CITTA' DEL VATICANO - Non ha parlato a
braccio questa volta. Papa Francesco ha scritto e tracciato
i contorni del suo pontificato con l'Esortazione apostolica
'Evangelii Gaudium' pubblicata oggi. Il lungo documento
sulla chiesa che verrà, è stato già
consegnato simbolicamente a un
vescovo, a un sacerdote e a un diacono, durante la messa
conclusiva dell'Anno della fede. Una serie di
puntualizzazioni, richieste. Sfide.
Quella che vuole di Bergoglio è una chiesa aperta. Pronta a cambiare per prima: "Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato" postula nel paragrafo 32. "Siamo avanzati poco", constata il Papa, nel senso richiesto da Wojtyla con la "Ut unum sint" del '95. L'auspicio del Concilio sul contributo delle Conferenze episcopali e una collegialità concreta, "non si è pienamente realizzato".
"Prudenza e audacia", scrive Francesco e ribadisce quello che diceva a Buenos Aires: "Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti".
Tra le sfide il Papa non tralascia l'attuale sistema economico che è "ingiusto alla radice". "Questa economia uccide", fa prevalere la "legge del più forte, dove il potente mangia il più debole". La cultura dello "scarto" ha creato "qualcosa di nuovo", "gli esclusi non sono 'sfruttati' ma rifiuti, 'avanzi'". C'è la "nuova tirannia invisibile, a volte virtuale", di un "mercato divinizzato" dove regnano "speculazione finanziaria", "corruzione ramificata", "evasione fiscale egoista".
Poi comincia a chiedere. L'appello parte da una chiesa che sia in grado di lottare contro la "mondanità spirituale che si nasconde dietro apparenze di religiosità", arriva a mostrare il "dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa" e a toccare anche la politica. "Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l'apparenza dei mali del nostro mondo. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune", ha scritto Francesco. "Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato".
"La crescita in equità esige qualcosa di più. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l'economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi".
Quella che vuole di Bergoglio è una chiesa aperta. Pronta a cambiare per prima: "Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato" postula nel paragrafo 32. "Siamo avanzati poco", constata il Papa, nel senso richiesto da Wojtyla con la "Ut unum sint" del '95. L'auspicio del Concilio sul contributo delle Conferenze episcopali e una collegialità concreta, "non si è pienamente realizzato".
"Prudenza e audacia", scrive Francesco e ribadisce quello che diceva a Buenos Aires: "Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti".
Tra le sfide il Papa non tralascia l'attuale sistema economico che è "ingiusto alla radice". "Questa economia uccide", fa prevalere la "legge del più forte, dove il potente mangia il più debole". La cultura dello "scarto" ha creato "qualcosa di nuovo", "gli esclusi non sono 'sfruttati' ma rifiuti, 'avanzi'". C'è la "nuova tirannia invisibile, a volte virtuale", di un "mercato divinizzato" dove regnano "speculazione finanziaria", "corruzione ramificata", "evasione fiscale egoista".
Poi comincia a chiedere. L'appello parte da una chiesa che sia in grado di lottare contro la "mondanità spirituale che si nasconde dietro apparenze di religiosità", arriva a mostrare il "dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa" e a toccare anche la politica. "Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l'apparenza dei mali del nostro mondo. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune", ha scritto Francesco. "Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato".
"La crescita in equità esige qualcosa di più. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l'economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi".
La ricchezza. I poveri, che Francesco vuole al centro del suo pontificato. La loro "inclusione sociale". "Ascoltare il grido dei poveri" è una raccomandazione che il Pontefice fa propria accogliendola dalle indicazioni di molti episcopati al Sinodo che si è svolto in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema 'La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede'. "La necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere: finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. La 'inequidad' è la radice dei mali sociali". Secondo il Papa "i piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie". Mentre "la dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall'esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale".
