Testo della Petizione al Parlamento Italiano ed Europeo

Denuncia della paradossale incostituzionalità del sistema fiscale vigente

Stiamo sollecitando, ma invano, in sintonia con la forte spinta riformatrice del Governo, l'attenzione di vari Organi dello Stato, Enti pubblici, Centri Studi, Docenti di diritto costituzionale e tributario, su una ipotesi alternativa di FISCO, che é continuamente al centro di discussioni spesso ipocrite, a causa di riserve mentali indicibili.

La nostra iniziativa é generata dalla radicata convinzione che la società debba rimuovere quello che é il vero ostacolo alla costruzione di una comunità realmente sensibile, non nelle parole ma nei fatti, ai temi della giustizia e solidarietà e che é costituito dall'attuale sistema fiscale, basato principalmente sulla tassazione del reddito.

Partendo dalle ricorrenti dichiarazioni che appaiono nei mezzi di informazione, come:

"Le Fiamme gialle hanno scoperto un'alta diffusione della evasione fiscale!"
"Le Fiamme gialle non riescono a svolgere un'azione efficace contro l'evasione fiscale! "
"Le Fiamme gialle hanno rilevato vistosi volumi d’affari finora sconosciuti al fisco!"

é evidente che l'attuale sistema fiscale non riesce a realizzare il dettato costituzionale (art.53), che indica come principi fondamentali di partecipazione alle spese pubbliche l'equità, la progressività e la solidarietà, poiché non é né efficace né efficiente nella sua azione e non assoggetta al prelievo fiscale con metro comparato il reddito ed il patrimonio, privilegiando il secondo in misura troppo evidente.

Lo Stato italiano adotta una fiscalità che effettua prelievi di tributi sul reddito e sul patrimonio e presenta le seguenti anomalie:

Quindi, la tassazione del reddito rappresenta un primo motivo di incostituzionalità del sistema fiscale, perché é noto a tutti che il fisco non può materialmente controllare il reddito in maniera capillare, anche se centuplicasse le strutture di vigilanza, pertanto ne consegue che la tassazione é incerta, quindi non equa, e per lo stesso motivo non può essere solidale, e quando riesce a colpire lo fa in eccesso, mentre il reddito non individuato non solo non viene tassato ma più facilmente si trasforma in patrimonio, l'isola felice del sistema fiscale! 

Inoltre, l’assoggettamento fiscale del reddito produce ulteriore ‘vulnus’ all’art.53, perché:

Malgrado questa situazione sia nota a tutti, sia ai soggetti che ne traggono vantaggio, sia a quelli che ne subiscono le conseguenze, poiché i primi sono ben rappresentati, mentre i secondi non hanno adeguato consapevole patrocinio, non si ha notizia di alcuna iniziativa, né tecnica né politica, che tenti di porre rimedio a questo stato di cose.

 A tale proposito, rivolgiamo la sollecitazione trasversale ad esprimere un parere sull'ipotesi molto semplice, quasi elementare, di costituire, progressivamente, un sistema fiscale di tipo condominiale, che abbandoni definitivamente la pretesa di colpire il reddito come fonte principale di gettito, e si limiti solo a registrare con maggiore impegno e scrupolo la ricchezza reale, scopo ultimo dell'umana operosità. 

Posto che in un condominio difficilmente il condomino possa sottrarsi al pagamento delle quote di spese condominiali e che lo Stato può essere assimilato ad un grosso condominio, desideriamo chiedere di prendere in seria considerazione l'ipotesi di un sistema fiscale che ripeta alla lettera i criteri dell'amministrazione condominiale e, quindi, basato sui seguenti principi:

 Riteniamo che in tal modo sia possibile conseguire diversi vantaggi, come: 

Il criterio che porta ad escludere dalla tassazione la ricchezza finanziaria è dettato dalla obiettiva utilità di classificare la ricchezza personale finanziaria come pubblica e quella personale mobiliare o immobiliare come privata, intendendo per pubblica o privata la generica disponibilità all'uso da parte della comunità o di determinate persone fisiche o giuridiche. 

Tale esclusione é confortata dalla considerazione che trattasi di ricchezza ad elevata funzione sociale, il cui trattamento deve dipendere dal suo impiego, come segue:

Da una nostra rilevazione, svolta in modo elementare sui dati ICI del 2002, basterebbe la sola applicazione di una aliquota fissa del 4%o o progressiva e solidale dall'1%o all'7%o (ma é già solidale un'aliquota fissa, purché pagata da tutti), contro l'attuale tra 1°/oo e 7°/oo,  sul valore reale della ricchezza mobiliare ed immobiliare (stimate per difetto in 100 mila miliardi di euro) per realizzare 400 miliardi di euro, già superiore al gettito totale delle entrate tributarie (imposte dirette, indirette ed in conto capitale, definite in 350 miliardi per il 2003), assicurando in modo infallibile il rispetto dei principi costituzionali di equità, progressività e solidarietà.

 In tal modo sarebbero rimosse le resistenze a rilasciare fatture e quietanze e l'economia sommersa avrebbe un importante motivo in meno per non manifestarsi. Se, infine, si trovasse il coraggio di allentare la regolamentazione del rapporto retributivo e previdenziale del lavoro dipendente, si risolverebbe, insieme al problema dell'economia sommersa, anche l'eterna questione del lavoro nero.

 In conclusione, lo Stato con un sistema fiscale di tipo condominiale ed una mentalità apparentemente meno protettiva, rinuncerebbe all'affannoso ed inefficace tentativo di controllare in dettaglio il processo di formazione del reddito, che forse é solo un 'inciampo' all'azione fiscale procurato dalla politica, ma concentrerebbe l'attenzione sulla corretta rilevazione del patrimonio, predisponendo un sistema di valutazione della ricchezza reale strettamente connesso con il mercato.

 Lo Stato con un sistema fiscale di tipo condominiale, oltre ad ottenere un immediato raffreddamento del mercato immobiliare, che assorbe la gran parte del reddito prodotto, ed una ripartizione del carico fiscale su una base più ampia ed affidabile, a nostro avviso conseguirebbe i seguenti risultati:

 Concludendo, chiediamo se sia possibile intraprendere una iniziativa forte, al di sopra delle parti e degli interessi costituiti, per porre la questione morale della improrogabile revisione del sistema fiscale, il cui malfunzionamento riteniamo sia all'origine di molti squilibri sociali ed una forte spinta a comportamenti perseguiti dai codici civile e penale

Roma, 24 dicembre 2004