CAMERA DEI DEPUTATI
Proposta di legge costituzionale n.1925
presentata il 10 novembre 2006, assegnata
alla Camera dei Deputati Ia Commissione - Affari costituzionali il 28 novembre 2006
Firmatari
Oggetto: Modifica all'articolo 53
della Costituzione in materia di principi generali della legislazione
tributaria e garanzia dei diritti del contribuente
Agli Egregi Sottoscrittori,
abbiamo letto con iniziale grande interesse il
testo della Vostra proposta, ma alla fine siamo rimasti delusi dalla povertà
di contenuti e dall'impegno profuso nella direzione sbagliata rispetto a
quella attesa dalla maggioranza dei cittadini inconsapevoli.
D'altronde, leggendo il profilo dei partecipanti
all'iniziativa, si nota una prevalenza di professionisti, imprenditori,
dirigenti, politici di carriera, rappresentanti di destra e sinistra
politica e, quindi, il risultato non poteva essere diverso.
Con il Vostro permesso, elenchiamo i nostri
rilievi:
- In generale, la Vostra iniziativa ha lo
scopo di rendere ancora più difficile l'azione di riscossione dei tributi,
mettendo vari paletti che sono giustificati solo se si pensa che la capacità
di definire ed esigere il tributo non possa e non debba essere migliorata;
- Ne discende che, essendo però preminente per
la comunità l'interesse a realizzare le finalità politicamente autorizzate e
la equa partecipazione di tutti i contribuenti, sarebbe più utile per il
Paese modificare le modalità dell'imposizione, affinché la pubblica
amministrazione possa eseguire le operazioni di ripartizione e riscossione
dei tributi in modo più semplice, sicuro e spedito, proprio secondo le
quattro regole da Voi tratte da Adam Smith: giustizia, certezza, comodità,
economicità;
- Tutte e quattro le regole enunciate sono
state finora scientemente violate a causa della scelta del reddito come
riferimento principale da legislatori ed amministratori, i quali si sono
macchiati di colpe che vanno dalla incapacità alla disonestà, perché proprio
il reddito é l'entità più labile ed evanescente che potesse essere usata
proprio per rendere ingiusta, incerta, scomoda ed antieconomica l'azione
impositiva;
- Nella Vostra proposta, la coltivazione del
cittadino in posizione avversa contro il fisco si riscontra nella
considerazione finale in cui dichiarate che siete limitati, Vostro
malgrado, nell'intento riformatore perché non credete che il contribuente
abbia ancora raggiunto la maturità per percepire la cosa pubblica come un
bene comune, a cui concorrere mediante una partecipazione più convinta;
- A questo punto, poiché riteniamo che sia
mancato proprio il ruolo di educatore del rappresentante politico nel
favorire l'afflato tra Stato e Contribuente, la rinuncia a priori fa
sospettare la Vostra perseveranza in un atteggiamento personale di
resistenza al miglioramento del costume fiscale, che serve ad approfondire
le opposte trincee tra Contribuente e Fisco su posizioni di reciproca
avversione, perché in tal modo, molto egoisticamente, riuscite a perpetuare
il vantaggio della Vostra classe di appartenenza in un trattamento economico
sontuoso interamente a carico della comunità, a favore di un patrimonio che
cresce a vista d'occhio, grazie ad un regime impositivo molto benevolo;
- Pertanto Vi invitiamo ad essere più
confidenti verso il prossimo da Voi rappresentato, meno sensibili verso i
Vostri personali interessi, e a correggere la proposta di modifica
dell'art.53, precisando il concetto di capacità contributiva come la
intendeva l'ottimo Statuto albertino, al fine di realizzare in un sol colpo
tutte e quattro le regole da Voi ricordate;
- Perché un'equa partecipazione della
ricchezza patrimoniale alla copertura finanziaria delle spese indivisibili,
oltre a realizzare la vera democrazia fiscale, si tradurrebbe in un minore
costo della vita e, quindi, in un generale miglioramento delle condizioni
sociali per le classi più deboli della popolazione ed in una conseguente
riduzione degli interventi di solidarietà;
- Dunque, si può affermare che sono i
politici, tutti assimilabili alla categoria dei cittadini benestanti, a
dover avere maggiore percezione del bene comune e credere nella
potenziallità di tale rivoluzione epocale nel funzionamento del sistema
tributario, anche perché sarebbe molto facile convincere della sua
convenienza la stragrande maggioranza dei cittadini che ne trarrebbe sicuro
vantaggio, essendo il 50% patrimonio concentrato nel 10% della popolazione;
- In conclusione, il fisco patrimoniale é
automatico, economico, efficiente, efficace, cristallino, assicura la
necessaria sinergia tra interesse pubblico e privato, ed elimina l'ipocrisia
che pervade l'attuale rapporto tra amministratori ed amministrati.
Distinti saluti.
Roma, 2 Febbraio 2007