Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Roma
Richiesta
urgente di attenzione sulla qualità dell’azione parlamentare in materia fiscale
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La nostra richiesta è motivata dalla certezza
che il Fisco svolga un’azione vessatoria nei confronti dei cittadini più
poveri a favore dei cittadini più ricchi, in totale violazione dell’art.
53 della Costituzione, degli sbandierati ma falsi sentimenti di giustizia,
solidarietà, democrazia e rispetto del prossimo.
Mediante
segnalazioni (Petizione N.1008/05 al Senato, N.927/05 alla Camera, N.47/05 al
Parlamento Europeo) abbiamo richiesto che il prelievo fiscale per la copertura
delle spese comuni debba essere calcolato, in ossequio ad oggettiva
correttezza contabile, su una base imponibile così determinata:
CAPACITA’
CONTRIBUTIVA = Patrimonio (mobile ed immobile) [+ Reddito ‘patrimonializzato’]
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da assoggettare annualmente ad un’UNICA imposta con
aliquota progressiva |
( IACC = Imposta
Annuale sulla
Capacità
Contributiva ) |
in sostituzione
dell’intero attuale groviglio antieconomico e fraudolento di imposte!
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Poiché la nostra iniziativa
è stata ignorata da tutti i Deputati e Senatori, anche da quelli che fanno
parte delle Commissioni I e VI (Affari costituzionali e Finanze), a cui era
stato demandato l’esame, non potendo ottenere chiarimenti da chi dovrebbe
ritenere doveroso dare spiegazioni, abbiamo richiesto, ma con medesimo
risultato, l’attenzione congiunta delle massime cariche dello Stato, al
cui giudizio abbiamo sottoposto le nostre convinzioni per questa totale incuria
da parte dei nostri rappresentanti popolari (ci corre l’obbligo di dire,
però, che in altre occasioni da loro abbiamo ricevuto risposte puntuali e
sollecite, ma su argomenti personalmente meno coinvolgenti).
Benché siamo convinti che il fenomeno da noi
denunciato sia facilmente percepibile da tutti, forniamo di seguito le prove a
sostegno di questa tesi, da cui risulta evidente l’abuso che da anni, ma forse
sarebbe più giusto dire da sempre, viene perpetrato in danno degli strati più
deboli ed indifesi della popolazione, c.s.:
- I Parlamentari
storicamente appartengono ai ceti con ricchezza media o alta, per
censo o per il trattamento retributivo che è stato sempre di ottimo
livello, ponendoli in uno stato sociale in cui prevale l’umano interesse
verso il patrimonio accumulato, a scapito del reddito da loro percepito al
netto di imposte che rimangono a carico della comunità amministrata o, se
svolgono anche attività privata, a carico dei propri clienti, o addirittura
nascosto, come risulta essere costume diffuso tra i cittadini;
- Essi sono, quindi, in evidente
conflitto di interesse nel legiferare sul fisco poiché non sono
disposti a mettere in discussione un regime da cui traggono benefici
notevoli, insieme ad una larga e molto ben rappresentata fascia di elettori,
né a denunciare la loro storica inerzia di fronte ad un così grave
sospetto di imperizia amministrativa, che potrebbe figurare complicità
continuata in atti illegittimi (**);
- Essi, già fin dai tempi della stesura
del testo dell’art.53, si sono procurati gli attuali larghi margini di
discrezionalità nell’individuare l’oggetto dell’azione fiscale,
perché hanno sostituito con ‘capacità contributiva’ ciò che già
nello Statuto Albertino veniva indicato esplicitamente con ‘i propri
averi’;
- Essi sono responsabili della
legislazione vigente e delle leggi finanziarie finora varate, in cui,
per mascherare il loro comportamento, hanno sempre posto in secondo piano
le regole contabili del prelievo fiscale rispetto alle motivazioni politiche
del relativo impiego dei mezzi finanziari raccolti, rifiutandosi
di riconoscere nell’amministrazione dello Stato le basilari esigenze di
gestione di un semplice ma
enorme condominio, portando a giustificazione le finalità più
complesse che, però, debbono influire solo sulle decisioni per la
destinazione dei fondi;
- Essi hanno, così, aumentato
il valore contrattuale della loro intermediazione politica, rendendo
astruso un conto elementare, che anche un amministratore di scarsa perizia
avrebbe da tempo risolto in maniera assolutamente equanime, efficace,
efficiente e, cosa molto importante, non mediabile;
- Essi hanno sulla coscienza un
continuo impegno a minimizzare le imposte sul patrimonio e a traslare
l’imposizione dalla ricchezza reale ai beni e servizi di consumo, al
cui acquisto od utilizzo sono costretti in modo indiscriminato anche coloro
che non possono sostenere un’azione fiscale indebita, perché non
proporzionale alla personale capacità contributiva e, ciò che è più
vergognoso, perché già fanno
grande fatica a soddisfare i bisogni primari del vivere quotidiano;
- Essi dimostrano, ancora oggi, di voler
insistere nel prospettare per gli anni a venire una strategia dell’azione
fiscale volta a ridurre le imposte sui redditi, specialmente per quelli più
alti e perseverare nell’azione protettrice del patrimonio, copiando
l’altrui ‘virtuosa’ strategia di ‘affamare la bestia’, cioè
i poveri, che in questa democrazia avanzata ancora non hanno dignità di
cittadini;
- Essi, in tal modo, sono responsabili della
rivalutazione inarrestabile degli immobili e, di conseguenza, dell’aumento
degli affitti, del costo della vita e dei salari, creando una trappola
che ingurgita la maggior parte dei redditi prodotti e mette in seria
difficoltà il Paese, mentre genera solo profitti parassitari per gli
speculatori che, in buona parte, sono provenienti da attività produttive
dismesse o vendute ad operatori esteri;
- Essi sono, di conseguenza, tra i
principali responsabili della perdita di competitività e, in tale
occasione, non recuperano neppure il buon senso di invertire l’andazzo
con una sacrosanta imposta patrimoniale, ma rilanciano sulla spesa,
magari con la costituzione di santuari a gestione politica, per la
riqualificazione della offerta interna ed internazionale di beni e servizi,
che forse ne ha anche bisogno, ma che necessita innanzitutto della urgente
riduzione dei prezzi, mediante un generale alleggerimento della pressione
fiscale, dei costi dei servizi finanziari, commerciali e del lavoro;
- Essi, come abbiamo potuto verificare
nella ricerca di mezzi per far discutere le nostre ragioni, sono blindati
in una istituzione, il Parlamento, che difficilmente può essere
chiamato concretamente davanti ad un’altra autorità giudicante per una
disamina pubblica del suo operato, perché rappresenta il Popolo (sovrano, sì,
ma distratto o poco informato o consenziente o solidale per interesse
privato);
- Essi dovrebbero rispettare la
Costituzione, ma la Corte Costituzionale, suo guardiano, non ha
autonomia di azione, e, quindi, sembra che l’unica soluzione residua sia
quella, prospettataci ironicamente da un funzionario del Ministero di
Giustizia, di creare un partito che conquisti la maggioranza in Parlamento,
che, però, lascia presupporre di possedere e sapere applicare con molto
impegno quelle speciali qualità acrobatiche valorizzate solo da un sistema
fiscale, come l’attuale;
- Essi, in compenso, dimostrano una
grande sensibilità verso gli altri problemi come, per esempio:
- il fenomeno del terrorismo internazionale, ignorando, però,
che esso ha origine proprio da una secolare sopraffazione politica,
sociale ed economica verso i più deboli, solo più sfacciata e feroce
rispetto a quella subdola da loro consumata in patria, e votano gli
interventi più o meno armati con la convinzione di esportare una bella
democrazia, quella di cui sono artefici e responsabili;
- l’equità della giustizia e il controllo
della preparazione professionale dei giudici, dove, se verrà confermato
il nostro sospetto della loro così grave incompetenza o, peggio,
responsabilità nel preordinamento truffaldino dell’azione fiscale,
proprio i Parlamentari avrebbero bisogno di quella riqualificazione morale e
professionale, da loro minacciata verso altri ordini dello Stato.
Roma, 1
Aprile 2005
(*) Proposta di formula per la
‘patrimonializzazione’ del reddito
Volendo insistere sulla tassazione del
reddito, riteniamo che, almeno, bisognerebbe ricorrere ad un indice di
‘patrimonializzazione’ del reddito (IPR), da calcolare mediante
l’applicazione di una formula di attualizzazione delle rendite annuali
posticipate con i seguenti parametri :
(L’esempio fa riferimento al reddito da
lavoro, trattato finora grossolanamente, e vuole essere uno stimolo ad affinarne
la valutazione, in modo che abbia un trattamento fiscale diversificato, quasi
alla stregua di un cespite, in base al costo della capacità acquisita, la
redditività passata e presente ed i valori attesi futuri):
- MPR
= media progressiva del reddito personale percepito, opportunamente
rivalutato, nel periodo compreso tra l'anno di conseguimento
della maggiore età ( 18 anni ) e all'anno della dichiarazione fiscale,
per tenere conto dei periodi di studio, specializzazioni, tirocini;
- AVL
=
attesa di vita lavorativa residua (70 - età del contribuente );
- ARF
= attesa di redditi futuri (da
1 a 0,1), per distinguere i vari tipi di rapporto lavorativo.
L'indice di ‘patrimonializzazione’ del
reddito al tasso corrente di interesse (INT)
risulta essere:
IPR = (( 1 - ( 1 + INT ) ^ ( - AVL
) ) / INT) * ARF
Il valore
‘patrimonializzato’ del reddito (VPR) si otterrebbe moltiplicando la
media di reddito per l'indice di ‘patrimonializzazione’:
VPR = MPR * IPR
Infine, il valore ‘patrimonializzato’ del
reddito, aggiunto al valore del patrimonio reale, sarebbe assoggettato ad
un'unica tassazione di tipo patrimoniale, evitando, così, gli attuali
squilibri, ma solo parzialmente, perché comunque non eliminerebbe la grande
incertezza insita nella pratica della rilevazione del reddito!
Lasciamo al lettore attento l'esercizio
del confronto tra l'attuale sistema fiscale ed il sistema fiscale 'condominiale'
per verificare che, anche per redditi misti elevati, si otterrebbe una
tassazione più mite. Questo risultato non deve trarre in inganno sulla
potenzialità di gettito, perché bisogna tener conto che la base
patrimoniale imponibile é più ampia, in quanto non é mascherabile dentro
dichiarazioni di reddito complessivo, e deve essere computata al valore di
mercato.
(ritorno)
(**)
Perché v'é un rifiuto generale verso un fisco alternativo, di tipo
condominiale?
Proviamo ad individuare i probabili motivi di questo atteggiamento:
- I ceti superiori stanno nell'Olimpo terreno,
trovano vantaggio e prosperano nell'attuale sistema fiscale e, quindi,
essendo difficilmente masochisti, non sono interessati a ridiscutere il loro
stato;
- I ceti intermedi sperano di passare presto,
per impegno o fortuna o con qualche rischio, al livello superiore e, quindi,
sono moderatamente ottimisti e disposti all'attuale momentaneo sacrificio;
- I ceti inferiori sono abituati ad essere male
amministrati e rappresentati, percepiscono solo la realtà fisica a loro
circostante e non hanno la conoscenza necessaria per comprendere che le
vittime sacrificali nell’altare del ‘benessere sociale’ sono proprio
loro, poiché pagano in percentuale le tasse più alte e, nei casi estremi,
ricevono solo restituzioni da rigurgiti di una amministrazione pubblica
sicuramente molto di parte;
I Cittadini, pur
non avendo alcuna fiducia nei principi che supportano l'azione fiscale dello
Stato e spronati dall’atteggiamento elusivo del Legislatore e permissivo dei
Governi nei confronti del fisco, ne accettano l'azione difettosa perché essa dà
loro ampi margini per aderire o sottrarsi a piacimento all'obbligo di
contribuire alle spese comuni, mettendo in atto un meccanismo perverso in cui i
più onesti, non disposti a
compiere atti delittuosi, in definitiva pagano per i furbi, prepotenti e
disonesti.
(Ritorno)