La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli

(Il tentativo N. 356 di esortare i più forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)

 

 

I politici italiani, incapaci di governare il conflitto sociale, regalarono pensioni,

 istruzione e sanità senza preoccuparsi delle conseguenze sul bilancio pubblico.

In 600 mila in pensione da 36 anni. Scandaloso che abbiano lavorato così poco!

- di Giuseppe Turani

 

Fa impressione, e molta, il fatto che in Italia ci siano quasi 600 mila persone in pensione da 36 anni. In pratica si tratta di 600 mila persone che sono in pensione da metà della loro vita. Un po’ hanno lavorato, poi hanno cominciato a vivere di pensione e non hanno più prodotto niente. E’ probabile che si tratti anche di pensioni basse, ma non importa: quello che fa scandalo è che tutta questa folla di persone abbia lavorato così poco. Come siano riusciti nell’intento dipende da vari meccanismi: pre-pensionamenti per crisi aziendali, baby-pensioni (fin che sono esistite), raccomandazioni. E’ appena il caso di segnalare che nessun sistema pensionistico può stare in piedi con gente che incassa emolumenti per 36 anni di fila: di sicuro non può aver versato le quote corrispondenti di contributi sociali. Di fatto, si tratta di pensioni regalate, in un modo o nell’altro.

 

Pensioni in regalo

Questa scoperta consente anche di rispondere a un’altra domanda che spesso si affaccia nel dibattito pubblico e che ancora è tornata nella disputa televisiva fra Renzi e De Mita. E cioè: chi ha fatto i debiti in Italia e dove sono finiti i soldi? Alla seconda domanda è già stata data anni fa una risposta da uno dei più bravi sindacalisti italiani, Bruno Trentin, quando parlò di “politica delle mance”. I politici italiani, incapaci di governare il conflitto sociale, infilarono una strada molto più semplice: cominciarono a regalare pensioni, istruzione, sanità a piene mani, senza preoccuparsi delle conseguenze sul bilancio pubblico. Le quasi 600 mila pensioni in essere da 36 anni appartengono a questo stock.

 

Ma chi è stato a fare tutti questi debiti

De Mita, a nome dei democristiani, ha vigorosamente respinto ogni responsabilità. I socialisti non sono da meno. I numeri, però, danno torto a tutti e due. Al di là dei dibattiti televisivi rimane il fatto che l’Italia è entrata negli anni ’80 con un debito pubblico che era il 56,86 per cento del Pil. Ne è uscita, inizio anni ’90, con un debito che ormai sfiorava il 100 per cento del Pil. Lo hanno cioè raddoppiato in appena dieci anni. E in quegli anni a condurre il gioco erano democristiani e socialisti, con comunisti e sindacati abbastanza conniventi. Tutti hanno sbagliato. Su un punto comunque gli accusati degli anni Ottanta hanno ragione: dopo, le cose non sono migliorate. Se all’inizio degli anni Novanta il debito pubblico era già pari al 100 per cento del Pil, nei 25 anni successivi è cresciuto di un altro terzo: oggi siamo al 132 per cento.Questa spirale infernale non può essere fermata?

 

La riforma Fornero non è sbagliata

In avvenire, almeno per quanto riguarda le pensioni, le cose dovrebbero andare un po’ meglio. La riforma Fornero, tanto ingiustamente contestata, ha stabilito un principio sacrosanto: la pensione sarà rapportata ai contributi versati. In pratica il sistema pensionistico diventa una specie di fondo di investimento dove il lavoratore versa contributi durante tutta la vita e incassa poi, quando va in pensione, gli interessi relativi. Prima, invece, le pensioni erano rapportate alla media degli ultimi stipendi percepiti, indipendentemente da quanto versato. E questo spiega perché ci sono pensioni molto elevate, spesso. E infatti l’attuale presidente dell’Inps, Tito Boeri, da tempo sostiene che per stare sicuri bisognerebbe ricalcolare tutte le pensioni in essere secondo la legge Fornero, cioè secondo i contributi versati. Non si farà mai. Significherebbe infatti provocare artificialmente un terremoto sociale. Chi oggi ha due mila euro di pensione potrebbe ritrovarsi con appena 600 euro, e i suoi piani di vita ne sarebbero sconvolti: dalla relativa agiatezza alla mensa dei frati.

 

Si rischiano soluzioni drastiche

In realtà, si può solo aspettare che i pensionati attuali se ne vadano e con essi le pensioni “indebitamente” percepite (nel senso che a fronte non hanno adeguati contributi versati). Il buon senso suggerisce questo: in passato è stata fatta una scemenza, ma non possiamo sconvolgere la vita di milioni di nostri anziani concittadini. L’altra proposta che gira, ma demente in modo assoluto, è quella avanzata dal movimento 5 stelle che in più occasioni ha suggerito un modo molto semplice di sistemare la questione: si stabilisca che nessuno può prendere più di due mila (o tre mila) euro di pensione. Si tratta di una soluzione che forse nemmeno nell’Urss degli anni duri era in vigore. Di fatto si negano professionalità, lavoro, talento. Chi oggi lavora avrà una pensione “giusta”, calcolata sulla base di quanto da lui versato, senza bisogno delle idee bulgare di un comico genovese. Per le pensioni già in atto, e “ingiuste”, c’è un solo rimedio sicuro e definitivo: la scomparsa dei pensionati che le stanno incassando. E accadrà, giorno dopo giorno.

 L'opinione di Hominibus, con le seguente premessa:

Entrando nel merito del provvedimento che ha permesso la forma

di pensionamento anticipato, è necessario ricordare la motivazione che

riguardava principalmente personale femminile di pubblici servizi con anzianità

minima già maturata, figli a carico, con la giustificazione nella mancanza

degli attuali servizi sociali, a discarico della politica dei tempi andati.

 

Perché non si deve cogliere l'occasione per dire finalmente a chiare

lettere che la classe politica fino ad oggi stenta ad imbroccare l'unica idea

veramente onesta per la corretta amministrazione dei Popoli, che consiste nel

copiare, di base, l'ordinaria amministrazione di consorzi o condomini, con

la implementazione del soccorso solamente verso chi non ce la fa?

 

Si potrebbe obiettare che condomini e consorzi sono organizzazioni

privatistiche con scopi prevalentemente economici, mentre lo Stato deve

andare oltre, avendo la missione di assicurare ed incentivare il coordinamento

 ed integrazione delle diverse classi sociali, che sono, però, tutte attività

governabili con aggiustamenti economici d'ordine morale e sociale.

 

Per esaminare meglio il problema posto con una maggiore probabilità

di giungere alla corretta valutazione del danno prodotto dal caso in esame,

riguardante l'allegra gestione del denaro pubblico, è indispensabile poter valutare

gli effetti della elargizione indebita per le economie personali dell'elargitore

 politico e del percettore, risultanti positivi per entrambi gli interessati.

 

Per rendere chiaro il confronto, è necessario rilevare la incidenza del

sistema fiscale, generalmente più amichevole verso il patrimonio rispetto al

 reddito, che dovrebbe ridurre la caccia ai pensionati di lungo corso, i cui redditi, se

tenuti in cassetto aumenterebbero il valore del circolante, mentre depositati

 o spesi finanzierebbero indirettamente nuove attività e beni imponibili.

 

In definitiva, dare dei denari per 36 anni, anche se il percettore se ne sta

in panciolle, non è un grande danno per la comunità, mentre è urgentissimo

dismettere l'imposizione su qualsiasi forma di ricchezza finanziaria, il cui controllo

costringe operatori pubblici e privati a complicate procedure con inevitabili

rischi di distorcere la equa distribuzione delle spese comuni indivisibili.

 

Una riforma fiscale, nella direzione sopra esposta, potrebbe funzionare

anche se non dovesse essere accettata in tutto il mondo, perché attrarrebbe

capitali, come avviene per i cosiddetti 'paradisi fiscali', favorendo l'aggiornamento

dei processi produttivi, la competizione, l'occupazione e dando un esempio

a tutto il mondo con una fiscalità esclusivamente di tipo patrimoniale.

 

Hominibus desidera far riflettere il Lettore sulla situazione che

sta sotto gli occhi di tutti, in cui posti di grande responsabilità

sono ricoperti da personalità che non hanno la necessaria

preparazione, sensibilità, cultura per decidere il destino

nel rispetto di Tutti e, quindi, urge correre ai ripari

prima che possa accadere l'irreparabile,

oggi molto più probabile di ieri con

i soliti politici al comando!

 

Insomma, ...

 

"Non si può risolvere un problema con

lo stesso modo di pensare

che lo ha creato !"

(Einstein)

 

E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in

www.parlamentopopolare.it

(in costruzione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)

 

Hominibus propone cose giuste, facili da fare,

sicuramente in nome di una idea onesta

per una società del 3° Millennio. 

Traduciamola in realtà!

 

L'ITALIA,

La prima Nazione nel Mondo

con il sistema fiscale patrimoniale,

anzi, condominiale, e la libera circolazione

della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!

 

Insomma, stare insieme, ma da pari, in un grande...

 

STATO CONDOMINIALE

con un Parlamento Popolare

per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,

che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...

MERCATO  &  FISCO PATRIMONIALE

in Italia entro il 2020, in un'Europa condominiale entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !

 

Roma,  4 Novembre 2016

 

Hominibus

Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,

che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,

vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate.