Petizione
al Presidente della Repubblica |
Denuncia della impossibilità di ottenere una risposta sulla sospetta incostituzionalità del sistema fiscale italiano |
in occasione della Legge Finanziaria 2006 |
( segue esposto al C.S.M. del 30 agosto 2005 ) |
Desideriamo richiamare la Sua
cortese attenzione sull’operato dei sostituti procuratori Verusio ed Amelio
della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, a cui è stato
affidato l’esame ed il riesame di una denuncia da noi presentata in data 1
aprile 2005 e registrata al N.3234/05, riguardante la sospetta
incostituzionalità di alcuni aspetti del sistema fiscale italiano, i
quali sono stati entrambi concordi nel disporre l’archiviazione immediata
della nostra iniziativa, in completa assenza di commenti chiarificatori,
malgrado la nostra espressa ed accorata raccomandazione.
Noi siamo consapevoli della
correttezza formale di tale comportamento, visto che i giudici debbono applicare
le leggi dello Stato, ma non possiamo accettare una archiviazione con la lapidaria dicitura ‘Atti
non costituenti notizia di reato’ senza alcun commento da parte degli
esaminatori, mentre era una nostra lecita aspettativa ricevere almeno
l’indicazione di qualche riferimento da consultare, atto a soddisfare il
nostro desiderio di capire le motivazioni che hanno indotto il legislatore a
consentire gli evidenti errori nella ripartizione degli oneri indivisibili
dell’amministrazione statale e fornire un’occasione importantissima per
l’affermazione della indipendenza della magistratura nella valutazione di
questioni riguardanti i diritti oggettivi dei cittadini.
Non avendo mai ricevuto
riscontro di alcun tipo sulla materia denunciata, a seguito delle
interrogazioni che abbiamo rivolto al Parlamento, al Governo, alla Corte
Costituzionale, alle Segreterie dei Partiti, sia di destra che di sinistra, alle
Redazioni di giornali e televisioni, a Docenti universitari, a Centri studi,
desideriamo pregarLa di volerci indicare una via democratica per
ottenere una spiegazione plausibile per lo stato denunciato di cose, che è causa
per noi di gravissimo disagio personale, condivisibile, crediamo,
con la stragrande maggioranza degli italiani, solo se fosse possibile informarli
direttamente, accedendo ai mezzi di comunicazione di massa.
In difetto
di ciò, noi chiediamo che lo Stato, tramite un suo organo ufficiale,
politico o giudiziario o esecutivo, si assuma l’onere di dare una chiara risposta pubblica al quesito seguente:
Come l’attuale
legislazione in materia fiscale realizza il dettato costituzionale che, con
l’art.53, dispone il rispetto della capacità contributiva del cittadino nella
ripartizione del carico fiscale per la copertura delle spese indivisibili ( principio
che non avrebbe neppure bisogno di un riferimento così alto per il suo
riconoscimento, visto che nella pratica comune è consuetudine amministrativa
dei consorzi, cooperative, condomini, enti collettivi in genere,
ecc., tener conto del valore complessivo della quota personale di beni che
beneficia dei servizi comuni ), posto
che:
1)
Assoggetta il cittadino a regimi impositivi diversi, per il reddito ed il
patrimonio, in assenza di un qualsiasi criterio esplicitamente dichiarato di
comparazione e correlazione tra i due, privilegiando arbitrariamente il secondo
tipo di ricchezza rispetto al primo e dimostrando un particolare accanimento, in
nessun modo giustificabile, sui redditi da lavoro;
2)
Sottopone il cittadino ad un salasso parossistico ed indiscriminato,
rispetto alla ricchezza reale del soggetto d’imposta, mediante l’Iva, i
monopoli fiscali, le accise e le lotterie ormai quasi quotidiane, in assenza di
qualsiasi parvenza di servizio pubblico in contropartita ?
E’
forse un segreto di Stato? Un tabù? Un aspetto della macchina
statale coperto da omissis? O fa parte di una ideologia ad altissimo
tensione morale, sostenuta da una sofisticata strategia a lungo termine,
tale da non poter essere divulgata e compresa dalla gente comune? O, come dice
un autorevole esponente di un centro studi molto citato :
“Si
fa così perché si è fatto sempre così, …e basta!” ?
