La faticosa riqualificazione degli allevatori mondiali di polli

(Il tentativo di esortare i piu' forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)

 

Perché Juncker NON dovrebbe dimettersi

Editoriale di Luigi Vicinanza (in rosso annotazioni di Hominibus)

Il presidente della Commissione non è inadatto a guidare l’Europa. Ha fatto del suo Paese un paradiso fiscale. Se rimane al suo posto non è messa in forse la credibilità di tutta la costruzione comunitaria. 
E si rafforza il rancore populista (presente nei Paesi dell'UE verso i governi nazionali, ma politicamente ignorato)

Il testo originale dell'editoriale

In un’Europa normale Jean-Claude Juncker si dovrebbe dimettere. Il notaio del rigore è inadatto a guidare la Commissione europea, il principale organo di governo dei 28 paesi aderenti all’Unione. È quanto sosteniamo, senza girarci intorno, con la copertina di questo numero. È la conseguenza del disvelamento dell’affare Lussemburgo di cui Juncker è l’artefice magico: LuxLeaks, come è stato ribattezzato dalla stampa internazionale. Per 18 anni primo ministro del Granducato, è presidente della Commissione da pochi giorni appena, sufficienti per trarne le conseguenze: se davvero avesse a cuore la credibilità e la tenuta delle traballanti istituzioni europee dovrebbe essere indotto a fare un passo indietro.

Pubblicati la scorsa settimana in esclusiva per l’Italia da “l’Espresso” (n. 45) in contemporanea con altre grandi testate europee come “Bbc”, “Guardian”, “Le Monde”, “Süddeutsche Zeitung”, i documenti riservati dimostrano come il Lussemburgo di Juncker sia stato un invidiabile paradiso fiscale per tante imprese internazionali, comprese le italiane finora emerse. Vantaggi legittimi in quanto la legislazione europea consente la concorrenza fiscale tra un paese e l’altro. Mentre vieta gli aiuti di Stato. E i “tax ruling” lussemburghesi potrebbero configurarsi come tali nei confronti di alcune aziende particolarmente beneficiate da una fiscalità generosa.

Ecco il punto: il rispetto delle regole. Se in questo caso il controllore dei parametri che a fatica tengono unita una comunità di 500 milioni di abitanti si è rivelato un abile manipolatore dell’interesse di una singola nazione, tutto rischia di saltare. Addio Maastricht; e forse non sarebbe un grande guaio. Ma innanzitutto addio a quell’idea di Europa solidale e giusta all’interno della quale il cittadino del Peloponneso e il cittadino delle Fiandre si sentano titolari di uguali doveri e uguali diritti. La realtà ci dice il contrario: la difformità del regime fiscale tra i paesi con la stessa moneta è una delle contraddizioni sempre più evidenti. Il caso del Lussemburgo, uno dei sei paesi fondatori dell’originario nucleo europeo, mette in luce mali vecchi e nuovi. «La politica economica dell’area euro resta appesa ai dogmi ragionieristici di contabili ottusi» scrive nella sua analisi Massimo Riva

Posti di fronte all’evidenza del caso Lussemburgo i popolari e i socialisti europei hanno assunto un atteggiamento attendista lasciando alla neo-commissaria per la concorrenza, la danese Margrethe Vestager, la responsabilità di verificare se di aiuti di Stato si può parlare. Così l’Eurodestra estremista di Marine Le Pen ha avuto gioco facile nel cavalcare il risentimento antieuropeo, diffuso in troppi paesi dell’Unione; chiede le dimissioni dell’ex premier del Granducato ma pensa all’Eliseo. I populisti - francesi o di casa nostra, fa poca differenza - hanno in odio l’Europa, furbi amministratori delle paure dei ceti più deboli. Il padano Matteo Salvini con sarcasmo l’ha ribattezzata Unione Sovietica.

Ma impressiona non meno la cecità delle classi dirigenti tra Bruxelles e Strasburgo. Hanno sempre più le sembianze della “casta”, quella che noi italiani abbiamo imparato a conoscere a nostre spese. Lontana dal sentimento del proprio elettorato, dallo spirito del tempo. L’Europarlamento come sovrastruttura tanto ingigantita quanto inconcludente del nostro più casalingo Montecitorio.

