Teatrino politico:

L'intervista via mail all...

 


On. Prof. ANTONIO BORGHESI
Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese nell'Università di Verona
Gruppo Parlamentare Italia dei Valori
Cel. Segreteria +393496829399
Roma Via Poli 13 Tel. +390667608228 Fax +390667608561
Verona Viale della Repubblica 51/b? 37126 VERONA
Tel. +390458352692 Fax  +390458351851
E-mail: borghesi_a@camera.it
 

a cui abbiamo rivolto la seguente domanda:

Egr. On.le Antonio BORGHESI,
riceviamo volentieri notizie sulla Sua attività parlamentare e speriamo di poter ricevere da Lei e dall'Italia dei Valori anche un aiuto per una seria revisione del sistema fiscale, principalmente nella fase del prelievo.

Alla luce dell'art.53 della Costituzione non sono accettabili:
1) l'impiego del cuneo fiscale sui redditi da lavoro;
2) L'assoggettamento separato della imposizione tra patrimonio e reddito;
3) L'arbitrarietà delle basi imponibili che non hanno alcuna connessione con il mercato reale.
Qualche mese fa aveva promesso una risposta. Può darcela come regalo di Natale?
Grazie. Saluti. Hominibus


Ecco la sua risposta:
Francamente ci sono alcune questioni che non comprendo bene.
1. perché non è accettabile il cuneo fiscale per i redditi da lavoro?
2. perché non dovrebbe essere tassato separatamente reddito da patrimoni: in
tutto il mondo è così
3. quali sono i casi di arbitraria determinazione della base imponibile.
Cordialmente.
Antonio Borghesi


La nostra replica:
Ci stupisce, però, che l'Italia dei Valori non abbia ancora rilevato la gravità delle questioni poste.
Partendo dalla indicazione costituzionale che impone la contribuzione alle spese comuni in misura progressiva rispetto alla capacità contributiva del cittadino, ne conseguono le seguenti considerazioni:
1) Il cuneo fiscale é un 'pizzo' che lo Stato applica in accentuata ed ingiustificata progressione, perché tiene conto solo dell'ammontare della
retribuzione, al di fuori di una valutazione complessiva della situazione economica del cittadino;
2) Lo Stato, in genere governato da cittadini benestanti, ha molto a cuore la salvaguardia del patrimonio accumulato, mentre dovrebbe procedere, prima, alla rilevazione della ricchezza posseduta, che, con un minimo di rigore contabile, dovrebbe determinarsi sommando al patrimonio  il reddito di qualsiasi origine che, depurato dagli oneri di produzione, può così essere considerato 'incremento patrimoniale', da assoggettare non in base alla ispirazione del legislatore, ma rispettando, senza alcuna fantasia, il rapporto stretto, lineare, cristallino, inappuntabile, tra spesa preventivata ed ammontare della ricchezza della comunità di riferimento;
3) La determinazione del patrimonio, mobile ed immobile, non dovrebbe essere affidato alle commissioni, lente, onerose, fallose o, meglio, ipocrite, ma al mercato, cioè all'incontro di domanda ed offerta, che si potrebbe  ottenere a costo zero per lo Stato mediante l'imposizione del regime di  pubblicità al valore dei cespiti imponibili, a tutte le operazioni di trasferimento e l'autorizzazione delle offerte pubbliche di acquisto per i  cespiti che risultassero fiscalmente sotto stimate. L'attivazione di un  simile meccanismo farebbe risparmiare una montagna di soldi pubblici e trasformerebbe milioni di cittadini in solerti ed efficienti ispettori a costo zero,  realizzando, così, lo straordinario risultato di unire sinergicamente l'interesse privato e pubblico. Infine, nel collassato panorama politico, da una forza nuova ci auspichiamo una ventata innovatrice. Grazie. In attesa, saluti.
Hominibus


La risposta testuale con tono definitivo dell'on.le Borghesi:
Francamente non capisco il senso delle vostre domande e ribadisco quanto già detto:
1. Il cuneo fiscale abbatte la quota degli oneri sulle retribuzioni e quindi riduce il costo del lavoro. Ed io sono assolutamente d'accordo su ciò che si è fatto in tal senso;
2. Sono a favore dell'imposta sul reddito e  contro le imposte patrimoniali
Non saprei cosa altro rispondervi.
Cordialmente.
Antonio Borghesi
 