O
v’è certezza che nessuno potrà mai rendere consapevoli i contribuenti
danneggiati, perché i poteri dello Stato, i mezzi di comunicazioni di massa, i
centri culturali, le segreterie dei partiti e delle associazioni di categoria
sono in mano a persone fisiche esponenti di classi sociali, che per livello di
ricchezza personale sono naturalmente solidali nel mantenere questo assetto
fiscale da cui traggono grande beneficio, in aperto dispregio dei principi
irrinunciabili di equità, se non di solidarietà, raccomandati dalla
Costituzione, ponendo lo stato sociale dal punto di vista amministrativo molto
al di sotto di un condominio?
Ci hanno detto, a proposito di questo ‘forzato’ confronto, che lo Stato sia un’entità con obiettivi molto più ampi e complessi, tra cui v’è il dovere morale di assicurare a tutti anche il famoso “welfare”, che, però allora, si basa su una previa indebita sottrazione di risorse sui cittadini più deboli per esibire, dopo, il gesto teatrale della elargizione verso gli stessi, realizzando così il capolavoro di
“Welfare creativo a costo zero” !
Questi
dubbi, che ormai stanno diventando certezze, sono confermati dai numerosi
contatti e confronti avuti con officianti del potere e del sapere, stimati
uomini di pensiero e di azione, dalla fulgida carriera, ricchi di onori e gloria
ed altro, quotidianamente prodighi di indicazioni, riflessioni ad alto contenuto
morale e disponibili a trattare con grande sollecitudine e sincera
partecipazione gli argomenti più svariati, i quali, però, eredi
‘democratici’ dei tiranni ormai desueti, ma evidentemente con medesimo
sentire, allorché sono imprudentemente coinvolti in questioni che possano
mettere in qualche modo in pericolo il loro benessere materiale, subito si
smarriscono, il loro eloquio, prima fluente, non trova più le abituali
corrispondenze di un modo di intendere tradizionale e consolidato, e
mettono in mostra la scarsa attitudine e l’imbarazzo ad applicare le ragioni
della vera democrazia e del rispetto verso il prossimo.
E
se l’argomento tirato in ballo è il sistema fiscale, si rifugiano nelle
solite tiritere incoerenti sull’evasione fiscale, il lavoro nero, la mancanza
di senso di responsabilità di questi esigenti bipedi parlanti in batteria, troppo
egoisti, attenti solo al loro immediato tornaconto, privi di rispetto e
considerazione verso il grande impegno e lavoro svolto dai loro valorosi
rappresentanti e responsabili nei vari settori vitali del Paese.
Insomma, siamo nel terzo millennio
o, ancora, in un prolungamento
interminabile del Medioevo?
Sarà
possibile una evoluzione ragionata mediante le normali procedure democratiche
o
bisognerà aspettare che si giunga al punto di rottura del già precario
equilibrio sociale?
Concludendo,
consapevoli della complessità ed ampiezza della questione da noi posta, desideriamo
sollecitare la Sua sensibilità e cultura in materia di giustizia, affinché,
in occasione della prossima emanazione della Legge finanziaria per l’esercizio
2006, possa voler esercitare la potestà conferitaLe dall’art.74 della
Costituzione per richiedere un giudizio esplicito da parte della Corte
Costituzionale sul rispetto della capacità contributiva dei criteri che
informano l’attuale preordinamento dell’azione fiscale in Italia.
Questo
atto formale certamente non
potrebbe avere un effetto risolutivo immediato, dato che il problema italiano è
comune anche ai Paesi della Comunità Europea, con i quali ci sono in atto
accordi non modificabili unilateralmente, ma siamo certi che servirebbe a
porre in maniera forte ed adeguata il problema all’attenzione dell’opinione
pubblica nazionale ed internazionale, favorendo la informazione e la
riflessione necessarie su quei riscontri oggettivi che porterebbero in tempi
brevi all’impostazione dei sistemi fiscali in una forma contabilmente
corretta, semplice, lineare, infallibile, politicamente
democratica e moralmente riparatrice
Roma 2 Settembre 2005