Anatra zoppa Juncker resterà probabilmente al suo posto per non turbare, per ora, gli equilibri faticosamente raggiunti nella spartizione del potere continentale. Eppure la credibilità delle istituzioni, se lasciasse l’incarico, se ne avvantaggerebbe. Convincendoci, almeno per una volta, che il rigore nordeuropeo è superiore al lassismo mediterraneo.

 

L’opinione di Hominibus

Se il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker,

è accusato di avere agito bene-male, secondo i punti di vista, come primo ministro del

Granducato del Lussemburgo, oggi, nella nuova posizione di responsabilità, potrebbe essere

utile per ripetere il miracolo, questa volta, però, a favore di tutta la Comunità Europea,

estendendo a tutto il mondo economico la stessa offerta di ‘EuLeaks’.

 

Ma, purtroppo, il problema non è posto in modo corretto, in quanto nei

singoli Paesi dell'Unione Europea hanno origine le condizioni per furberie del genere,

a causa della diversa valutazione per il trattamento fiscale tra redditi e ricchezza patrimoniale,

intesa, quest'ultima quella parte reale, fatta di beni materiali, residente e, quindi, non

facilmente trasferibile, che costituisce struttura di produzione e lavoro.

 

Quindi, alla base del problema c'è una predisposizione a favorire impianti,

per procurare occupazione, ma c'è anche una imposizione fiscale che pretende di fare

bene due cose insieme, con il risultato di offrire territorio a basso costo di mercato e fiscalità

agevolata, ma, accettando la concorrenza fiscale internazionale, anche all'interno della

Comunità Europea, permette di scegliere la domiciliazione più conveniente.

 

Così, il Paese che premia l'insediamento ne sopporta tutte le conseguenze

ambientali, mentre, nel caso del Lussemburgo, i cieli saranno liberi da fumi perniciosi,

il traffico di aria e di terra non saranno oberati dal trasporto pesante delle industrie, le casse

erariali del Granducato traboccheranno al semplice e dolce tintinnio di denari puliti,

raccogliendo i risultati dalle varie aree operative tramite bilanci corporativi.

 

Per questi diversi destini tra Paesi ospitanti, ma anche per motivi più forti,

a causa della necessità di assicurare una migliore distribuzione degli onori ed oneri

del lavoro, in generale, è urgente eliminare l'imposizione fiscale sulla ricchezza finanziaria e

concentrare il prelievo su quella reale, mobile, immobile, commerciale, industriale,

che svuoterebbe di significato il bilancio consolidato nel Paese d'elezione.

 

Lo svuotamento sopra indicato avverrebbe mediante la valorizzazione di

impianti locali al valore di mercato, che permetterebbe di incorporare, sul posto,

parte del reddito che, oggi, ha rilievo solo a livello centrale, essendo riportati al valore di

costo, in genere molto più basso, specialmente in attività di successo, rendendo

meno interessanti i bilanci riepilogativi ed il ruolo di eventuali 'EuLeaks'.

 

Concludendo, il Signore in questione ha fatto il Suo dovere nella posizione

precedente, non avendone colpa alcuna, ed oggi potrebbe svolgere altrettanto utile

ruolo favorendo insediamenti nella Comunità Europea, ma sarebbe molto più conveniente

per tutto il genere umano se si smettesse di usare due pesi e due misure per redditi

e patrimoni, utilizzando esclusivamente i secondi, ma al valore di mercato.

 

Insomma, ...

 

"Non si può risolvere un problema con

 lo stesso modo di pensare

che lo ha creato !" 

(Einstein)

 

E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in

www.parlamentopopolare.it

(in costruzione, attendendo l'occasione delle prossime elezioni)

Hominibus propone cose giuste, facili da fare,

sicuramente in nome di una idea onesta

per una società del 3° Millennio. 

Traduciamola in realtà!

L'ITALIA

La prima Nazione nel Mondo

con il sistema fiscale patrimoniale,

anzi, condominiale, e la libera circolazione

della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!

 

Dunque, stare insieme, ma da pari, in un grande...

STATO CONDOMINIALE

con un Parlamento Popolare

per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,

che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...

MERCATO  &  FISCO PATRIMONIALE

in Italia entro il 2020, in un'Europa condominiale entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !

 

 

Roma, 17 Novembre 2014

Hominibus

Movimento di opinione per la costruzione di una societa' onesta,

che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,

vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate

 

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