Ma Hominibus insiste:

Egr. On.le Borghesi,
lei, oltre ad essere deputato é anche un professore di economia, quindi non può rispondere con un giudizio umorale che rispecchia principalmente i suoi interessi personali.
Se lei prende uno stipendio di parlamentare e lo Stato ne approfitta per caricare sulle spalle della comunità un onere in assenza di una congrua giustificazione, se non quella di dover reperire mezzi finanziari, viene infranto il principio costituzionale che impone il rispetto della capacità contributiva.
Lei, in sostanza, probabilmente non avrebbe neppure una tale ricchezza personale da accettare una imposta al 43% sui suoi emolumenti di parlamentare, se non fosse per il fatto che lei badi, giustamente, solo al suo netto in busta che sia di entità soddisfacente, e, quindi, lascia correre che lo Stato prelevi tangenti così pesantemente, perché é
consapevole di  proteggere così il suo patrimonio, che potrà godere di una imposizione fiscale più leggera.

In conclusione, lei paga direttamente solo piccole imposte dirette o ne é esentato nel 2008, come per l'Ici, a meno che non abiti in grandi ville o castelli, e può far slittare sulla economia pubblica quelle sul reddito, insieme a quelle della sua attività professionale, mentre sarebbe più corretto, in base all'art.53 della Costituzione, che lei pagasse un'unica imposta annuale sull'ammontare complessivo del suo patrimonio, al valore di mercato, incrementato dei vari redditi realizzati, depurati degli oneri di produzione relativi, accorpabili come incrementi patrimoniali.
Allora, la nostra ultimativa domanda é la seguente:
"Quale é il parere ragionato della Italia dei Valori sull'ipotesi di un'imposta unica annuale, calcolata sulla ricchezza complessiva, da intendere come vera capacità contributiva, in sostituzione di tutte le imposte vigenti, a copertura delle spese indivisibili?"
In attesa, la ringraziamo per la cortese attenzione finora prestata.
Hominibus

 

E, finalmente giunge la risposta veramente 'dal profondo' dell'On.le Borghesi:

Non sono d'accordo con le vostre posizioni che corrispondono
a metodi di esproprio tipici dei regimi comunisti!
Antonio Borghesi

Finito il tono cordiale, allora Vi chiediamo di volere rispondere al seguente questito:

Visto che non si hanno notizie di attività parlamentari dell'on.le Borghesi contro le amministrazioni condominiali che, come sappiamo tutti, applicano i millesimi per ripartire tra i condomini le spese comuni, e che per Hominibus sarebbe auspicabile che il fisco ripetesse alla lettera le modalità condominiali di riparto delle spese indivisibili, ignorando il reddito di qualsiasi origine, perché difficile da controllare, specialmente per le strutture economiche complesse, come grandi patrimoni ed aziende, o per attività in nero o criminose,

PERCHE'

il nostro autorevole membro del Parlamento italiano

non dichiara anche le quote condominiali

frutto di metodi di esproprio tipici dei regimi comunisti ?!

La nostra convinzione:

"E' urgente sottrarre all'arbitrio sconsiderato del Parlamento la gestione del prelievo fiscale,
da assegnare ad un ente esterno all'ambito politico, che governi la ripartizione della spesa indivisibile
nel rispetto pieno ed esclusivo del criterio, non politico, ma semplicemente contabile,
simile a quello che si applica con grande efficienza e perizia nelle amministrazioni condominiali,
perché l'Italia, l'Europa, il Mondo sono tutti da considerare come immensi condomini,
con un solo problema in più, che é il soccorso alle popolazioni in difficoltà,
da svolgere, se non per spirito evangelico, per garantirsi la pace sociale."

Da Hominibus, movimento di opinione per l'affermazione della democrazia fiscale,

Buon Anno 2008 !

da ....

(Grandi Capi)    (PD)     (SD)     (FI)     (AN)