HOMINIBUS

             Movimento di opinione per l’affermazione della democrazia fiscale                 

             

Roma, 25 Gennaio  2007                                                         Ill.mo

 

Fax N. 0646993125                                                                          PRESIDENTE della REPUBBLICA

                                                                                              Palazzo del Quirinale

                                               00187 Roma

      

Oggetto:

Affinché i Benestanti, che presidiano la  Presidenza della Repubblica, il Governo, il Parlamento, la Corte costituzionale,    

la  Magistratura, la Politica, la Società, l’Economia, la Cultura e la Religione, possano finalmente riflettere seriamente ed impegnarsi nel riconoscimento del sacrosanto diritto di tutti i cittadini ad un fisco onesto, in cambio di una grande parte di insufficiente solidarietà riparatrice.

           

Avendo sperato invano di sentire, nel Suo discorso augurale di fine anno o nel programma del Governo, ma confermato a Caserta, almeno un accenno alla necessità urgente di revisione delle modalità del prelievo fiscale tramite imposte, non ci rimane che correggere il nostro atteggiamento, abbandonando le vane speranze di riuscire a stimolare un serio chiarimento sulla fondatezza delle nostre affermazioni, avanzate in varie forme, per oltre due anni, anche mediante denunce al Tribunale presso la Procura della Repubblica di Roma contro il Presidente Ciampi, il Parlamento della XIV Legislatura, il Governo Berlusconi, la C.E.I. del card.le Ruini, l’Università, le Direzioni dei mezzi di comunicazione di massa, esposti al C.S.M., ecc., e formulando, come unico mezzo residuo contro un potere poco democratico, che si chiude a testuggine, la seguente

ACCUSA  PERSONALE DI IPOCRISIA INTELLETTUALE, CIVILE, MORALE

contro la classe dirigente e dominante indicata in oggetto

e, in particolare, contro di Lei,

Presidente Giorgio NAPOLITANO

con la seguente motivazione:

                        Lei, nella qualità di Presidente della Repubblica, avendo l‘aggravante di una formazione e militanza di oltre mezzo secolo nelle forze politiche di sinistra del nostro Paese, é sommamente responsabile di non avere riconosciuto e difeso il fondamentale diritto ad una equa ripartizione del carico fiscale tra tutti i cittadini e di non essersi avvalso, in occasione della pubblicazione della Legge finanziaria 2007, della potestà assegnataLe dall’art.74 della Costituzione, per invitare almeno il Parlamento alla impellente riflessione sulla correttezza delle modalità di prelievo fiscale tramite imposte per la copertura finanziaria delle spese indivisibili, a causa della evidente disattesa di quanto sottintende l’art. 53 delle stessa  Costituzione in ordine alla vera capacità contributiva del Cittadino.

                        Da 60 anni, malgrado il chiaro dettato della Costituzione repubblicana, Lei ha partecipato da protagonista all’azione di una intera classe politica che, tenacemente, scientificamente, coerentemente secondo egoistici interessi personali, ha spostato il prevalente carico fiscale dal patrimonio al reddito, specialmente da lavoro, pretendendo anche la produttività del lavoratore e la competitività delle imprese, Lei ha contribuito all’affastellamento di norme in materia, spesso contrastanti, deleterie, inefficaci, costose, che hanno prodotto solamente una proliferazione abnorme di strutture pubbliche, una pesante ed asfissiante interferenza del potere politico nell’economia del Paese, ed oggi, non potendo disconoscere la Sua diretta ed incontestabile responsabilità, Lei ha fatto passare indenne una legge finanziaria che, malgrado sbandierate intenzioni, ripete i soliti vani propositi per il recupero ormai impossibile di quella credibilità ed efficacia necessaria a risolvere gli annosi problemi di sperequazione, evasione ed elusione fiscale.

                        La Costituzione italiana ha previsto che il Presidente della Repubblica, quale figura al di sopra degli schieramenti politici in Parlamento, possa svolgere una funzione non di palo, ma di controllo sulla qualità delle leggi da emanare, specialmente sotto il profilo della loro aderenza attuativa dei principi in essa enunciati, tra cui spicca la reale partecipazione di tutti i cittadini alle spese indivisibili secondo la propria capacità contributiva, che impone al Legislatore onesto, profilo spesso non coincidente con un ricco curriculum politico o di studio, di puntare sul cumulo del patrimonio, al valore di mercato, e del reddito, al netto di oneri di produzione, da assoggettare ad un’unica aliquota annuale.

                        Anzi, per un Legislatore intelligente ed attento, oltre che onesto, Essa consentirebbe l’abbandono definitivo dell’inutile accanimento contro l’oggettiva difficoltà di rilevazione di redditi e rendite di varie origini mediante palliative misure come controlli incrociati, prassi amministrative farraginose ed onerose, e  contro il risultato di una lunga esperienza di inefficacia e di un impegno improduttivo, assillante, quotidiano, snervante diffuso, diseducativo, per rapportarsi ad un fisco falloso, stolto, iniquo per la maggioranza della popolazione, indebitamente premiale per una minoranza prepotente ed egoista.

                        Questo è il vero ostacolo per una corretta organizzazione della convivenza civile, che si basa innanzitutto sugli elementari principi di onestà contabile e suggerisce di realizzare la equa distribuzione del carico fiscale tramite imposte, facendo riferimento, in definitiva, solo sulla ricchezza tangibile, alla luce del sole, mobile ed immobile, escludendo quindi la ricchezza finanziaria, che, utilizzata in ambito nazionale, rappresenta una risorsa pubblica strategica per il finanziamento del credito alle imprese ed al consumo.

                        Pertanto, avendo constatato la perseveranza del Suo comportamento, anche come Presidente della Repubblica, La preghiamo di volere accettare da parte nostra l’invito a valutare la convenienza, per Lei e per il Paese, di rinunciare al Suo alto incarico, riconoscendo le oggettive storiche responsabilità Sue e  dell’area politica di appartenenza proprio nei confronti della moltitudine di cittadini per tanto tempo mal rappresentata e recuperando con un bel gesto almeno la Sua storia personale, perché scuoterebbe dal profondo torpore di un incauto compiacimento le Istituzioni dei Benestanti, ed accelererebbe quel processo che realizzi, senza ulteriori dannosi indugi, come fa presagire l’azione retorica dell’attuale Governo, l’architrave della vera democrazia:

Un fisco onesto, efficace, efficiente, equamente partecipativo,

in una società semplice, liberale, laboriosa, ma fiscalmente mercantile,

capace di ridurre la solidarietà perché ne rimuove la principale causa…

cioè l’ipocrisia del potere, spesso sotto le vesti di premuroso Padre !

In fiduciosa attesa, una maggioranza inconsapevole Le porge distinti saluti.

 

                                                                     HOMINIBUS

                                                                                  La segreteria