Questo signore, vice-ministro per l'economia e finanze nel
governo Prodi
Vincenzo Visco
insieme ai sigg. A. Franchini, G. Muraro, R. Paladini, G. Segre,
V. Uckmar,
alla presentazione di un atto del Convegno su
"L'ipotesi di imposta patrimoniale"
svoltosi al Ca' Foscari il 1° Marzo 1985,
in collaborazione con il Laboratorio di Scienze delle Finanze
e Diritto Finanziario dell'Università di Venezia
Padova Cedam - Casa editrice Dott. Antonio Milani 1987
trae le seguenti conclusioni, sicuramente frutto di comune ed
approfondita riflessione:
<<L'imposta sul patrimonio ha la funzione di
riequilibrare il nostro sistema di imposizione diretta,
a recuperare una reale progressivita' al sistema
tributario, a ridurre le aliquote IRPEF,
colpire indirettamente i frutti della elusione ed
evasione fiscale,
provocare forti effetti incentivanti, penalizzando i
patrimoni meno redditizi,
accentuare la mobilizzazione e la circolazione dei
cespiti patrimoniali...
Le difficoltà amministrative e politiche, le
resistenze culturali e psicologiche esistono,
ma non sono ne' giustificate ne'
insormontabili...>>
Questo avveniva gia' 22 anni fa, quando Visco aveva l'età di 43
anni,
quindi nella sua piena maturità di pensiero, di preparazione ed
esperienza di docente universitario.
Gia' allora, quindi, era auspicabile instituire l'imposta
patrimoniale per realizzare un fisco più equo,
che non poteva essere considerato un intervento solo opinabile,
frutto di esercitazioni speculative,
ma una necessità per la maggioranza dei cittadini ed un
impegno di urgente giustizia amministrativa.
Oggi, nel 2007, a 65 anni, dopo aver ricoperto importanti
incarichi nella pubblica amministrazione,
forse per età o per interesse personale, sembra avere rinunciato
alla realizzazione del suo ideale fiscale.
Si può dire, quindi, a ragion veduta, che Visco abbia predicato
bene, ma razzolato molto male,
perché, pur essendo, oggi, responsabile diretto nella
conduzione della solita ottusa azione fiscale
che insiste nell'usare strumenti inefficienti, costosi ed
ipocriti, causa prima di ingiustizie e disagi sociali,
rinuncia a mettere in campo quella riforma intravista come la
migliore soluzione per la finanza pubblica.
E, allora, come meglio descrivere il fallimento di questo fisco
falloso, ingiusto e truffaldino ?
Con il trionfale annuncio dell'intentata azione contro il
signore sotto indicato per la cifra di 112 milioni di euro,
a riprova di una efficienza di facciata, valida solo per dare un
pò di respiro ad un governo privo di mete vere:
Valentino Rossi
Questo signore é disperato, si', ma non per l'entità della somma
richiesta, che mai pagherà,
ma per la arroganza di una amministrazione che osa chiedere ad
un cittadino inglese,
con regolare residenza a Londra dal 2000, libero di circolare a
suo piacimento in area CEE,
il quale ha prodotto il suo reddito di sportivo gareggiando in
massima parte in giro per il mondo,
e che si trova marginalmente in Italia solo a causa degli
affetti familiari ivi residenti.
Egli,
in assenza di un regime fiscale che pretende di fare quasi fifty-fifty
con il reddito da lui percepito,
(come se, in ogni gran premio, Visco o chi per lui
avesse partecipato in tutte le gare
o come meccanico o come navigatore sul sedile
posteriore della moto
o come finanziatore pubblico degli impianti in cui si
sono svolte le gare),
da contribuente in un sistema tributario rispettoso verso tutti
i cittadini
con una imposizione correlata e comparata tra reddito e
patrimonio
avrebbe incassato regolarmente in Italia i suoi proventi,
continuando a pagare imposte eque e a godere della
sua cittadinanza italiana.
Allora, il quesito é il seguente, dal punto di vista fiscale:
E' piu' infedele
1) Valentino Rossi, emigrante fiscale,
costretto ad eludere secondo prassi consentite da
un sistema fiscale balordo,
o
2) Vincenzo Visco, vice-ministro per l'economia e
finanze,
consapevole della oggettiva irresponsabilità ed incuria
del suo ministero,
che lo pone nella indifendibile posizione di pretendente
deluso ?
"Se il fisco é giocato come una lotta tra gatto e topo,
con i topi troppo grandi, il gatto non ci fa bella figura.
...Anzi, in nessun caso ci fa bella figura!"