La faticosa riqualificazione degli allevatori di polli
(Il tentativo di esortare i più forti, perché possano riuscire a condurre tutti sulla retta via)
 
(Dal regalo di un libro, la prova del lungo cammino necessario per giungere ad un fisco decente)

Ecco come un Allevatore, autore del libretto sotto indicato, parla di patrimoniale:

 
 
La introduzione di Francesco GIAVAZZI

Docente di Politica economica della Bocconi

 

Il nostro debito pubblico è salito dal 60 per cento del Pil nel 1980 al 120 per cento dieci anni più tardi.

E se negli anni Novanta le privatizzazioni hanno ridotto il debito di dieci punti in rapporto al Pil, abbassandolo in poco più di un quinquennio dal 117 al 107 per cento, quel beneficio ce lo siamo «mangiati» nel decennio successivo e il debito è oggi tornato al 118 per cento.

 

Può servire in questo contesto una patrimoniale? Luigi Einaudi, nel marzo del 1946,  scrive:

 

 <<Il miracolo che l' imposta patrimoniale è chiamata a compiere in Italia è davvero grande: nientemeno che mutare a fondo la psicologia del contribuente. ... Essa, infatti, dice:

"Vivi sicuro e fidente. Io vengo fuori ad intervalli rarissimi, dopo una grande guerra, nel 1920 e poi, forse, nel 1946, per mettere una pietra tombale sul passato e liquidare il grosso delle spese derivanti dalla guerra. Per l' avvenire tu pagherai solo le imposte ordinarie che tu stesso, per mezzo dei tuoi mandatari in parlamento, avrai deliberato per far fronte alle spese correnti dello stato. Saranno alte o basse a seconda che tu vorrai. Se tu amministrerai bene le cose tue non saranno mai gravose" ...

Il miracolo che la straordinaria patrimoniale deve compiere ... è dare per la prima volta ai contribuenti italiani, coi fatti e non con le prediche di noialtri economisti, la sensazione precisa che si vuol mutare rotta ... che è finita l' era lunga (1860-1945) dell' incremento continuo ed esasperante delle imposte ordinarie sul reddito. Gli aumenti saranno d' ora in poi riservati ai momenti di pericolo, alle grandi opere trasformatrici. Anche gli italiani sono disposti a veder raddoppiate, triplicate le aliquote quando la patria fa ad essi appello per una causa giusta. Ma perciò occorre che il peso dell' insieme delle molte inspiegabili imposte sul reddito sia ridotto ad un limite ragionevole>>.

 

Le condizioni dell' Italia nel 2011 sono molto distanti da quelle che Einaudi riteneva giustificassero un' imposta patrimoniale. Quante volte questa classe politica ha annunciato di voler «cambiare rotta»? Quante volte ha promesso che le tasse d' ora in poi sarebbero state «alte o basse a seconda che tu vorrai», «mai gravose» e che «è finita l' era lunga dell' incremento continuo ed esasperante delle imposte»? Quale è stata «la guerra», quali «le grandi opere trasformatrici» che stanno a fronte del nostro debito, salito dal 60 per cento del pil nel 1980 al 120 dieci anni più tardi? Negli anni Novanta le privatizzazioni ridussero il debito di dieci punti in rapporto al pil, abbassandolo in poco più di un quinquennio dal 117 al 107 per cento. Ma quel beneficio ce lo siamo «mangiati» nel decennio successivo e il debito è oggi tornato al 118 per cento. Altro che «mutare rotta» e por fine «all' era lunga dell' incremento continuo ed esasperante delle imposte»: venduti i gioielli di maggior valore, la spesa al netto degli interessi ha ricominciato a crescere (sale dal 41 al 46 per cento del pil nel decennio successivo alle privatizzazioni) e cresce di un punto (dal 45 al 46 per cento) anche la pressione fiscale. Questi governanti hanno perduto la fiducia dei contribuenti. Non la riguadagneranno con una patrimoniale, il cui beneficio oggi farebbe la fine delle privatizzazioni degli anni Novanta. Per riguadagnare la fiducia è necessario dimostrare, anno dopo anno, di essere capaci di produrre quegli avanzi di bilancio che sono necessari per sostenere il debito. A questo scopo, tassare i redditi da capitale alla stregua di ogni altro reddito (cioè non con un' aliquota separata, bensì sommandoli agli altri redditi) non solo sarebbe equo, ma aiuterebbe anche a produrre quegli avanzi di bilancio.

 

E la patrimoniale?

Lasciamola, come scrive Einaudi, per il giorno in cui avremo governanti

sulla cui credibilità nessun contribuente potrà nutrire dubbi - se mai verranno.

 

La riflessione di Hominibus

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica

alla Università Bocconi, oggi attuale consigliere del Presidente del Consiglio

 dal  maggio 2012 in qualità di esperto alla 'spending review' della spesa pubblica,

leggendo i Suoi commenti che concludono, d'accordo con Einaudi, di lasciare il ricorso

 alla patrimoniale a quando il Paese avrà governanti credibili, stimola il Suo lettore

di chiederLe, dato il ruolo che oggi ricopre, di assumersi l'onere, per la parte

che Le compete, di fare uno sforzo personale di governante credibile.

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica,

vista la Sua specifica competenza, se Lei decidesse di prendere in serio esame

la proposta di Hominibus, ampiamente illustrata da un decennio in www.hominibus.it,

che consiste nella rivoluzione del sistema fiscale, da compiere entro il 2020 in Italia, 2030

in Europa, 2050 nel Mondo, e che può realizzarsi cogliendo una serie importante di

obbiettivi, tra cui una 'spending review' che migliori la qualità della vita sociale,

perché mette finalmente d'accordo in modo naturale tutti gli Interessati.

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica ,

la patrimoniale di Hominibus salta a piè pari i problemi che assillavano Einaudi,

ne amplia l'applicazione fino a promuoverla come permanente e non straordinaria,

in totale sostituzione di qualsiasi altra imposta a copertura delle spese comuni indivisibili,

mandando in soffitta oneri su qualunque reddito e rendita varia e per trasferimento

di beni di qualsiasi tipo, dagli immobili, ai beni di consumo, alle successioni, ai

servizi, realizzando semplicità, onestà, risparmio, certezza di partecipare.

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica,

se Hominibus avesse i Suoi titoli professionali e di incarichi già ricoperti, non

avrebbe bisogno di Lei, ma purtroppo il mondo va così, se si evita di andare contro

il sistema e si pensa che altri, al posto nostro, potrebbero prendersene carico, pertanto

non rimane che trovare personalità ancora sensibili (certo, anche Einaudi poteva

mostrarsi un pò più disponibile). Tenendo conto dei molti decenni trascorsi e

sperando in una minima progressione umana, Lei potrebbe andare bene.

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica ,

se accettasse l'incarico, Lei non dovrebbe fare altro che rileggersi il materiale

disponibile in internet, perché non può recuperare nulla di tutto quello che è il Suo

bagaglio professionale, utile solo per apprezzare la enorme differenza tra la indecenza

dell'attuale sistema fiscale e la stupefacente efficienza di una modalità che si affida

al genuino e spontaneo interesse del Cittadino, che permetterà, allorché andrà

a regime, di smantellare strutture pubbliche da sempre solo d'ingombro.

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica,

alle future amministrazioni pubbliche basterà definire l'ammontare della spesa

e dividerla per la ricchezza censita sul territorio per ottenere l'unica percentuale che

si dovrà applicare alla ricchezza reale, mobile, immobile, civile, commerciale, industriale,

a beni che avranno pubblicità nella Borsa dei Cespiti fiscali (B.C.F.), perno centrale

della Amministrazione, dove si concentrerà il flusso delle operazioni relative a

compravendite, recanti i valori imponibili, soggetti a controllo pubblico.

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica,

all'epoca di Einaudi non era ancora affermato il concetto di parità nei confronti

del Fisco per tutti i Cittadini, la Repubblica era stata appena proclamata ed i problemi

maggiori erano quelli di sopravvivere allo scempio di una guerra stupida, provocata da

Capi di Stato deliranti, mentre oggi viviamo in un mondo che ha soddisfatto i bisogni

primari e secondari, e si trova già di fronte ad un eccesso di comodità, di cui

non riesce a coglierne l'adeguata utilità per difetto della volontà politica. 

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica,

oggi, anche nei Paesi a basso reddito, gli operatori economici hanno attrezzato

di strumenti elettronici anche chi trova a stento i mezzi per sfamarsi, mentre nei nostri

Paesi si usano in modo distorto, per distrarre, per giocare e non disturbare il Manovratore,

quando potrebbero essere strategici per ridurre la filiera della rappresentanza politica e

concedere a tutti i Cittadini, con un semplice gesto, partecipare in maniera attiva,

riducendo la dipendenza da un manipolo di Politicanti, liberi di sbagliare.

 

Egregio Signor Francesco GIAVAZZI, professore di Politica Economica,

l'elenco delle cose da fare è lungo, ma scaturisce da un'unica affermazione che

consiste nel gridare in pubblico che è giunto il momento di cambiare le regole di gioco

e riconoscere l'urgenza di adottare sistemi capaci di eliminare i comportamenti privati che

aggirino le disposizioni pubbliche, adottando gli interessi privati come primari rispetto

ai pubblici, dovendo esserne questi ultimi la risultante per formare il vero bene

comune, non viceversa, altrimenti si persevera nel tragico travisamento!

 

Intanto,...

Buon Ferragosto, a Lei e alla Compagine di governo!

 
Roma, 13 Agosto 2012
Movimento di opinione per la costruzione di una società onesta,
che riconosca finalmente i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,
vessate da politiche vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre peggio rappresentate.