(Il tentativo di esortare i piu' forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)
Come evitare che l'evasore la faccia franca con il concorso di ...Legislatori e ...Magistrati !
La lotta alla grande evasione fiscale rischia di fermarsi in tribunale. Un tribunale molto speciale, formato in maggioranza da privati. Pagati pochissimo: 26 euro lordi a sentenza. Ed esposti a gravi tentazioni. Perché le loro decisioni valgono una fortuna: più di 52 miliardi di euro, in teoria. In pratica, l’erario incasserà molto meno. Perché nei processi fiscali, in sei casi su dieci, lo Stato perde.
Mentre la nostra Costituzione stabilisce che «tutti i cittadini sono
uguali davanti alla legge», per cui le persone nella stessa situazione
dovrebbero essere giudicate allo stesso modo, la giustizia tributaria è un ramo
del diritto dove regna l’incertezza. Al caos fiscale non sfugge la
lista Falciani, l’ormai famoso archivio della banca Hsbc di
Ginevra, con i nomi di 7.499 italiani con il conto in Svizzera.
La lista, consegnata dal tecnico Hervé Falciani ai magistrati spagnoli e
francesi, è stata trasmessa alle autorità italiane nel 2009. Da allora la
Guardia di Finanza ha concluso oltre 3.200 ispezioni. Ma lo Stato finora ha
riscosso solo 30 milioni. In Spagna, per fare un confronto, l’evasore più ricco
ha dovuto sborsare da solo oltre 200 milioni.
In Italia invece ben 1.246 clienti della Hsbc hanno annientato ogni accusa grazie allo scudo fiscale varato nel 2009-2010 dal governo di Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti: hanno sanato 1,7 miliardi di nero versando appena 83 milioni.
E per tutti gli altri, quelli che non hanno pagato neppure quel condono,
finora il fisco ha potuto soltanto minacciare super-multe, che verranno
applicate solo se e quando lo Stato avrà vinto i processi tributari. Il primo
problema è la durata di queste cause: in media passano 1.558 giorni tra primo e
secondo grado, che diventano otto anni con il verdetto finale della Cassazione.
Solo nell’aprile 2015, ad esempio, la nostra Corte Suprema pronuncerà la prima
sentenza definitiva nel processo numero uno (il più veloce) sulla lista Falciani,
avviato nel 2009 contro un giocatore professionista di poker con 41 mila dollari
in Svizzera.
Il verdetto della Cassazione è destinato a fare scuola per tutti gli
altri clienti della Hsbc, che avevano depositi complessivi per 7,5 miliardi: la
lista Falciani è utilizzabile dal fisco come prova? A questa domanda, che si
ripete identica in tutti i processi, i giudici di primo e secondo grado hanno
finora dato risposte contraddittorie. Tutto dipende dalla posizione geografica.
Gli evasori di Genova, Pisa, Treviso o Verbania sono stati stangati. Chi abita a
Pinerolo, Como o Avellino, invece, ha stravinto: lista inutilizzabile, fisco
sconfitto.
L’incertezza e quindi l’imprevedibilità delle sentenze sulle tasse,
secondo alcuni economisti, è uno dei problemi strutturali che tengono lontani
gli investimenti stranieri. «In Italia i processi fiscali vengono decisi da
giudici part-time, non professionisti», lamentano gli studiosi Giuseppe
e Nicola Persico in
un recente articolo su “lavoce.info”, «e solo in Cassazione da giudici
specializzati, ma oberati da cause di modesto valore».
I ricorsi contro il fisco, infatti, non vengono decisi dai normali tribunali, ma
da organi particolari. Si chiamano commissioni tributarie, provinciali (in primo
grado) e regionali (in secondo), e sono formate da volontari, in maggioranza
privati: avvocati, commercialisti, professori, funzionari in pensione, geometri,
ragionieri, agronomi. Su
un totale di 3.419 componenti, i magistrati professionisti sono
1.543. Gli altri 1.876 sono privati che fanno i giudici come secondo lavoro, nei
ritagli di tempo, con paghe bassissime: in media tra 200 e 400 euro al mese.
Eppure davanti alle commissioni pendono 570 mila processi, per un valore totale
di 52,6 miliardi di euro.
Affidare
a privati sottopagati il potere di arbitrare cause
milionarie è un
sistema all’origine di infiniti scandali. L’ultima retata di giudici fiscali
corrotti, a Bari, è partita da un’assurdità statistica: lo Stato perdeva il 98
per cento dei processi. Dagli affari privati di un giudice-geometra è nata, tra
le tante, l’inchiesta sulla cosiddetta P3, che pilotava procedimenti a tutti i
livelli. Nei fascicoli disciplinari del Consiglio di giustizia tributaria (una
specie di Csm creato nel 1992), “l’Espresso”
ha trovato casi di giudici tributari erano contemporaneamente
imputati di corruzione, bancarotta, prostituzione e, ironia della sorte,
evasione fiscale. Per frenare il malcostume, negli ultimi anni il Consiglio ha
radiato decine di avvocati e commercialisti che, mentre vestivano i panni di
giudici imparziali, intascavano ricche parcelle dagli evasori, spesso attraverso
mogli, amanti o soci di studio.
Piercamillo
Davigo: Consapevoli di queste anomalie, autorevoli giudici propongono di
cambiare sistema. «La mia opinione è che le commissioni andrebbero soppresse»,
spiega il magistrato Piercamillo
Davigo, che fa anche il giudice tributario dal 1979: «Affidare i
processi fiscali ai magistrati ordinari o amministrativi offrirebbe più garanzie
sia allo Stato sia ai contribuenti onesti. Naturalmente c’è il solito problema:
per non paralizzare i tribunali già oberati di cause, bisognerebbe fare i
concorsi e assumere nuovi magistrati».
L’attuale sistema delle commissioni aggrava anche le
disuguaglianze economiche: gli evasori più ricchi possono
pagarsi avvocati e consulenti in grado di schiacciare i funzionari che
rappresentano lo Stato; mentre i contribuenti tartassati da un fisco forte con i
deboli rischiano di non potersi permettere una difesa decente. Uno squilibrio
aggravato dal «contributo unificato», imposto dall’ex ministro Tremonti per
ridurre il numero di cause minori o inutili: nel 2014 sono stati presentati
“solo” 181 mila ricorsi, 21 mila in meno del 2013. Secondo Davigo e altri
giuristi, però, «invece di tassare chi chiede giustizia, forse sarebbe più
sensato colpire con sentenze rapide e severe chi fa ricorsi pretestuosi».
Altri giudici, pur confermando i limiti delle commissioni, difendono «un
sistema che sta migliorando». Il magistrato milanese Gaetano
Santamaria, già presidente del Consiglio di giustizia
tributaria, spiega che «gli abusi vanno stroncati, ma sarebbe sbagliato buttare
via i collegi misti: anche nei processi ordinari, se c’è un minimo di
complessità tecnica, i giudici si affidano alle perizie, cioè a privati
lautamente remunerati. La commissione tributaria invece ha già al suo interno il
revisore dei conti che sa leggere i bilanci, il ragioniere che fa gli estimi, il
geometra che conosce i dati catastali...».
Fatto sta che, con
tutti questi giudici privati, lo Stato perde. Secondo uno studio
del “Sole24Ore” sulle sentenze emesse dalle commissioni provinciali tra il 1996
e il 2010, il fisco ha vinto solo quattro processi su dieci: l’accusa di
evasione è stata cancellata totalmente in quasi due milioni di cause (45 per
cento del totale), parzialmente in altre 642 mila (15 per cento).
«Ma il vero problema è se le sentenze sono giuste o sbagliate», replica
Santamaria: «Il calcolo va fatto sulle decisioni annullate in Cassazione: nei
processi civili sono il 33,5 per cento, in quelli tributari il 33. Quindi le
commissioni sbagliano come i giudici ordinari, anzi un po’ meno». Ma perché in
60 casi su cento ha torto lo Stato? Con queste percentuali, nei processi in
corso il fisco rischia di perdere più di 31 miliardi. «Alcuni uffici fiscali
reclamano tasse esagerate o non dovute, costringendoci ad annullamenti
sistematici», risponde Santamaria. «E spesso lo Stato non sa difendersi neppure
quando avrebbe ragione». Su questo concorda anche Davigo: «Succede che il
funzionario non si presenta, o porta il fascicolo sbagliato, o non parla perché
era un caso seguito da un collega. Per fortuna, nei centri più importanti, ora
l’amministrazione sta creando veri uffici legali, dove lavorano molti giovani
preparati, anche se spesso precari».
In attesa delle riforme annunciate dal governo Renzi, che prevedono ad
esempio un solo giudice per le cause di minor valore, il sistema resta
caratterizzato da sentenze discutibili e contrastanti. Per tornare alla lista
Falciani, alcuni verdetti l’hanno dichiarata «inutilizzabile» in quanto
«sottratta illegalmente violando il segreto bancario svizzero». Per altri invece
vale, perché è autentica e fu trasmessa ai magistrati di Torino con tutti i
crismi delle rogatorie. A risolvere l’incertezza sarà la Cassazione con la
sentenza spartiacque di metà aprile.
Come anticipato da “l’Espresso”, il
fisco ha grandi probabilità di vittoria: il giudice incaricato
di proporre la sentenza-pilota ai colleghi, infatti, ha spiegato nella relazione
ufficiale che pagare le tasse è un «inderogabile dovere costituzionale», che
vale più della privacy dei presunti evasori.
Mentre il segreto bancario svizzero in Italia non esiste.
Per cui il fisco può usare la lista Falciani «anche come unica prova». Una tesi
in linea con la giustizia europea: la Corte Costituzionale tedesca, il 9
novembre 2010, aveva convalidato la «lista di Vaduz», cioè un altro elenco di
evasori che fu comprato nel 2007 dai servizi segreti tedeschi. E poi usato
perfino dalla Svizzera, ovviamente contro i propri evasori. In Italia invece
pochissimi dei 394 clienti della banca di Vaduz hanno avuto problemi con la
giustizia. E alcuni fortunati hanno già dribblato anche la lista Falciani: il 4
ottobre 2011 un giudice di Pinerolo, poi imitato da altri, non si è limitato ad
assolvere un accusato di evasione, ma ha ordinato addirittura la «distruzione»
della sua fetta di lista. Comunque decida la Cassazione, dunque, per il plotone
dei miracolati sulla scia di Pinerolo la prova non c’è più.
«In Italia c’è un’evasione che non ha paragoni nel mondo civile e non è
vero che sia impossibile ridurla», conclude
Davigo: «Basterebbe applicare a tutti le leggi antimafia, che
permettono di confiscare le ricchezze sproporzionate rispetto ai redditi
dichiarati». Un esempio pratico? «Se un tizio che si dichiara nullatenente viene
fermato su una Ferrari, lo si fa scendere gentilmente. E la Ferrari se la tiene
la Guardia di Finanza».
L'opinione di Hominibus
Egregio magistrato e giudice tributario, dott. Pier luigi Davigo,
che, con il collega Gaetano Santamaria, già presidente del Consiglio di giustizia
tributaria, entrambi sembrate sensibili ed interessati al reperimento dei giusti provvedimenti
per assicurare la corretta soluzione alla dilagante evasione fiscale, Voi dovreste,
innanzitutto, liberare la Vostra mente da storici oscuramenti.
A tale proposito, Hominibus avrebbe ottimi suggerimenti che,
se presi in considerazione da Personalità come Voi, professionalmente impegnati
in attività di garanzia e rispetto delle normative vigenti in materia tributaria, potrebbero essere
raggiunti degli obiettivi perseguibili, però, solo se si incidesse nella direzione del
convincimento del Legislatore a rinnovare la strategia fiscale.
Il suggerimento di Hominibus prevede l'immediato abbandono
delle strategie "ex-post", cioè, quelle che dispongono l'intervento dopo che il fatto
sia avvenuto, da sostituire con profondi stravolgimenti sulla classificazione della ricchezza
imponibile, che, da sola, risolverebbe il problema della riorganizzazione, sia delle
commissioni tributarie, sia del primato italiano sulla evasione.
La proposta di Hominibus ha il doppio vantaggio di eliminare
le commissioni tributarie e il controllo spasmodico della ricchezza finanziaria sotto
il profilo fiscale, essendo sufficiente sottrarre l'oggetto del contendere, dichiarandone il valore
non influente esclusivamente sotto tale aspetto, risolvendo definitivamente il costo
di strutture solo di facciata ed alleviando l'uso di energie vitali.
L'idea elementare di Hominibus assicurerebbe la cessazione
del richiamo dei famosi paradisi fiscali, il contributo più favorevole per investimenti
e consumi, l'annullamento del doppio vantaggio dell'evasore, la doppia fregatura per il Paese
ospitante l'evasore, mentre politici e magistrati dovrebbero assumere la mentalità
semplice, efficiente e sicura degli amministratori condominiali.
L'appello di Hominibus si rivolge ai politicanti affinché stimino
più importante realizzare ordinamenti rispettosi verso tutti i Cittadini, anche ove
sia possibile approfittare della scarsa sensibilità percettiva delle parti avverse, mentre verso
i magistrati è giustificata una maggiore aspettativa di equilibrio, avendo cultura
ed addestramento al confronto tra i diritti e i doveri delle parti.
Hominibus raccomanda l'attenta lettura della esposizione
introduttiva che mette in evidenza il gioco del gatto ed
il topo, dove, però, entrambi sembrano più compari
in una farsa che illustra la tragicità per grande
parte della Popolazione, succube di una
fiscalità favorevole ai Ceti più forti.
Insomma ...
"Non si può risolvere un problema con
lo stesso modo di pensare
che lo ha creato !"
(Einstein)
E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in
(in costruzione ed in associazione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)
Hominibus propone cose giuste, facili da fare,
sicuramente in nome di una idea onesta
per una società del 3° Millennio.
Traduciamola in realtà!
L'ITALIA
La prima Nazione nel Mondo
con il sistema fiscale patrimoniale,
anzi, condominiale, e la libera circolazione
della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!
Dunque, stare insieme, ma da pari, in un grande...
STATO CONDOMINIALE
con un Parlamento Popolare
per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,
che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...
MERCATO & FISCO PATRIMONIALE
in Italia entro il 2020, in Europa entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !
Egregi Signori, Voi che potete influenzare le coscienze,
è necessario ed urgente annullare il forte richiamo
dei paradisi fiscali, facili ricoveri generati dalla
connivenza, incapacità o stupidità politica.
Buon Lavoro, ...ai fianchi dei Ramarri!
Roma, 10 Marzo 2015
Hominibus
Movimento di opinione per la costruzione di una societa' onesta,
che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,
vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate