i legami, anche indiretti, con le offshore. E potremmo continuare.

Ma ciò che interessa all’Espresso, all’indomani del Pulitzer, non è certo celebrarsi. Ma al contrario domandarsi: cosa dobbiamo fare di più e meglio per essere all’altezza di un premio così? Quali sono i difetti, gli errori, i canoni superati di giornalismo che non possiamo perpetuare, ma abbiamo il dovere - adesso più di prima - di mutare in un modello di informazione moderna, capace di fare luce attraverso inchieste giornalistiche là dove il potere politico ed economico globale non vorrebbe che qualcuno mettesse il naso, nel solo interesse dei cittadini? Come possiamo essere davvero un giornale capace di rendere l’opinione pubblica «bene informata» per restare nel solco spirituale (e professionale) segnato da Joseph Pulitzer? Pur con le difficoltà e i rischi che un lavoro di questo tipo inevitabilmente comporta?

Pensiamo che L’Espresso abbia il dovere, da oggi, di provare a vincere questa scommessa. Raccontare i fatti, senza guardare in faccia nessuno, ma con la serietà della verifica e dell’equidistanza, è l’unica strada possibile per vincere le sfide complesse che toccano i giornali e l’informazione. Una strada accidentata, che molti vorrebbero inquinare con il tifo politico, facendo scivolare ogni notizia lungo il pericoloso crinale dell’interesse di parte. In un momento in cui il fattore “tempo” rende l’informazione più veloce, istantanea, ma a volte troppo. Il senso di democrazia apparente che ci dà la partecipazione di massa agli eventi, la nostra vita in diretta, sempre lì su tutto e in ogni luogo, è straordinaria ma ha un rovescio: la fretta di valutare, l’impossibilità di studiare a fondo, il pericolo di vedere solo ciò che qualcuno vuole farci vedere. Passione, professionalità, studio meticoloso, ricerca di notizie non solo inedite ma “pericolose” per i poteri, quindi dolosamente occultate, così come il tentativo di andare sempre a fondo, di rispondere a tutte le domande che ci sorgono mentre raccontiamo un fatto, soprattutto le domande scomode, quelle cioè che potrebbero mettere in discussione l’inchiesta stessa, smontarla, è il nostro dovere. E se a volte non è stato fatto, o è stato fatto parzialmente, il Pulitzer ci obbliga a scusarci con i lettori e ricominciare da capo, raccontando ancora di più e senza paura delle critiche. Perché se fai quello che devi fare, non devi aver paura di niente. Mentre lasciamo ad altri il giornalismo emotivo, la psico-informazione fatta per “scaldare” il cittadino contro qualcosa. Il giornalismo delle verità assolute e del “so io come andrà a finire”. Noi non lo sappiamo. Ed è per questo che continuiamo a cercare.

Ci siamo chiesti come provare a fare da subito questo sforzo. E lo facciamo pubblicando in copertina un’inchiesta internazionale firmata da due giornalisti dell’Espresso che fanno parte del pool Icij, premiato al Pulitzer per i Panama Papers. Un’inchiesta che, dopo la prima puntata sul Tap, il gasdotto che ha diviso l’Italia per il suo approdo sulla costa pugliese, ripercorre i 4 mila chilometri di condotte per raccontare, per la prima volta e in esclusiva, quali sono le società che ci stanno dietro e a chi afferiscono. Con non poche sorprese: dal coinvolgimento diretto della famiglia Erdogan agli interessi di Putin e dei suoi oligarchi su un’opera che, a parole, doveva costituire proprio una garanzia di maggiore indipendenza dalla Russia. L’inchiesta non nasce dall’idea di essere pro o contro quell’opera. Ma dall’idea di Joseph Pulitzer: solo conoscendo ogni dettaglio, il più possibile approfondito, su un fatto, l’opinione pubblica può formare liberamente un’opinione. E siccome su quest’opera ne abbiamo sentite tante (minacce comprese), ma non abbiamo sentito nessuno raccontare la vera storia, dall’inizio alla fine, lo proviamo a fare noi.

 

Il suggerimento di Hominibus per fare meglio l'Espresso,

che, malgrado i grandi mezzi a disposizione, evita accuratamente

di essere utile anche per la formazione della classe dirigente al potere,

dimostrando una ritrosia giustificabile solamente per interessi coincidenti.

 

Denuncia della inefficienza e costosità fiscale!

Tutte le imposizioni di tipo fiscale nelle transazioni intermedie o finali hanno

la presunzione di contabilizzare incrementi di valore da accreditare a svolgimenti

di funzioni pubbliche con il risultato di incrementarne solo il costo, al punto di ridurne

la possibilità di esecuzione o di aumentarne l'onere per la contabilizzazione nei

publici registri relativi alle entrate tributarie, ove basterebbe rinviare fino al

momento conclusivo in cui guadagno o perdita si tramuti in variazione di

patrimonio, richiedendo spesa pubblica solo se rimane in patria.

Ecco perché basta l'attenzione al patrimonio domestico,

... ma al valore di mercato, definito dai Cittadini

in un Mondo che annulli ...l'offshore,

non più rifugio di delinquenti!

In un Mondo

che adottasse sistemi fiscali

con regimi patrimoniali si metterebbe fine

al canto delle sirene e relativi premi giornalistici,

IMPEGNANDO TUTTI IN ESERCIZI D'ONESTA,

PER IL BENE DELL'INTERO GENERE UMANO!

....repetita iuvant....

Anche cambiando la guida di governo, pescando nel finto nuovo,

la musica rimane la stessa perché il canovaccio usato lungo tutto l'arco

della rappresentanza politica denuncia, alla base, lo stesso difetto che inficia

e pregiudica l'adozione d'unica strategia capace di assicurare il risultato migliore,

che consiste nel coniugare, insieme, i requisiti di semplicità, economicità, universalità

e automaticità, tutti raggiungibili solo se basati sul presupposto del vero rispetto reciproco,

richiedendo il ridimensionamento degli attuali apparati politici, le cui funzioni sarebbero affidate

ai massimi livelli dell'amministrazione pubblica con compiti di continua rilevazione delle pubbliche

richieste di modifiche degli ordinamenti statali e delle istanze relative alla gestione dei rapporti

politici ed economici nazionali ed internazionali, basata sulla risposta al seguente quesito,

che può sembrare strampalato, ma che assicura la partecipazione diretta dei Cittadini e

la continua uniformità dei provvedimenti conseguenti, sostituendo figure oramai fuori

tempo, essendo necessaria accettare la insolita equazione richiesta qui di seguito:

"STATO = CONDOMINIO"

Ma perché non debba essere presa in considerazione una soluzione prospettabile

con l'apparentamento di Stato ad un grosso Condominio, da cui discenderebbe

naturalmente l'eliminazione del potere politico e l'ampliamento delle funzioni

amministrative dei Ministeri secondo regolamenti predefiniti che diano la

certezza del domani perché basati su norme elementari da seguire?

 

L'adozione dello Stato Condominiale farebbe cessare molte delle

discussioni apparentemente vitali, dando impulso alla riforma

definitiva che permetta l'accesso diretto alla formazione

 delle leggi o la delega temporanea a rappresentare,

gratuita o a compenso da convenire, grazie alla

immensa potenzialità dei mezzi trasmissivi

odierni, con potere di voto unitario per

 votazioni di principio o pari alla ricchezza

patrimoniale rappresentata per le votazioni

richiedenti gli impegni di spesa collettiva, usando

le Camere per l'accoglienza di Delegati con accordi di

tipo privato di durata e compensi con Cittadini deleganti.

 

Nella speranza che, finalmente, sparisca l'attuale ceto politico,

vera causa, innanzitutto, di disordine morale per la incapacità di

liberare l'animo dall'ansia di arricchimento personale, che potrebbe

essere combattuta con la rivoluzione del sistema fiscale che imponga

la giusta partecipazione della ricchezza patrimoniale alle spese comuni

indivisibili, esimendo, in cambio, la ricchezza finanziaria dalla consapevole

e arrogante presunzione di poterne controllare correttamente la circolazione! 

 

IL MANIFESTO CONTRO L'ACCOZZAGLIA POLITICA:

 

Hominibus desidera far riflettere il Lettore sulla situazione che

sta sotto gli occhi di tutti, in cui posti di grande responsabilità

sono ricoperti da personalità che non hanno la necessaria

preparazione, sensibilità, cultura per decidere il destino

nel rispetto di Tutti e, quindi, urge correre ai ripari

prima che possa accadere l'irreparabile,

oggi molto più probabile di ieri con

i soliti politici al comando!

 

"Non si può risolvere un problema con

lo stesso modo di pensare

che lo ha creato !"

(Einstein)

 

E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in

www.parlamentopopolare.it

(in costruzione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)

 

Hominibus propone cose giuste, facili da fare,

sicuramente in nome di una idea onesta

per una società del 3° Millennio. 

Traduciamola in realtà!

 

L'ITALIA,

La prima Nazione nel Mondo

con il sistema fiscale patrimoniale,

anzi, condominiale, e la libera circolazione

della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!

 

Insomma, stare insieme, ma da pari, in un grande...

 

STATO CONDOMINIALE

con un Parlamento Popolare

per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,

che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...

MERCATO  &  FISCO PATRIMONIALE

in Italia entro il 2020, in un'Europa condominiale entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !

 

Roma,  18 Aprile 2017 

Hominibus

Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,

che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,

vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate.