Egregi Signori della Presidenza della Repubblica, del Parlamento, del Governo, dei Partiti, del C.S.M., della Chiesa, delle Università, dei Centri studi, dei Mezzi di comunicazione, delle Associazioni di categoria, destinatari di questo messaggio, 
in questo clima esasperante di disagio istituzionale a causa del reciproco disconoscimento e disapprovazione tra i poteri dello Stato, desideriamo, anche noi nel nostro piccolo, manifestare la nostra delusione, accusando esplicitamente di inadempienza per disattenzione o ipocrisia o prepotenza o impreparazione o cattiva educazione o abitudine alla scarsa considerazione dei reali diritti di TUTTI i cittadini, i seguenti Enti, da noi non solo cortesemente sollecitati, ma anche, in parte, denunciati al Tribunale presso la Procura di Roma nel corso dell'anno 2005: 
  1. La Presidenza della Repubblica, per non avere ritenuto di dover utilizzare l'art.74 della Costituzione al fine di chiedere al Parlamento una approfondita discussione per accertare il rispetto della capacità contributiva nel prelievo fiscale mediante l'imposizione sul reddito separatamente dal patrimonio, ed, indiscriminatamente dalla ricchezza individuale, mediante l'Ici, l'Ire, l'Iva, Monopoli, Accise, Lotterie quotidiane;
  2. Il Parlamento, per non aver provveduto a manifestare, almeno, pubblicamente la intenzione di voler modificare la legislazione in materia fiscale, in modo da realizzare correttamente il disposto dell'art. 53 della Costituzione;
  3. Il Governo, che, in mancanza di un ravvedimento spontaneo del Parlamento, non ha preso una iniziativa legislativa per modificare radicalmente il preordinamento della legge finanziaria e far cessare il paradossale rovesciamento della attuale partecipazione alle spese comuni tramite imposte, che avviene in misura inversamente proporzionale alla ricchezza reale dei contribuenti;
  4. I Partiti, sia di destra che di sinistra, che non hanno svolto un'azione di informazione e formazione presso i loro elettori, affinché potesse affermarsi il principio di una fiscalità basata principalmente sulla ricchezza reale, essendo l'unica modalità capace di eliminare definitivamente l'evasione, l'elusione e la sperequazione fiscale;
  5. Il Consiglio Superiore della Magistratura, che non ha colto l'occasione straordinaria di dimostrare a chiare lettere di meritare la indipendenza tanto reclamata dal potere politico, accusando apertamente di grave partigianeria il sistema fiscale, preordinato dal Parlamento;
  6. La Chiesa, che, in ossequio alle lodevoli intenzioni di aiutare i più bisognosi, non ha dimostrato una maggiore sensibilità pratica ed  un atteggiamento più incisivo presso i governanti del mondo, affinché dovunque si affermassero sistemi fiscali equi, in grado di fare contribuire tutti, nessuno escluso, al benessere comune in proporzione della propria ricchezza reale, favorendo il riconoscimento di diritti sacrosanti e riducendo, così, la necessità degli interventi caritatevoli;
  7. I Dipartimenti universitari di Economia pubblica, che, avendo scritto testi limpidi, in cui hanno affermato, a seguito di profonda ed articolata analisi, che un sistema fiscale equo deve necessariamente essere di tipo patrimoniale,  non hanno smesso di partecipare alla composizione di commissioni tecniche per realizzare ancora solo leggi di segno opposto;
  8. I Centri studi sociali e mezzi di comunicazione, che non hanno assunto atteggiamenti autonomi in difesa dei diritti oggettivi di tutti i cittadini, ma solo di ossequioso fiancheggiamento dei poteri forti, contribuendo a costruire un muro invalicabile di omertà, che non fa onore ad una società moderna.
A questo punto, Vi chiediamo di contribuire al superamento democratico di questa situazione, che sembra essere già arrivata al punto di criticità massima, oltre il quale non può esserci solo rassegnazione per gli uomini di buona volontà e fiduciosi nel possibile progresso della società civile.
 
L'origine principale del malessere sociale sta nella abitudine dei più forti a sopraffare i più deboli !
 

D.D.T. La Democrazia di Tutti
Chi avrà il coraggio e la forza morale di mettere in discussione le attuali imposte
 sicuramente meriterà rispetto umano ed un grande riconoscimento sociale,
perché é prioritaria, rispetto al fervore propositivo sulle alternative della spesa pubblica,
una rigorosa verifica dell'onestà e correttezza contabile del sistema di contribuzione !