"E' un messaggio così chiaro, così diretto, così semplice ed eloquente, - ha sottolineato il Papa latinoamericano - che nessuna ermeneutica ecclesiale ha il diritto di relativizzarlo. La riflessione della Chiesa su questi testi non dovrebbe oscurare o indebolire il loro significato esortativo, ma piuttosto aiutare a farli propri con coraggio e fervore. Perché complicare ciò che è così semplice?".
Gli ultimi. "L'opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via", ha continuato Bergoglio citando la critica di san Paolo agli stili dei vita dei pagani, ha "una notevole attualità nel contesto presente, dove tende a svilupparsi un nuovo paganesimo individualista; la bellezza stessa del Vangelo - ha concluso - non sempre può essere adeguatamente manifestata da noi, ma c'è un segno che non deve mai mancare", e questo segno è l'opzione per gli ultimi.
Da L'Espresso online - 26/11/2013
...
La speranza di Hominibus
Caro Pontefice Francesco, al
secolo Iorge Mario Bergoglio,
in occasione del 3° Festival
della dottrina sociale della Chiesa, fino al 24 u.s. a
Verona,
Lei ha dichiarato che per
il mercato la solidarietà è quasi una parolaccia,
mentre nella esortazione
"Evangelii Gaudium", appena
pubblicata, insiste nell'indicare, ancora, il mercato
come
l'origine di tutti mali
sopportati dalle popolazioni più deboli,
Caro Pontefice Francesco, al secolo Iorge
Mario Bergoglio,
sfogliando il documento appena emesso, nella
speranza di poter individuare proposte
della Chiesa per contrastare la forza
dirompente del mercato, indicato come il male
assoluto, non
si può evitare d'essere delusi nel dover
rilevare di essere di fronte al consueto approccio,
non molto più efficace di quello della
politica prevalente.
Caro Pontefice Francesco, al secolo
Iorge Mario Bergoglio,
la Chiesa è titolare di un immenso
patrimonio di cui fa un uso molto discutibile,
proprio
per la pretesa di volerlo considerare
estraneo alle logiche di mercato, a motivo della
destinazione
a favore dei presunti beneficiari,
indicati nelle persone bisognose, nell'esercizio
di una
solidarietà che non presenta il vero
costo di tale attività.
Caro Pontefice Francesco, al secolo
Iorge Mario Bergoglio,
la Chiesa deve provare ad
immergersi, non solo con lo spirito, ma
anche con il corpo,
nelle dinamiche economiche della
società civile, distogliendo lo sguardo dal
Cielo, per volgerlo
sulla Terra, con sincera intenzione
e buona volontà di capirne le reali
problematiche,
che possono essere risolte anche in
presenza di vocazione.
Caro Pontefice Francesco, al
secolo Iorge Mario Bergoglio,
la Chiesa ha la secolare abitudine
di ignorare gli obblighi della giusta
partecipazione
alle spese comuni indivisibili della
società civile, è destinataria di cospicui
contributi, sia da parte
di Enti pubblici, sia da privati
che sperano di salvare l'anima, ed è
esonerata dal dare
conto ad alcuna Entità superiore
umana dell'uso che ne fa.
Caro Pontefice Francesco, al secolo
Iorge Mario Bergoglio,
la Chiesa svolge, quindi, la
funzione di raccolta delle risorse offerte
spontaneamente
e di impiego, al di fuori, però, di
uno stringente conto economico, che
imporrebbe il confronto
tra costi e ricavi di un incerto
servizio di solidarietà, trasformandolo
veramente in una
parolaccia, se non adeguato al
vituperato esame di mercato.
Caro Pontefice Francesco, al
secolo Iorge Mario Bergoglio,
la Chiesa dovrebbe ampliare
l'analisi della attività svolta nel
mondo, perché potrebbe
risultare addirittura dannosa
per l'economia mondiale, estraniandosi
dall'obbligo aggiuntivo
di sottoporsi al corretto
prelievo fiscale, aspetto completamente
eluso nel documento
emesso, ma che rappresenterebbe
la sanatoria necessaria.
Caro Pontefice Francesco, al
secolo Iorge Mario Bergoglio,
basterebbe, quindi,
adeguarsi al funzionamento della
Società civile, con la possibilità
di rendersi conto che il
Mercato è l'espressione della vera
Democrazia, dando, però, un aiuto
prezioso nel convincere la
classe politica a collegare in modo
indissolubile la ricchezza
reale con l'imposizione
fiscale, il vero tabù per i
Governanti.
Caro Pontefice
Francesco, al secolo Iorge Mario
Bergoglio,
il mercato, in assenza
di un corretto assoggettamento
al valore risultante dal
confronto
effettivo della domanda
ed offerta, è la causa degli
indebiti, noti arricchimenti ed
impoverimenti,
che non possono essere
governati dai regolamenti
tampone praticati dagli
improvvisati
responsabili politici,
inadatti o mossi da personali
interessi.
Caro Pontefice
Francesco, al secolo Iorge
Mario Bergoglio,
Lei ha un potere
immenso, esercitato nella
Comunità mondiale, che può
essere di grande
aiuto nel fare
affermare una logica fiscale
capace di assicurare il
reciproco rispetto tra i
Cittadini,
appartenenti ai
diversi ceti sociali,
prendendo ad esempio i
condomìni, le cui regole
sono
applicabili anche a
Comuni, Province, Regioni,
Stati,.., Chiese.
Caro Pontefice
Francesco, al secolo
Iorge Mario Bergoglio,
come avviene nei
condomìni, non interessa
la dinamica complessa
della formazione del
reddito del
singolo Condòmino, ma,
molto più semplicemente,
l'area posseduta e,
quindi, la parte
privatizzata,
che rappresenta il
risultato concreto,
riepilogativo di una
infinità di singole
attività
economiche, molto
difficili da rilevare ed
interpretare.
Caro
Pontefice Francesco,
al secolo Iorge
Mario Bergoglio,
Hominibus La
prega di prendere
in considerazione il
formidabile
binomio
Mercato-Fisco,
come l'insieme
strategico di
interesse privato
(Mercato) e pubblico
(Fisco), capace di
governare
Comunità di
qualsiasi dimensione,
assumendo la
delicata funzione di
asse giroscopico,
perché
assicura
l'equilibrio
necessario alla
stabilità sociale.
Caro
Pontefice
Francesco, al
secolo Iorge
Mario Bergoglio,
la
Chiesa si
preoccupi del
soccorso ai
bisognosi,
ma usi
la Sua forza per
migliorare i
Governi,
affinché
sia ridotta la
necessità di
intervenire,
prevenendo.
Grazie e
lunga vita
a ...
PAPA
FRANCESCO!
Insomma,
...
"Non si può risolvere un problema con
lo stesso modo di pensare
che lo ha creato !"
(Einstein)
E' necessario cambiare radicalmente metodo, come è indicato in
(in costruzione. Rimandata apertura in vista delle prossime elezioni)
Hominibus propone cose giuste, facili da fare,
sicuramente in nome di una idea onesta
per una società del 3° Millennio.
Traduciamola in realtà!
L'ITALIA
La prima Nazione nel Mondo
con il sistema fiscale patrimoniale,
anzi, condominiale, e la libera circolazione
della ricchezza finanziaria, grande risorsa sociale!
Dunque, stare insieme, ma da pari, in un grande...
STATO CONDOMINIALE
con un Parlamento Popolare
per consentire finalmente la partecipazione diretta di tutti i Cittadini,
che avranno ruolo attivo, anche amministrativo, all'insegna del binomio ...
MERCATO & FISCO PATRIMONIALE
in Italia entro il 2020, in un'Europa condominiale entro il 2030, nel Mondo entro il 2050 !
Roma 27 Novembre 2013
Hominibus
Movimento di opinione per la costruzione di una societa' onesta,
che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,
vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate.