La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli
(Il tentativo
di esortare i piu' forti,
perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)
Quanti anni bisognerà
impiegare per rimuovere le scorie di politiche medievali?
Alfredo
Reichlin alla minoranza Pd: 'Basta divisioni interne'
"Cosa sarebbe del progetto
di Renzi se dovesse rompere con la sinistra?" si chiede lo storico dirigente del
Pci, partigiano e amico di una vita di Pietro Ingrao. E ancora: "Anch’io vedo le
sue chiusure. Ma non
mi sembra che ci sia nel Paese la richiesta di un nuovo partito"
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DI MARCO
DAMILANO - 01 aprile 2015
Interviste non ne
rilascia, perché Alfredo Reichlin, novant’anni da compiere il prossimo 26
maggio, non dimentica
lo spirito di disciplina e
l’antico insegnamento, si parla soltanto dopo
aver lungamente riflettuto e cercato di capire. È stato lui, il
partigiano, il giornalista, il dirigente caro a Palmiro Togliatti («si andava a
cena in una trattoria
romana, mangiavamo i filetti
di baccalà, faceva domande
su tutto»), amico di una vita di Pietro Ingrao («Provo un pizzico di nostalgia
per quella piazza San Giovanni colma di bandiere rosse mostrata da Ettore Scola
in un suo film, con Ingrao sul palco
e sotto i compagni che vogliono “sentì Pietro”»), è stato l’anziano dirigente
del Pci a inventare la formula partito
della Nazione utilizzata
da Matteo Renzi nell’ultimo anno.
Si intitolava così il suo editoriale pubblicato dall’“Unità” all’indomani delle
elezioni europee del 25 maggio 2014, con il Pd al 41 per cento. Il giorno dopo
il premier si impossessò della definizione nella sua analisi del voto alla
direzione del Pd. Non ha mai fatto una telefonata per ringraziare, ma Reichlin
non se la prende: «Si vede che non ha mai sentito questa curiosità...
Ma Renzi è intelligente, ha capito la sostanza del
ragionamento che ho sempre cercato
di fare: un
partito si definisce per la sua missione storica, per la sua funzione nazionale».
E oggi, ragiona Reichlin, «l’epicentro è l’Europa,
non esiste nessun ruolo fuori da questa cornice internazionale. È tempo di avere
una visione delle forze reali in campo. Siamo a un passaggio storico. È con le
reali classi dirigenti che bisogna cominciare
a fare i conti: cosa che
da molti anni non
facciamo. Questa è la sinistra. Smettiamola di dividerci tra di noi,
tra chi fa il duro e chi è
troppo molle».
Parla alla minoranza del Pd, alla sinistra interna, incerta tra la resistenza e
la resa. «C’è
bisogno di qualcosa di più di un emendamento a un programma di governo.
Il problema della democrazia italiana si misura anche ma non solo
su questa o quella regola
costituzionale da far rispettare. Un peso
decisivo nella crisi lo ha avuto l’accettazione anche da parte della sinistra
del “pensiero unico”, la corsa spensierata
verso la marginalizzazione delle funzioni dirigenti del pubblico e dello Stato
in nome di una fiducia illusoria nel mercato.
Siamo diventati liberali mentre il paese ci affidava un potere enorme, dai
comuni alle regioni al governo nazionale».
È su questo che il Pd è stato sconfitto negli anni passati, «ma è anche il
grande limite di Renzi, il “cambiare verso”
che lui non sa fare. ».
Renzi lo intriga, ammette Reichlin,
lo osserva da vicino nelle
frequenti riunioni della direzione Pd in cui va in scena il rituale scontro tra
il leader e le minoranze interne.
«A volte penso che abbia
lo stesso difetto di Craxi, la scarsa fiducia negli altri, nessuno gli è
abbastanza vicino da tranquillizzarlo».
Ma la domanda che più lo appassiona
è provare a immaginare
cosa succederebbe in caso di rottura definitiva tra Renzi
e la sinistra interna. «In molti si chiedono cosa farebbero in quel caso gli
esponenti della minoranza. Ma io mi chiedo: cosa sarebbe del progetto di Renzi
se dovesse rompere con la sinistra? Lo vedo frequentemente tentato dal fare
l’equazione tra la sinistra e il vecchio. Ma avverto in lui una preoccupazione.
Renzi sa che non si fa un partito del 40 per cento
che vuole rappresentare il Paese nel profondo senza un rapporto con l’elettorato
di sinistra e le sue rappresentanze». Per questo alla minoranza
del Pd Reichlin manda a dire che bisogna resistere alla voglia di scissione: «Anch’io
vedo
le chiusure di Renzi. Ma non mi sembra che ci sia nel Paese la richiesta di
un nuovo partito di sinistra. Mentre all’interno del Pd c’è ancora uno spazio
enorme per
una sinistra nuova. A condizione che smetta di dividersi e elabori una proposta
politica ricostruttiva, concreta, inclusiva, aperta».
L'opinione di Hominibus
Per questo grande Vecchio della Sinistra
Italiana sono passati invano
almeno gli ultimi trent'anni della Sua lunga
esistenza, se rimane fermo nella convinzione
che non ci sia la necessità di un nuovo partito,
ma di una sinistra nuova, con una proposta politica
ricostruttiva, confermando che la cosa più
importante è lo storico radicamento nel Paese,
come dire che sia consigliabile andare avanti
usando le solite clientele.
Purtroppo, però, per pretendere di fare qualcosa
di veramente nuovo
bisognerebbe smettere di classificare la politica
di destra o di sinistra, come appartenere
ad una delle due ideologie, perché sarebbe la
dimostrazione di procedere per la solita strada, mentre
è ormai giunto il momento di cancellare partiti e
relative connotazioni e riflettere sul bene
comune, basato sulla accettazione e
riconoscimento dei diritti di Tutti.
Quindi, se un consiglio bisogna dare all'Italia,
all'Europa ed al Mondo
intero, esso non può prescindere dalla
considerazione che ogni essere umano ha diritto
a vivere al meglio su questa Terra, per il
semplice motivo che non vi sono finora alternative, pertanto
il problema della convivenza civile deve essere
affrontato e risolto prendendo ad esempio
i casi di agglomerazione privata ed evitando la
magniloquenza fumosa.
Allora ci sarebbe da chiedere al grande Vecchio,
che mangiava filetti di
baccalà con Togliatti, negli anni cinquanta, come
sarebbe cambiata la storia italiana se,
tra un bicchiere e l'altro di buon vino, avessero
Entrambi cominciato ad stimolare la loro riflessione
sulla convenienza di applicare i modelli, non
politici ma semplicemente amministrativi,
di condomini e consorzi per regolare la
ripartizione delle spese comuni.
Certamente, in un momento storico così stremato
da una grande guerra
appena finita, bisognava ricostruire il Paese, ma
già nella crisi a cavallo degli anni 80/90
la ideologia di sinistra poteva essere matura per
modificare la strategia nel confronto politico con la
proposta innovativa della fiscalità
essenzialmente patrimoniale, assicurando, insieme,
semplicità, correttezza, efficienza, economia ed
interazione automatica.
In poche parole si tratta della
dimostrazione della oggettiva fiducia sulla
funzione del Mercato, del riconoscimento della
sua importanza, rappresentando la sintesi,
il punto d'incontro delle tendenze e degli
interessi delle Comunità nazionali ed internazionali, con
la conseguente messa in secondo piano della
funzione politica, questa, sì, spesso dannosa
o di parte, ma anche in
contrasto con le aspettative dei propri tesserati.
Insomma
...
"Non si può
risolvere un problema con
lo stesso
modo di pensare
che lo
ha creato !"
(Einstein)
E' necessario
cambiare radicalmente metodo, come
è indicato in
www.parlamentopopolare.it
(in costruzione
ed in
associazione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)
Hominibus propone
cose giuste, facili da fare,
sicuramente in
nome di una idea onesta
per una società del
3° Millennio.
Traduciamola in realtà!
L'ITALIA
La prima
Nazione nel Mondo
con il
sistema fiscale patrimoniale,
anzi,
condominiale, e la libera circolazione
della ricchezza
finanziaria, grande risorsa sociale!
Dunque,
stare insieme, ma da pari, in un grande...
STATO
CONDOMINIALE
con un
Parlamento Popolare
per consentire
finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,
che avranno
ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...
MERCATO & FISCO PATRIMONIALE
in Italia
entro il 2020, in Europa entro
il 2030, nel Mondo entro il 2050 !
Egregi
Signori, Voi che potete influenzare le coscienze,
aiutatele
ad accettare il fisco condominiale che risolve
non solo
la corretta ripartizione delle spese comuni,
ma serve
ad annullare il forte richiamo dei paradisi
fiscali, facili ricoveri generati dalla
connivenza,
incapacità, stupidità o arroganza politica.
Roma, 12
Aprile 2015
Hominibus
Movimento di opinione per
la costruzione di una società onesta,
che riconosca
finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,
vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre
peggio rappresentate
Scrivere a segreteria@hominibus.it
per contributi, commenti o cancellazioni.