Il
premier Monti: "Esenzione dall'Imu per le scuole che
svolgono attività non commerciali"
"Per le scuole è necessario precisare. Sono esenti dall'Imu quelle
che svolgono attività secondo modalità non commerciali". Lo ha
annunciato il premier, Mario Monti, intervenendo in Commissione
Industria al Senato. Questa, ha detto Monti, è la risposta "chiara e
inequivoca".
Monti: "Ecco i parametri per l'esenzione" - Monti
ha spiegato l'emendamento del governo che impone il pagamento dell'Imu
sugli immobili con utilizzo commerciale della Chiesa. Parlando
specificamente delle scuole, Monti ha affermato che "non è corretto
chiedersi se le scuole in quanto tali siano esenti" dal pagamento
dell'Imu, "bensì quali siano esenti e quali sottoposte alla
disciplina" introdotta con l'emendamento. "La risposta è univoca -
ha aggiunto Monti - sono esenti quelle che svolgono la propria
attività in modo concretamente non commerciale". Il premier ha
indicato i "parametri" per considerare non commerciali le scuole:
"l'attività paritaria è valutata positivamente se il servizio è
assimilabile a quello pubblico", in particolare sul piano dei
programmi scolastici, ell'applicazione dei contratti nazionali e su
quello della "rilevanza sociale". Inoltre il bilancio dovrà essere
"tale da preservare in modo chiaro la modalità non lucrativa"; e
quindi "l' eventuale avanzo sarà destinato all' attività didattica".
Il premier ha precisato di non gradire approcci "ideologici"
su temi come l'Imu per la Chiesa cattolica. Il governo
vuole "considerare i problemi per la loro esatta portata, senza
pregiudizi, pretesti o approcci ideologici", ha tenuto a
sottolineare Monti, il quale ha rivendicato da parte del governo
"serietà e impegno" nell'affrontare i problemi.
Fioroni: in certi casi sì all'esenzione - A favore
dell’esonero di certe attività si è schierato anche l’ex ministro
dell’Istruzione Beppe Fioroni. "Bisogna togliere ogni dubbio sul
fatto che le attività a fini di lucro e commerciali paghino l'Imu a
prescindere da chi è il proprietario degli immobili, ma é
altrettanto urgente che si chiarisca senza ambiguità che gli
immobili destinati ai servizi per l'educazione, come le scuole del
sistema di istruzione pubblico italiano, gli ospedali e le case di
cura del sistema sanitario nazionale, i nidi e i centri di
assistenza e solidarietà sono esentati da tributo", ha detto
l’esponente del Pd in una intervista al Messaggero.
"Il governo deve aver chiaro che in Italia oltre la metà
delle scuole materne sono paritarie e cattoliche, al cui
mantenimento lo Stato contribuisce con una cifra irrisoria", dice
Fioroni. "Le scuole materne sopravvivono con l'esenzione dall'Ici e
il lavoro gratuito dei religiosi. Se si mette l'Ici quelle scuole ,
semplicemente, chiudono". Per Fioroni non dovrebbero pagare l'Ici
nemmeno "ospedali come il Gemelli o il Fatebenefratelli, che hanno
già enormi difficoltà a rendere i servizi di qualità. Il risultato -
sottolinea - sarebbe un aggravio enorme per i cittadini che di quei
servizi usufruiscono".
Positivo il commento del vice presidente del Pdl Maurizio
Lupi. "Ci fa piacere che il governo, nella persona del
premier Mario Monti, abbia chiarito che le scuole che svolgono un
servizio pubblico e sono gestite da privati no profit non pagheranno
l'Ici - ha dichiarato Lupi - Come avevamo detto, infatti, non si
tratta di difendere privilegi della Chiesa, ma di affermare il
principio, profondamente laico, della libertà di educazione. Un
principio che, assieme a quello di sussidiarietà, è a fondamento
della nostra società. Tra l'altro, con la conferma di questa
esenzione, il governo garantisce la sopravvivenza di istituti che
consentono allo Stato un risparmio annuo di 6 miliardi".
27 febbraio 2012 Redazione Tiscali
L'opinione di Hominibus
Se si parte dalla considerazione che una
setta religiosa
si autopromuove nella funzione di
intermediaria con il Padreterno
raccogliendo, così, a man bassa immensi
patrimoni, meritandosi anche
l'esenzione fiscale da uno Stato, a cui
viene sottratta ricchezza imponibile,
viene da pensare che questa svolga, su
questa terra, anche se con lo sguardo
rivolto al cielo, una mera attività
commerciale in cui, oltre tutto, realizza un enorme
guadagno contro la difficilmente
presumibile utilità salvifica nell'aldilà per il donatore.
Per evitare che questa consuetudine possa
continuare ad arrecare grave danno
alla comunità, come l'Italia, che ha la
ventura di avere ceduto anche parte del
territorio per consentire alla setta di
assumere la posizione di Stato estero,
sarebbe consigliabile per la nostra
classe politica di smettere la difesa
di una simile posizione anacronistica,
dovuta più alle aspettative
elettorali che a corrette considerazioni
amministrative.
Basterebbe entrare in una chiesa durante
un'omelia
per rendersi conto della inutilità
spirituale, oltre che economica,
che induce più alla inazione che
all'impegno civile di una umanità forte,
fiduciosa in ordinamenti rispettosi di
tutti e non in balia di assetti corporativi.
Esiste una sterminata popolazione che
soffre della sopraffazione dei ceti più forti,
eppure nessuno esponente di queste sette
più o meno influenti ha la mente disponibile
a dare una mano, su questa terra, nella
denuncia, neppure in toni sommessi, dell'arroganza
dei sistemi fiscali, per il semplice
motivo che le loro organizzazioni godono dei privilegi
dei poteri forti, con il vantaggio di
potersi discolpare con la ignoranza sui problemi
terra-terra, essendo così impegnati nella
interpretazione dei segnali del Divino,
rappresentando le difficoltà dei ceti più
deboli come un destino imputabile
al peccato originale, emendabile solo con
quelle generose oblazioni,
che consentono il fiorire di
organizzazioni esentasse.
Allora, il dualismo fiscale che é
causa di enorme disagio,
aumentato a dismisura dalla normativa
che fa riferimento al reddito,
deve essere preso a motivo per
accelerare la rivoluzione verso il patrimonio,
in modo che chiunque occupi il territorio
nazionale, anche con quelle sontuose
basiliche, frequentate in estate più per
la frescura delle loro navate, sia considerato
soggetto alla normale contribuzione
fiscale, anche per evitare che si possa fare regali
in eccesso con mano pubblica per
interessi particolari, non condivisibili da tutti i cittadini.
A conforto di queste argomentazioni, é
sufficiente mettersi nei panni, molto diffusi,
di chi non sente trasporto alcuno
verso le questioni religiose, che ha nel cuore
un Dio nell'intimo, non commerciabile, e
che, quindi, non chiede mediazioni,
al quale verrebbe sottratta parte del
bene pubblico con la presunzione
certamente discutibile di una convenienza
riconducibile a vantaggi
sbandierati solo da politici disonesti e
beneficiati conniventi.
Concludendo, nella speranza di essere
utili al discernimento,
si usi una sola regola, che consista
nella esclusione dalle imposte
di quegli immobili adibiti
a funzioni veramente pubbliche, mentre tutti
gli altri siano assimilati a principi
dettati dal mercato in stretta combinazione
con il sistema fiscale, avendo, così di
conseguenza, il continuo aggiornamento
del valore commerciale di tutti i beni
mobili ed immobili, inclusi quelli di proprietà
delle sette religiose, per il
calcolo dell'imposta da applicare con una percentuale fissa
sulla massa patrimoniale, a prescindere
dalla destinazione ed uso del momento
e dalla entità di reddito generato,
essendo criteri applicabili a tutti i patrimoni
definiti dal rapporto tra spesa pubblica
e ricchezza patrimoniale del Paese.
In tal modo, ai proprietari, tutti
contribuenti, rimangano intatti i proventi
generati dal possesso ed impiego, mentre
tutti i cespiti assoggettati
partecipino correttamente alla vita
economica della Comunità.
Il risultato di questa
politica fiscale sarebbe quello di applicare
l'imposta patrimoniale anche
a splendidi complessi di enorme valore,
che sarebbero esenti da
contribuzione perché adibiti a scuole o usi interni,
mentre, dal punto di vista
commerciale, per pregi strutturali o sola dislocazione,
potrebbero avere un impiego
molto più redditizio, che influirebbe sul valore
catastale,
con conseguente prospettiva
di maggiore gettito per le sempre esauste casse dello
Stato.
Certamente una chiesa o
basilica non potrebbe avere altra destinazione diversa
dall'attuale,
non tanto per motivi di
ordine superiore, ma per la sua specifica
caratteristica strutturale,
ma potrebbe essere resa
disponibile l'area occupata, se l'immobile dovesse
risultare
poco frequentato, quindi,
di solo ingombro, e conveniente sostituirlo con
strutture
più utili con fornitura di
servizi realmente rispondenti alle esigenze dei
Cittadini.
Se é vero che il valore
complessivo degli immobili riconducibili alla Chiesa
é il 20% del totale,
l'assoggettamento, quello sì sarebbe il vero aiuto!
Allora, contro l'immobilismo
asfissiante...
Egregio Presidente del Consiglio Mario Monti,
Si confronti con le proposte di Hominibus, le
sole in grado di aprire i nuovi orizzonti
di cui ha bisogno la società odierna per
evitare la monotonia dei soliti stolti arrangiamenti
che ingessano la pubblica amministrazione in
schemi a protezione dei ceti dominanti,
garantendoli nella monotonia dei
loro privilegi.
Egregio Presidente del Consiglio
Mario Monti,
se non provvederà Lei, purtroppo non
sarà possibile evitare nelle prossime elezioni
l'impegno diretto
della
estesa comunità
di Hominibus per illustrare all'opinione
pubblica,
nazionale ed internazionale, le linee di un nuovo
ordine legislativo e amministrativo,
che si articola nei
seguenti punti qualificanti:
Parlamento Popolare(1)
&
Fisco Patrimoniale
all'insegna del
cartello politico
D.D.T.
che é l'acronimo di
"DEMOCRAZIA DI TUTTI", ...
oltre ad essere un
potente disinfestante in uso in tempi di guerra.
Questa sigla
richiama un concetto fondamentale di una società civile
ed é un invito a
riformare la nomenclatura politica, di destra e di
sinistra,
responsabile di
sottomettere i cittadini più deboli ad
asfissianti regimi fiscali
per riservare
trattamenti di favore verso la vera ricchezza, comunque
acquisita.
Roma, 28 Febbraio 2012
Hominibus
Movimento di
opinione per la costruzione di una società onesta,
che riconosca finalmente
i diritti della maggioranza delle popolazioni mondiali,
vessate da politiche
vergognosamente favorevoli alle classi benestanti, sempre
peggio rappresentate.