(Il tentativo di esortare i piu' forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)
Dopo questi 'fantastici" trentenni, si passerà agli adolescenti, o è meglio prenderli in culla
per essere certi che non siano già tarati?
Nuovo Senato: accordo raggiunto. Renzi: "Intesa straordinariamente importante"
Un
primo passo, il sì della commissione Affari Costituzionali del Senato alle
riforme costituzionali, è stato fatto. Un secondo arriverà lunedì in Aula
portandosi appresso un grappolo di nodi ancora irrisolti che ne rallenteranno
l'iter. Ma il premier Matteo Renzi può comunque esibire un'intesa, "straordinariamente
importante che, dopo tanti anni di ritardi, arriva ad un ritmo veramente giusto,
senza corse e con tempi regolari, anche se noi, abituati ai ritardi, siamo i
primi a stupirci di una velocità che è normale". Quanto alle
accuse di autoritarismo, Renzi ne ride "tanta e' la loro assurdità". Attacca i
"gufi" e avverte:"Non ho paura del voto dell'Aula". "Abbiamo fatto un passo
avanti importante sul percorso delle riforme, con una condivisione per la prima
volta così larga tra maggioranza e opposizione" si rallegra il ministro Maria
Elena Boschi, gettandosi dietro le spalle lo stop and go durato molte ore su uno
dei punti piu' controversi del ddl, l'elezione indiretta dei senatori da parte
dei consigli regionali, su base proporzionale. La battaglia per cambiare
formulazione al testo precedente - "scandaloso" per Ncd, Lega, Sel - passa anche
attraverso una trattativa 'segreta' del governo con i partiti più piccoli sull'Italicum
e sull'abbassamento delle soglie di sbarramento decisive per la loro
sopravvivenza.
La riforma resta un terreno resta minato - La riforma costituzionale che il Parlamento discute da trent'anni dunque alla fine arriverà, ma il terreno resta minato. Lo dimostrano il nervosismo dentro Forza Italia (con la richiesta di rinvio da parte di 22 senatori azzurri 'ribelli' che impegna Denis Verdini, 'garante' del Patto del Nazareno, in una faticosa mediazione) o l'insofferenza della Lega (con il ritiro della firma da uno degli emedamenti dello stesso relatore Calderoli) o le riunioni ad oltranza dei grillini, determinati a saldare in Aula un vasto fronte ostruzionistico. "L'approvazione delle riforme e' tutt'altro che scontata", fa da guastatore il grillino Luigi Di Maio, in ritrovata sintonia con Beppe Grillo.
Il premier punta su un'intesa complessiva - Per Matteo Renzi sarebbe stato importante poter esibire il 16 a Bruxelles, alla cena dei capi di Stato e di Governo del Consiglio Europeo, una maggiore compattezza e magari i primi sì sul ddl Boschi. Ma l'ipotesi è ormai esclusa. Almeno tre sedute ad oltranza, dalle 11 alle 22, serviranno a presentare e votare gli emendamenti e, visti i nodi ancora tutti da sciogliere, al premier non resterà che puntare su un'intesa complessiva comunque raggiunta, per quanto faticosamente, in virtù della sua forza e della debolezza degli altri attori in scena. "Si compie un importante passo avanti per il Paese sul cammino del cambiamento", rimarca il Pd con i vicesegretari Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini, certi che la fronda in Forza Italia e negli altri partiti si affievolirà come già è accaduto al Nazareno.
Cento membri non più eletti direttamente dagli italiani - Resta il fatto che non è indolore il parto che porta la Affari Costituzionali di Palazzo Madama a licenziare il ddl sul nuovo Senato di 100 membri (non più eletti direttamente dagli italiani), che cambia le regole di elezione del Capo dello Stato (favorendo le larghe intese), alza ad 800 mila il numero di firme necessarie per referedum abrogativo (contro le attuali 500 mila), cancella il bicameralismo perfetto. Intanto slitta il primo sì definitivo dell'Aula del Senato al ddl Boschi - ieri previsto per il 17 luglio - e va registrata la maliziosa lettura di quanti, in Parlamento, vedono nel rinvio la precisa volonta' di legare i tempi dello storico primo via libera alle riforme costituzioni alla sentenza di appello sul processo Ruby, che Silvio Berlusconi attende per il 18 luglio.
11 luglio 2014 Redazione Tiscali
L'opinione di Hominibus
Perché questi quattro baldi, volenterosi e irrestistibili Giovani
non si rendono conto della necessità di passare la mano al Popolo Italiano,
cominciando a mettere in discussione una condizione che potrebbe invalidare buona
parte delle presunte conclusioni, essendo quella di volere ancora affidarsi
alla rappresentazione politica mediante le formazioni partitiche?
Perché, dato il clima di grande incertezza e sfiducia, risultante
dalla lettura dei dati relativi all'affluenza alle urne, che ha documentato una
partecipazione appena superiore al 50%, e ha dato luogo alla formazione dell'attuale
governo, sostenuto da forze politiche che potrebbero agire in nome di una
minoranza effettiva, allora, non andare nuovamente alle urne?
In tal caso, sarebbe urgente mettere in discussione la questione
relativa alla chiusura di tutte le formazioni partitiche, con la liquidazione del
patrimonio, facendone confluire il ricavato in un Ente benefico, che avrà il compito di
assistere i Cittadini più bisognosi, che, probabilmente, potrebbero in buona
parte coincidere con le vittime delle disastrose amministrazioni.
Nella stessa tornata di consultazione sarebbe conseguente e
necessario proporre la votazione diretta dei Cittadini su tutti gli argomenti
di interesse generale, per i quali sia possibile ridurre le ipotesi di voto in un numero
limitato, mentre per gli argomenti più articolati ammettere l'indicazione di
un delegato, che, con obolo volontario, ne assume l'incarico.
Questa formula dovrebbe essere estesa per eleggere tutti i
Rappresentanti in assemblee comunali, provinciali, regionali, nazionali ed
internazionali, realizzando, finalmente, una rappresentanza diretta dei Cittadini che
esclude gli onerosi partiti con incarichi facili da dare ma anche da togliere,
assicurando proporzionalità e cancellando soglie e premi!
A questo punto, sarebbe opportuno mettere a votazione
la soppressione del Senato della Repubblica, perché, se il motivo che ne
sosteneva l'esistenza era la rappresentanza territoriale, questo avverrebbe con la
stessa composizione della Camera dei Deputati con i Delegati più votati, in
proporzione alla popolazione locale avente diritto al voto.
Quindi, un Parlamento con un'unica Camera dei Deputati,
tutti professionisti amministrativi, che sappiano valutare le soluzioni da
dare ai vari problemi, assicurando quei meccanismi che consentano l'adeguamento
continuo tra i costi e i servizi resi alla Cittadinanza, predisponendo una
seria revisione del sistema impositivo per spese indivisibili.
Di conseguenza, è indiscutibile l'immediato abbandono del
sistema fiscale attuale, grottesco residuo di una mentalità arrogante ed
egoista, che deve essere sostituito dall'elementare imposizione sulla ricchezza reale,
costituita dai beni mobili, immobili, civili, commerciali, industriali, religiosi
non destinati al culto, escludendo la ricchezza finanziaria.
Quest'ultima deve essere considerata uno strumento di uso
sociale che diventa imponibile nel momento in cui si trasforma in beni,
ma solo e quando sono residenti, in quanto solo in tal caso richiedono quei servizi
di difesa della proprietà, di ordinario e pacifico godimento, consentendo
la eliminazione delle imposte sui redditi ed i valori aggiunti.
Comunque, a prescindere dalla destinazione dei prodotti,
l'imposizione sulle aziende fa riferimento al loro valore di mercato relativo
a stabilimenti, impianti, attrezzature, capacità di concorrere, tutti elementi riepilogati
dall'interesse degli operatori, resi disponibili tramite l'istituenda Borsa dei
Cespiti fiscali, che gestirebbe eventuali offerte di acquisto.
E' urgente, dunque, disinnescare l'impeto di questi baldi e
volenterosi Giovani al Governo della Repubblica, affinché si rivoluzioni
innanzitutto la mentalità fiscale, mettendo da parte la sbandierata dichiarazione dei
redditi con modello pre-compilato dallo Stato, che significherebbe solo
volontà di insistere nella tracotante scorrettezza di conto.
Concludendo, la riduzione dei tempi decisionali non sono,
necessariamente, dei segnali di buon funzionamento
del Governo, anzi, potrebbe essere il sintomo
di grave inadeguatezza a sondare la vera
profondità dei problemi, spingendo
ad assumere atteggiamenti
solo di finta efficienza!
Insomma,...
"Non si può risolvere un problema con
lo stesso modo di pensare
che lo ha creato !"
(Einstein)