Il giorno dopo la conferenza
stampa del premier uscente, i segretari di Pd e Pdl
iniziano a riflettere sulle conseguenze di quel “non mi
candido ma farei ancora il presidente del Consiglio” col
quale Mario Monti ha preso congedo, temporaneamente,
dagli italiani. E se Alfano senza mezzi termini afferma
che il Professore vuole smembrare Pdl e Pd, Bersani, al
di là delle dichiarazioni ufficiali, inizia a vedere gli
effetti del nascente partito montiano, primo fra tutti
la fuoriuscita di Pietro Ichino.
I timori di Bersani si
realizzano - Da mesi il leader Pd ripete ai suoi di
non cantare vittoria: "Vedrete, faranno di tutto per
impedirci di vincere. C'è un buon pezzo dell'establishment
che non vuole che siamo noi a sedere su quella poltrona". Le
carte gettate sul tavolo da Mario Monti confermano questi
timori, anche se il premier ha comunque concesso qualcosa al
Pd: i democratici sono stati riconosciuti interlocutori per
la prossima legislatura, nel colloquio con Eugenio Scalfari
su Repubblica, e il Professore ha comunque riconosciuto la
serietà di Bersani. Ma se le bastonate a Berlusconi erano
quello che Bersani voleva, gli attacchi alla Cgil e a Sel
rappresentano i timori che il leader Pd covava: attaccando
Camusso, Vendola e persino Fassina, Monti incrina
l'impalcatura sulla quale Bersani ha costruito la sua
candidatura a premier e rischia di far perdere voti a
sinistra al Pd. Un disegno centrista classico, per Bersani,
"vuole scomporre anche il centrosinistra", un disegno
"vecchio" che ha "il fiato corto".
La conta nel Pd - Il
leader Pd però vuole evitare lo scontro con Monti, l'Unità
parlava di “Appuntamento col Professore” e Bersani sa di non
potersi permettere di entrare in rotta di collisione con
lui. Non solo, Bersani vuole evitare di fare da cassa di
risonanza a quello che, a questo punto, è un concorrente per
la campagna elettorale e per palazzo Chigi e la consegna
affidata ai dirigenti Pd è: parlate di Monti il meno
possibile. Quindi, le parole dette in pubblico, fredde, che
contengono il succo del pensiero bersaniano: ha scelto di
contarsi, vedremo chi ha più filo da tessere. "Quanto ai
temi di merito indicati da Monti, ci stiamo lavorando da
anni con proposte precise in vista di una riscossa italiana
fondata su moralità e lavoro. Ascolteremo dunque con grande
attenzione e rispetto le proposte di Monti sia laddove
coincideranno con le nostre, sia laddove se ne
allontaneranno. Quanto alle prospettive politiche, già da
oggi la parola passerà agli italiani".
I viaggi di Bersani
all’estero resi vani dalla critiche di Monti a Sel e Cgil
- La verità, però, è che il leader Pd è molto più irritato
di quanto vuole dare a vedere, considera un colpo basso la
mossa di provare a scompaginare il centrosinistra e persino
il Pd. Quella frase del premier sui democratici “montiani”
che potrebbero lasciare il partito non l'ha proprio
apprezzata, così come non gli è piaciuto il riferimento alle
"posizioni articolate" del Pd sui temi economici. Un disegno
neo-centrista, appunto, di chi punta a infilare un cuneo tra
Bersani e Sel, tra il Pd e la Cgil, "storicamente vicini",
come ha detto ieri Monti. Il Pd deve cercare di far finta di
non sentire gli attacchi a Sel e Cgil, se vuole evitare di
scontrarsi apertamente con il Professore e spostarsi a
sinistra. Bersani ha speso le ultime settimane ad
accreditarsi con mercati e cancellerie e una svolta a
sinistra non può permettersela, salvo offrire ai centristi
un ulteriore argomento a sostegno della tesi che vorrebbe
inaffidabile l'alleanza Pd-Sel.
Monti sleale -
Inoltre, l'operazione-Monti potrebbe essere attrattiva per
pezzi del Pd stesso. Ecco, questo il leader Pd proprio non è
disposto ad accettarlo, un conto è che Monti decida di
presentare la propria "agenda al vaglio degli elettori",
altra cosa è che lavori per disarticolare un partito che ha
sostenuto il governo "con lealtà e coerenza anche nei
momenti e nelle condizioni più difficili". Una slealtà,
secondo Bersani. Ma adesso inizia la campagna elettorale e,
come dicono i suoi, "conteranno i voti".
Alfano: premier ingeneroso
con Cavaliere - Pure Angelino Alfano deve fare i
conti con qualche fuoriuscita verso il neo-centrismo
montiano. "Sono stato io presente e testimone quando nel
corso di una cena a Palazzo Chigi non troppo tempo fa,
Berlusconi propose a Monti di essere lui il federatore dell'
intera area moderata alternativa alla sinistra", e il
premier "certo non mi parve turbato, però ricordo che parlò
di una scomposizione del bipolarismo, della necessità di
smembrare il Pdl da una parte e il Pd dall'altra. Laddove
ciascuno di noi, cerca legittimamente di rafforzare la
propria area", afferma alla Stampa il segretario del Pdl che
su Monti spiega: "Non è corretto trasferire sul piano
personale le critiche a certe decisioni politiche", "lo
sfogo di Monti mi è parso ingeneroso nei confronti di
Berlusconi". "Sono stati tredici mesi di collaborazione e di
rapporti personali cordiali - prosegue Alfano. - Per cui le
parole del presidente del Consiglio sono state connotate a
mio avviso da un eccessivo livore, soprattutto nei confronti
di Berlusconi, che mai mi sarei aspettato. Anche sotto il
profilo umano". "Ho l'impressione - osserva poi Alfano - che
il Professore sia pronto a dare un aiutino alla sinistra ma
noi faremo di tutto per tornare al governo".
24 dicembre 2012 Redazione
Tiscali