La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli

(Il tentativo N.315 di esortare i piu' forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)

Perché la tassa sulla casa è la più odiata dagli italiani

Luigi Zingales, Libero mercato  www.lespresso.it - 9 Ottobre 2015

Per molti proprietari l’abitazione non è un bene da comprare e rivendere.

Ma qualcosa da tenersi stretto. Abolire l’imposta quindi porta consenso elettorale.

Dopo Berlusconi, anche Renzi promette l’abolizione dell’imposta sulla prima casa, la più odiata dagli italiani. Tutte le imposte hanno un obiettivo (raccogliere gettito) e un costo (scoraggiare l’attività tassata). A parità di gettito, l’imposta migliore è quella che scoraggia meno l’attività soggetta ad imposizione. La Commissione Europea e la maggior parte degli economisti preferirebbero ridurre le imposte sul lavoro, che riducono maggiormente gli incentivi a contribuire al Prodotto interno lordo.
Infatti, l’imposta sulle abitazioni non colpisce gli incentivi di quel 79% degli italiani che ha già la prima casa. L’effetto negativo si avrà solo sul 21% di italiani che vorrebbero comprarsela. La maggior parte di costoro, però, non può permetterselo comunque. Quindi, l’effetto negativo è limitato. L’imposta sul reddito, invece, riduce l’incentivo a lavorare di tutti, producendo un effetto negativo più elevato sul Pil. Dati questi effetti, Renzi viene accusato di aver scelto di ridurre l’imposta sulla casa per puri motivi elettorali. Se così fosse bisognerebbe spiegare perché in Italia tagliare l’imposta sulla casa crea maggior consenso che ridurre l’imposta sul reddito
Il primo - banale - motivo è che in Italia ci sono più famiglie che hanno una casa (79%) di quelle che hanno almeno un occupato (59%). Siccome il consenso si basa sui numeri, Renzi sceglie di favorire maggiormente i proprietari di abitazioni che i lavoratori.
Il secondo è un semplice motivo di cassa. Per data imposta, il costo percepito da un contribuente è tanto più elevato quanto più l’imposta viene prelevata in un momento diverso da quello del percepimento del reddito. Durante la Seconda guerra mondiale, per aiutare lo sforzo bellico, l’economista Milton Friedman inventò la ritenuta alla fonte per l’imposta sul reddito. Il successo fu tale che Friedman se ne pentì: avendo creato un modo più indolore per raccogliere le imposte si rese conto di aver favorito l’espansione dello Stato. Se la ritenuta alla fonte è la forma più indolore di prelievo fiscale, l’imposta sulla proprietà (quindi un’imposta che viene pagata anche in assenza di reddito), è la più costosa. Per di più la casa è un bene difficilmente divisibile: non è facile venderne un pezzo per pagare le imposte. Per questo l’imposta sulla casa è la più odiata dagli italiani.
Il terzo motivo è che gli italiani non vedono la casa come un investimento da comprare e vendere, ma come un valore da tenersi stretto. Poco importa a un anziano, che da 40 anni vive in casa sua, che il valore dell’abitazione sia decuplicato. Non la venderà mai e si augura che i suoi figli facciano altrettanto. Un’imposta proporzionata al valore dell’immobile lo costringerebbe a pagare 10 volte tanto quanto pagava all’acquisto. Un aumento così elevato finirebbe per costringerlo a vendere la sua abitazione.
Per finire, la maggior parte degli anziani ha pianificato la sua vita non prevedendo un’imposta patrimoniale sulla casa. Molte vedove si trovano con case enormi (e di grande valore) ma pensioni minime. Difficile per loro pagare le imposte con il proprio reddito.
Queste motivazioni non alterano il fatto che una riduzione dell’imposta sui redditi abbia un maggiore effetto espansivo sull’economia dell’eliminazione dell’imposta sulla prima casa. Spiegano solo il perché di tanta resistenza politica a questa seconda imposta. Suggeriscono anche una modifica nella riscossione del tributo che potrebbe ridurre (se non eliminare) l’opposizione al tributo stesso.
Basterebbe dare l’opzione al proprietario di deferire il pagamento dell’imposta alla vendita dell’abitazione o al trasferimento per successione. Per far fronte alle esigenze di cassa del governo questo deferimento potrebbe essere offerto tramite la Cassa Depositi e Prestiti che paga l’imposta allo stato per conto del proprietario e nel frattempo accumula un credito ipotecario nei confronti dell’abitazione, credito che le verrà pagato al momento della vendita o del trasferimento ereditario. Rendere l’imposta sulla casa più politicamente accettabile è possibile, basta volerlo.

L'opinione di Hominibus

Perché il politico si deve distinguere per il contorcimento delle meningi

pur di far tornare il conto dei possibili incantamenti presso i potenziali sostenitori,

mentre sarebbe molto semplice ragionare in termini di interessi privati e tutele da equilibrare

e correlare, che porterebbe a pensare che se hai una casa non è giustificata la sua

esenzione dalla massa dei valori imponibili per contributo a protezione?

 

Perché il politico deve rendersi gradevole commettendo delle elementari

forzature delle normali regole amministrative, giustificando l'imposizione sul lavoro

prestato, dove c'è uno scambio di collaborazione contro retribuzione su cui sistematicamente

si applica un prelievo forzoso, pretendendo di colpire un reddito, mentre spesso si

potrebbe trattare di una risicata copertura di spese per l'attività svolta?

 

Perché il politico deve immaginare il proprietario di casa alla strega di

una tartaruga nel suo carapace, difendendo il rapporto anche nel caso in cui si tratti

di abitazioni sontuose, quando sarebbe elementare riuscire ad assolvere il compito di buon

cittadino mediante semplici anticipi bancari, senza scomodare la Cassa Depositi e

Prestiti o aiuti familiari, venendo incontro a chi tira la vita con i denti?

 

Perché il politico, invece, non va anche lui a lavorare veramente, così

potrà provarne la fatica e la necessaria dedizione, arrivando a percepirne il grande

vantaggio che potrebbe essere realizzato a beneficio di una equilibrata coesistenza di tutti

i Cittadini con la totale esenzione fiscale e libera circolazione internazionale di tutte

 le forme di ricchezza finanziaria, favorendo l'economia vitale d'impresa?

 

Perché il politico non si auto-retrocede nel ruolo di amministratore di

condominio, declassandosi, così, anche il trattamento retributivo con gran vantaggio

per i Cittadini, i quali sarebbero molto contenti di essere ridotti a Condomini per la semplice

scusa che potrebbero archiviare l'ingombrante rapporto Stato-Cittadino, disponendo

di un modello noto, che ha il vantaggio della semplicità gestionale?

 

Perché il politico non deve intuire che la cosa migliore da fare per

semplificare la partecipazione alle spese comuni indivisibili consiste nel dare pubblicità

 alla ricchezza reale esistente sui territori mediante la istituzione di Borse dei cespiti fiscali per

certificare il valore corrente e favorire l'incontro di offerte di acquisto, che imporrebbero

l'adeguamento del valore imponibile o il passaggio di proprietà?

Ma, anche ...

Perché L'Espresso non si schioda dalla Sua imparzialità e

decide di dare una mano per fare accettare alla

pubblica opinione il vantaggio di una

Comunità più interattiva

e condivisibile ?

 

Insomma, ...

 

"Non si può risolvere un problema con

 lo stesso modo di pensare

che lo ha creato !" 

(Einstein)

 

E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in

www.parlamentopopolare.it

(in costruzione ed in associazione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)

Hominibus propone cose giuste, facili da fare,

sicuramente in nome di una idea onesta

per una società del 3° Millennio. 

Traduciamola in realtà!

 

L'ITALIA

 

La prima Nazione nel Mondo

con il sistema fiscale patrimoniale,

anzi, condominiale, e la libera circolazione

della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!

 

Dunque, stare insieme, ma da pari, in un grande...

STATO CONDOMINIALE

con un Parlamento Popolare

per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,

che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...

MERCATO  &  FISCO PATRIMONIALE

in Italia entro il 2020, in Europa entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !

 

Egregi Signori, Voi che potete influenzare le coscienze,

aiutatele ad accettare il fisco condominiale che risolve

non solo la corretta ripartizione delle spese comuni,

ma serve ad annullare il forte richiamo dei paradisi

 fiscali, facili ricoveri generati dalla connivenza,

 incapacità, stupidità o arroganza politica. 

 

Roma, 14 Ottobre 2015

Hominibus

Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,

che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,

vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate