La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli

(Il tentativo N. 374 di esortare i più forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)

L’Espresso 19.03.2017:  Una corsa a perdere con l’alibi del populismo

 

È ormai il capro espiatorio di una classe dirigente che non cambia. Anzi moltiplica simboli e sigle. Per fare i propri interessi. Solo che i cittadini se ne sono accorti – Direttore Tommaso Cerno

 

Fermiamoci finché siamo in tempo. Il ritornello ha stancato. Il populismo, trumpismo, lepenismo, grillismo, salvinismo è ormai la scusa ufficiale della politica in crisi. Il capro espiatorio. L’orco nero che viene di notte. Come se fosse uscito dal nulla. Vogliamo dirci che è troppo comodo? Vogliamo provare a guardare dentro i fenomeni autoritari, da Trump a Putin, da Erdogan alle destre xenofobe che si contendono l’Europa? Se lo facciamo appare chiaro che la risposta «è colpa del populismo» è banale. Anzi, lei sì populista.

La verità - per un Occidente che ha sempre previsto tutto, sempre programmato tutto, sempre promesso tutto e mantenuto poco o nulla - è difficile da digerire. Come una diagnosi nefasta. Ma, allo stesso modo, è indispensabile affrontarla. E in tempo. Se si vuole avere una, anche solo una, speranza di guarigione.

I sintomi ci sono tutti. Sul numero dell'Espresso in edicola da domenica 19 abbiamo intervistato Valéry Giscard d’Estaing. Federalista ed europeista convinto, è stato presidente della Repubblica francese e presidente della Convenzione europea. Forse l’uomo che più di tutti ha creduto che quel progetto economico potesse mutare in qualcosa di politico e potesse avere un futuro. Non è certo un populista. Forse è l’opposto esatto di ciò che oggi definiamo, erroneamente, con questo termine. Eppure le sue parole sono durissime. Lucide e senza sfumature. L’Unione europea, come l’abbiamo costruita, come è diventata, non piace. Non funziona. Sta fallendo. Anzi morendo. Al punto che è lui, il padre spirituale di quella Convenzione che fallì per il no di Francia e Olanda, a proporre di ricominciare. Da un’aggregazione politica più piccola e più coesa.

Culturalmente ed economicamente. Significa ammettere di avere sbagliato. Per rimediare, serve stringere alleanze fra grandi Paesi e fra grandi famiglie politiche. E, con un progetto concreto, proporre ai popoli impoveriti e delusi una deviazione netta del viaggio.

Invece a cosa assistiamo? In Italia più che mai, alla frantumazione dei partiti in correnti, alle scissioni di comodo, alle scissioni di partiti già scissi, fino alla moltiplicazione delle sigle e dei simboli in un caravanserraglio elettorale che è la cosa più lontana dalla richiesta dei cittadini e, soprattutto, è il cibo preferito del populismo che vorremmo ferire o sconfiggere.

Noi ce ne stiamo qui a brontolare, a dire che Trump è un pazzo, a ripeterci che abbiamo ragione e chi vota per loro è solo un ignorante o un folle, e mentre lo diciamo sotto l’ombrello di un sistema proporzionale fuori dal tempo, il Palazzo pensa di fregare il popolo con qualche piroetta elettorale o qualche ghirigoro sulla scheda. È convinto di dominare con giochetti da Prima repubblica la grande sfida della democrazia, la crisi dei valori che sembravano immutabili, l’avvento dell’autoritarismo che conquista chi non ha più nulla da perdere. Se non ci fermiamo in tempo perderemo. Perché stiamo facendo proprio quello che, là fuori, chiamano «interessi delle élite». Mentre dovremmo fare quelli del popolo.

 

La domanda di Hominibus al Direttore di un grande Giornale,

nella speranza che si possano evitare generici incitamenti a personaggi

che non vogliono intendere, mentre potrebbe essere più efficace sostenere

iniziative basate sulla promozione di un rinnovamento che rinvii figure retoriche

di unioni di Stati, essendo più urgente procedere al loro stesso riordinamento interno!

 

Anche cambiando la guida di governo, pescando nel finto nuovo,

la musica rimane la stessa perché il canovaccio usato lungo tutto l'arco

della rappresentanza politica denuncia, alla base, lo stesso difetto che inficia

e pregiudica l'adozione d'unica strategia capace di assicurare il risultato migliore,

che consiste nel coniugare, insieme, i requisiti di semplicità, economicità, universalità

e automaticità, tutti raggiungibili solo se basati sul presupposto del vero rispetto reciproco,

richiedendo il ridimensionamento degli attuali apparati politici, che potrebbero essere assorbiti

dentro i piani alti dell'amministrazione pubblica con funzioni di continua rilevazione delle pubbliche

richieste di modifiche degli ordinamenti statali e delle istanze relative alla gestione dei rapporti

politici ed economici nazionali ed internazionali, basata sulla risposta al seguente quesito,

che può sembrare strampalato, ma che assicura la partecipazione diretta dei Cittadini e

la continua uniformità dei provvedimenti conseguenti, sostituendo figure ormai fuori

tempo, essendo necessaria accettare l'insolita equazione richiesta qui di seguito:

"STATO = CONDOMINIO"

Ma perché non debba essere presa in considerazione una soluzione prospettabile

con l'apparentamento di Stato ad un grosso Condominio, da cui discenderebbe

naturalmente l'eliminazione del potere politico e l'ampliamento delle funzioni

amministrative dei Ministeri secondo regolamenti predefiniti che diano la

certezza del domani perché basati su norme elementari da seguire?

 

L'adozione dello Stato Condominiale farebbe cessare molte delle

discussioni apparentemente vitali, dando impulso alla riforma

definitiva che permetta l'accesso diretto alla formazione

 delle leggi o la delega temporanea a rappresentare,

gratuita o a compenso da convenire, grazie alla

immensa potenzialità dei mezzi trasmissivi

odierni, con potere di voto unitario per

 votazioni di principio o pari alla ricchezza

patrimoniale rappresentata per le votazioni

richiedenti gli impegni di spesa collettiva, usando

le Camere per l'accoglienza di Delegati con accordi di

tipo privato di durata e compensi con Cittadini deleganti.

 

Nella speranza che, finalmente, sparisca l'attuale ceto politico,

vera causa, innanzitutto, di disordine morale per la incapacità di

liberare l'animo dall'ansia di arricchimento personale, che potrebbe

essere combattuta con la rivoluzione del sistema fiscale che imponga

la giusta partecipazione della ricchezza patrimoniale alle spese comuni

indivisibili, esimendo, in cambio, la ricchezza finanziaria dalla consapevole

e arrogante presunzione di poterne controllare correttamente la circolazione! 

 

IL MANIFESTO CONTRO L'ACCOZZAGLIA POLITICA:

 

Hominibus desidera far riflettere il Lettore sulla situazione che

sta sotto gli occhi di tutti, in cui posti di grande responsabilità

sono ricoperti da personalità che non hanno la necessaria

preparazione, sensibilità, cultura per decidere il destino

nel rispetto di Tutti e, quindi, urge correre ai ripari

prima che possa accadere l'irreparabile,

oggi molto più probabile di ieri con

i soliti politici al comando!

 

"Non si può risolvere un problema con

lo stesso modo di pensare

che lo ha creato !"

(Einstein)

 

E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in

www.parlamentopopolare.it

(in costruzione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)

 

Hominibus propone cose giuste, facili da fare,

sicuramente in nome di una idea onesta

per una società del 3° Millennio. 

Traduciamola in realtà!

 

L'ITALIA,

La prima Nazione nel Mondo

con il sistema fiscale patrimoniale,

anzi, condominiale, e la libera circolazione

della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!

 

Insomma, stare insieme, ma da pari, in un grande...

 

STATO CONDOMINIALE

con un Parlamento Popolare

per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,

che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...

MERCATO  &  FISCO PATRIMONIALE

in Italia entro il 2020, in un'Europa condominiale entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !

 

Roma,  22 Marzo 2017 

Hominibus

Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,

che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,

vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate.