La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli

(Il tentativo di esortare i piu' forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)

 

Finalmente l'annuncio che solo i Grandi della comunicazione e cultura possono dare!

Ecco la prova che la crisi è colpa dell'Imu -  Per il GIORNALE,  

«Una tassa patrimoniale sulla prima casa porta ad una forte riduzione dei consumi per le famiglie indebitate e genera pochi introiti per lo Stato». È quello che al Giornale scriviamo da anni. Ma che ora, cifre alla mano, è stato dimostrato da due economisti colleghi proprio di Mario Monti che introdusse l'Imu nel 2011 (leggi il documento).

Per ogni euro di Imu incassato dalle Finanze, gli italiani hanno ridotto la propria propensione agli acquisti di beni durevoli per 43 centesimi. Si è trattato di una follia. Non solo per una questione di principio (la prima casa per gli italiani è come un fondo pensione per gli anglosassoni), ma anche dal punto di vista economico: meno consumi, meno reddito, meno imposte dirette e indirette. La patrimoniale sulla prima casa fa male ai contribuenti e non serve alle casse dello Stato.

Ebbene una coppia di economisti italiani, ma residenti all'estero, ha cercato di fare i conti. Paolo Surico lavora alla London Business school e Riccardo Trezzi alla banca centrale americana, la mitica Fed. Vi anticipiamo che i due dimostrano quello che la vostra mamma pensionata, e noi con lei, già intuivamo, semplicemente perché dotati di buon senso.

    

Paolo Surico e Riccardo Trezzi

La domanda da cui partono è: quali effetti sui consumi ha avuto una patrimoniale sugli immobili che colpisce 25,8 milioni di contribuenti con una media di pagamento pari a 357 euro sulla prima casa e 905 sulle altre. In molti hanno ridicolizzato questi numeretti. I geni dicevano: cosa vuoi che siano? Pochi spiccioli. I due economisti dimostrano invece che per un'ampia fascia di italiani, questo prelievo ha comportato il blocco pressoché totale degli investimenti.

Con semplicità e rigore scientifico ricostruiscono la storia con i numeri ufficiali forniti dalle indagini della Banca d'Italia. La ricerca mette a confronto il comportamento dei consumatori che hanno pagato l'Imu e di coloro che non l'hanno sopportata perché senza casa di proprietà. Inoltre sono andati a guardare nel dettaglio la situazione patrimoniale e finanziaria dei tartassati. Un lavoro davvero rigoroso. I due peraltro non sono contrari ad un'imposta patrimoniale sugli immobili, ma congegnata in modo completamente diverso e che di fatto esenti coloro che hanno un mutuo.

Con il loro studio ( Consumer spending and property taxes. Evidences from the 2011 italian Imu , disponibile sul sito www.ilgiornale.it ) si scrive una parola definitiva e scientifica sui danni provocati dall'Imu. Vediamo. E semplifichiamo.

Partiamo dalla fine. Con l'Imu il Tesoro ha incassato lo 0,9 per cento del Pil (14 miliardi di euro) aggiuntivo rispetto al passato, ma ha ridotto i consumi dello 0,11 per cento. Si potrebbe dire, superficialmente, che il saldo per lo Stato è positivo. Errore clamoroso. E tra poco lo capiremo. Quel calo dei consumi, che in percentuale sembra poca cosa, ha gravato proprio su coloro che avrebbero dovuto consumare di più. Se si va a vedere cosa succede sulle diverse classi sociali il quadro cambia e di molto. I ricercatori dividono in tre i proprietari di casa. Quelli più deboli che grazie alle detrazioni non hanno pagato un euro; quelli che hanno pagato l'Imu ma non avevano mutui e infine coloro che hanno pagato l'Imu sulla prima casa gravata da un mutuo.

Il dato complessivo è che per ogni euro di Imu sborsato, le famiglie hanno ridotto i consumi di cinque centesimi di beni di prima necessità (non durevoli si definiscono più correttamente) e di 43 centesimi per i beni durevoli (lavastoviglie, auto e così andando). Insomma le famiglie italiane hanno pagato l'Imu, ma dopo hanno praticamente smesso di fare acquisti, a meno che non siano stati proprio costretti e necessari. I due economisti in un grafico fanno vedere l'andamento delle vendite di auto e si vede con chiarezza che nonostante ci fosse una discesa da tempo, con l'Imu è arrivato il colpo finale. Trezzi&Surico calcolano che il Tesoro per incassare 4 miliardi di euro di tassa sulla prima casa, ha distrutto il mercato automobilistico seppellendo 428mila auto (immatricolazioni in meno, rispetto alla media dei cali del biennio precedente; si tratta di un extra rosso) e bruciando circa 3 miliardi di introiti per il settore.

Il dato fondamentale che i due economisti dimostrano è che l'Imu ha fatto male, proprio alle fasce più deboli della popolazione: giovani appena sposati con mutuo. Cioè proprio coloro che dovrebbero consumare di più e rimettere più velocemente in moto la macchina virtuosa dell'economia. Gli effetti recessivi di questa tassa sono dunque stati particolarmente forti, proprio per la tipologia di contribuenti che ha toccato. I due studiosi parlano dunque «di tassa altamente recessiva» quando ricade sui proprietari di prima casa con mutuo.

La morale è semplice. Tutte le imposte hanno un effetto distorsivo: determinano cioè i nostri comportamenti di spesa, di reddito non in funzione del nostro migliore interesse, ma di quello che ottimizzi il costo fiscale. Imposte e tasse sono brutte, comunque la si metta. Si deve minimizzare la loro sgradevolezza generale. Il caso dell'Imu, in buona compagnia con la ridicola Tobin Tax, e le tasse sul lusso hanno provocato danni all'economia e in ultima analisi proprio alle casse dello Stato, superiori ai benefici di cassa che hanno generato per il Tesoro.

Lo Stato, e non i cittadini, è stato cicala: ha fatto soldi facili compromettendo il reddito e dunque la capacità contributiva degli italiani. Le conseguenze negative le paghiamo oggi.

 
La riflessione di Hominibus
Quante fesserie si leggono sugli sconquassi provocati da interventi
legislativi altrettanto fessi del poltico di turno nel tentativo di dare una parvenza
di sensibilità ed efficacia nel correggere i prelievi forzosi dalle tasche dei propri Cittadini,
che salterebbero subito agli occhi se si avesse la percezione della vitale regola
di applicare schemi non improvvisati sulla spinta di visioni parziali.
 
Per aiutare la disamina del prelievo fiscale serve fare una premessa,
che, se è accettata, aiuta nel giustificare il comportamento del Legislatore che
mette mano alla scrittura o modifica di norme destinate alla ripartizione delle spese comuni
indivisibili, consistente nell'assumere come riferimento la semplice equazione:
"Stato=Condominio", che evita la lamentata "bruttezza" delle odierne!
 
Con simile riferimento, possibile se si accetta la stessa esigenza della
distribuzione di oneri comuni, rimane da giustificare, come base di riferimento,
l'equiparazione della ricchezza reale, mobile ed immobile, civile, commerciale, industriale e
religiosa, non dedicata al culto, valutata al valore corrente di mercato, e ridotta
in miliardesimi per calcolare la quota singola di spesa da addebitare.
 
In questo modo l'onere non é né bello né brutto, ma semplicemente
spettante come corrispettivo per servizi prestati nella Comunità a favore della
ricchezza censita a fine periodo contabile, con il consiglio di non scendere nel lamentare
casi di coppie più o meno giovani impegnate negli acquisti con mutuo, dove
 il valore è ripartibile tra Venditore e Acquirente in base a rate pagate.
 
Inoltre, stupisce l'impegno frammentario dei Due Studiosi, titolati ed
impegnati alla London Business School ed alla mitica FED, da cui ci si poteva
aspettare una trattazione di più ampio respiro, che, alla fine, può fare anche il Cittadino,
 anche se molto meno titolato, se vivesse in una Società basata sul reciproco
rispetto, in cui i Cittadini siano comparabili a semplici Condomini!
 
Se valesse questo principio, verrebbe a mancare l'interesse della
Comunità verso la ricchezza finanziaria, come avviene tra Condomini, mentre
assumerebbe una importanza primaria, se non esclusiva, la quota di ricchezza reale che è
posseduta da ognuno per la proporzionale ripartizione delle spese indivisibili,
riducendo drasticamente l'attività legislativa in materia fiscale.
 
Insomma, sembra che uno dei maggiori giornali italiani ed una
figura di spicco del salotto politico italiano non abbiano adeguata percezione
di ciò che è giusto per tutti al punto che esaltano i pareri dei due giovani rampolli, Surico
e Trezzi, in effige, i quali, malgrado la loro professionalità, limitano la critica al
singolo provvedimento e mostrano incapacità di andare oltre.
 

Insomma, ...

 

"Non si può risolvere un problema con

 lo stesso modo di pensare

che lo ha creato !" 

(Einstein)

 

E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in

www.parlamentopopolare.it

(in costruzione ed in associazione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)

Hominibus propone cose giuste, facili da fare,

sicuramente in nome di una idea onesta

per una società del 3° Millennio. 

Traduciamola in realtà!

L'ITALIA

La prima Nazione nel Mondo

con il sistema fiscale patrimoniale,

anzi, condominiale, e la libera circolazione

della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!

 

Dunque, stare insieme, ma da pari, in un grande...

STATO CONDOMINIALE

con un Parlamento Popolare

per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,

che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...

MERCATO  &  FISCO PATRIMONIALE

in Italia entro il 2020, in Europa entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !

 

Egregi Signori, Voi che potete influenzare le coscienze,

aiutatele ad accettare il fisco condominiale , che risolve

non soltanto la corretta ripartizione delle spese comuni,

semplificandone procedure e azzerandone costi inutili,

ma, come tutte le cose giuste, ha l'ulteriore vantaggio

 di: annullare il forte richiamo di paradisi fiscali, facili

ricoveri generati ed alimentati dalla concorrenza di

incapacità, stupidità, connivenza ed arroganza

delle storiche e attuali formazioni politiche.

 

Buon lavoro per una Vera Democrazia,

che nessuna delle forze in campo

potrebbe mai realizzare !

 

Roma, 6 Luglio 2015

 

Hominibus

Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,

che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,

vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate