Il nostro primo obiettivo
Denuncia del limite morale dei sistemi fiscali, che, come quello italiano, adottano la tassazione del reddito come scudo del patrimonio
Sulla spinta riformatrice dell'attuale Governo, che ha dimostrato un grande travolgente impegno nel voler dare un nuovo assetto in vari settori della pubblica amministrazione, noi di D.D.T., convinti che siano maturi i tempi per riformare in modo definitivo il Fisco, abbiamo chiesto il parere a vari Enti e personalità competenti sulla nostra proposta di adottare una base, nuova per uno Stato, ma consueta per tutte le amministrazioni patrimoniali che debbono fornire dei servizi comuni a soci o membri di consorzi, cooperative, condomini, ecc., che consiste nel ripartire l’ammontare delle spese comuni esclusivamente in base alla ricchezza reale di ogni cittadino, quantificata, p.e., in miliardesimi, grani, carati.
In tal modo, a nostro avviso, l’Italia, oltre ad eliminare una volta per tutte le infinite ed inconcludenti diatribe sulla equità fiscale e sulle forme più efficaci di lotta all'evasione, darebbe uno straordinario esempio di coerenza a tutti i Paesi che ancora insistono nella imposizione combinata sul reddito e sul patrimonio, in cui riesce il magico risultato di dividere i contribuenti in due fasce, c.s.:
· Contribuenti che pagano veramente molte tasse, ma sembra che ne paghino poche; |
·
Contribuenti che pagano veramente poche tasse, ma
sembra che ne paghino molte; |
Essendo
falliti i nostri tentativi di ottenere elementi di verifica sulla giustezza
della nostra convinzione mediante informali richieste rivolte ad Uffici
dell’amministrazione statale, Partiti di entrambi gli schieramenti, Centri
studi (Eurispes, Censis, Cnel, ecc.), Associazione dei Tributaristi, Chiesa (CEI),
Docenti universitari, ecc., poiché hanno finora ottenuto non
risposte tecniche ma silenzio o indisponibilità a discuterne o risposte
verbali evasive o accuse di provocazione o sommesse denunce di ‘condizionamenti
secolari (fin dal 1600!) che richiederebbero almeno 150 anni per la loro
rimozione’, noi, fiduciosi in tempi più brevi, abbiamo presentato nel
mese di dicembre 2004 una petizione, al Parlamento italiano ed
europeo.
A
seguito delle poche speranze che questa nostra segnalazione, rubricata nel 2005
al N.927 alla Camera, al N.1008 al Senato ed al N.47 al Parlamento europeo, potesse
giungere concretamente ad un esame collegiale, a causa della assenza di un
disegno di legge a cui poter essere abbinata o di sottoscrizione di un
Parlamentare, abbiamo rivolto al Presidente della Repubblica, del Senato,
della Camera dei Deputati, del Consiglio dei Ministri la preghiera di
voler prendere a cuore la verifica del problema da noi sollevato, che
denuncia il profondo stravolgimento della ripartizione del carico contributivo
ed impone un immediato intervento, dettato da un imperativo oggettivo di giustizia
amministrativa, al di fuori da qualsiasi motivazione politica che
potrebbe essere appiccicata ad esso, non essendo classificabile come istanza di
parte politica, ma solo come invocazione del rispetto di un elementare criterio
contabile, da non ammantare di ideologia fuorviante.
Roma, 1 Dicembre 2004