CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Esposto contro i sostituti procuratori

Dott. VERUSIO e Dott. AMELIO

Desideriamo richiamare la Vostra cortese attenzione sull’operato dei signori magistrati, indicati in oggetto, a cui è stato affidato l’esame ed il riesame di una denuncia da noi presentata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma in data 1 aprile 2005 e registrata al N.3234/05, riguardante la evidente incostituzionalità di alcuni aspetti del sistema fiscale italiano, nei cui confronti sono stati entrambi concordi nel disporre l’archiviazione immediata della nostra iniziativa, in completa assenza di commenti chiarificatori, malgrado la nostra espressa raccomandazione.

Non avendo mai ricevuto riscontro di alcun tipo sulla materia denunciata, a seguito delle interrogazioni che abbiamo rivolto al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo, alla Corte Costituzionale, alle segreterie dei Partiti, sia di destra che di sinistra, a Docenti universitari, a Centri studi, desideriamo pregarVi di volerci indicare una via democratica per ottenere, almeno  dall’Autorità giudiziaria, evitando possibilmente di dover esperire tutti i gradi di giudizio, una spiegazione plausibile per lo stato denunciato di cose, che è causa per noi di gravissimo disagio personale, ma, crediamo, condivisibile con milioni di italiani, se correttamente informati. 

In definitiva, noi chiediamo che lo Stato, tramite un suo organo ufficiale, politico o giudiziario o esecutivo, si assuma l’onere di dare una chiara risposta pubblica al quesito seguente: 

Come l’attuale legislazione in materia fiscale realizza il dettato costituzionale che, con l’art.53, dispone il rispetto della capacità contributiva del cittadino nella ripartizione del carico fiscale per la copertura delle spese indivisibili ( principio che non avrebbe neppure bisogno di un riferimento così alto per il suo riconoscimento, visto che nella pratica comune è consuetudine amministrativa dei consorzi, cooperative, condomini, enti collettivi in genere, ecc., tener conto del valore complessivo della quota personale di beni che beneficia dei servizi comuni ),  posto che: 

1)       Assoggetta il cittadino a regimi impositivi diversi, per il reddito ed il patrimonio, in assenza di un qualsiasi criterio esplicitamente dichiarato di comparazione e correlazione tra i due, privilegiando arbitrariamente il secondo tipo di ricchezza rispetto al primo e dimostrando un particolare accanimento, in nessun modo giustificabile, sui redditi da lavoro

2)       Sottopone il cittadino ad un salasso parossistico ed indiscriminato, rispetto alla ricchezza reale del soggetto d’imposta, mediante l’Iva, i monopoli fiscali, le accise e le lotterie ormai quasi quotidiane, in assenza di qualsiasi parvenza di servizio pubblico in contropartita

E’ forse un segreto di Stato? Un tabù? Un aspetto della macchina statale coperto da omissis? O fa parte di una ideologia ad altissima tensione morale, sostenuta da una sofisticata strategia a lungo termine, tale da non poter essere divulgata e compresa dalla gente comune? O, come dice un autorevole esponente di un centro studi molto gettonato: 

Si fa così perché si è fatto sempre così, …e basta! 

O v’è certezza che nessuno potrà mai rendere consapevoli i contribuenti danneggiati, perché i poteri dello Stato, i mezzi di comunicazioni di massa, i centri culturali, le segreterie dei partiti e delle associazioni di categoria sono in mano a persone fisiche esponenti di classi sociali, che per livello di ricchezza personale sono naturalmente solidali nel mantenere questo assetto fiscale da cui traggono grande beneficio, in dispregio dei principi irrinunciabili di equità, se non di solidarietà, raccomandati dalla Costituzione, ponendo lo stato sociale dal punto di vista amministrativo molto al di sotto di un condominio? 

Ci hanno detto, a proposito di questo ‘forzato’ confronto, che lo Stato sia un’entità con obiettivi molto più ampi e complessi, tra cui v’è il dovere morale di assicurare a tutti anche il famoso “welfare”, che, però allora, si basa su una previa indebita sottrazione di risorse sui cittadini più deboli per esibire, dopo, il gesto teatrale della elargizione verso gli stessi, realizzando così il capolavoro di 

  Welfare creativo a costo zero” ! 

E questa è vera genuina ipocrisia, indicativa di un persistente vizio di sopraffazione! 

Questi dubbi, ormai divenuti certezze, sono confermati dai numerosi contatti e confronti avuti con gli officianti del potere e del sapere, stimati uomini di pensiero e di azione, dalla fulgida carriera, ricchi di onori e gloria ed altro, quotidianamente prodighi di indicazioni, riflessioni ad alto contenuto morale e disponibili a trattare con grande sollecitudine e sincera partecipazione gli argomenti più svariati, i quali, però, eredi democratici di tiranni ormai desueti, allorché sono imprudentemente coinvolti in questioni che possano mettere in qualche modo in pericolo il loro benessere materiale, subito si smarriscono, il loro eloquio, prima fluente, non trova più le abituali  corrispondenze di un modo di intendere tradizionale e consolidato, e mettono in mostra la scarsa attitudine e l’imbarazzo ad applicare le ragioni della vera democrazia e del rispetto verso il prossimo. 

E se l’argomento tirato in ballo è il sistema fiscale, si rifugiano nelle solite tiritere incoerenti sull’evasione fiscale, il lavoro nero, la mancanza di senso di responsabilità di questi esigenti 

bipedi parlanti in batteria

troppo egoisti, attenti solo al loro immediato tornaconto, privi di rispetto e considerazione verso il grande impegno e lavoro svolto dai loro valorosi rappresentanti e responsabili nei vari settori vitali del Paese.

Insomma, siamo nel terzo millennio o, ancora,  in un prolungamento interminabile del Medioevo?
Sarà possibile una evoluzione ragionata mediante le normali procedure democratiche
o bisognerà aspettare che si giunga al punto di rottura del già precario equilibrio sociale?

Concludendo, consapevoli della complessità ed ampiezza della questione da noi posta, desideriamo sollecitare la Vostra sensibilità e cultura in materia di giustizia, affinché, in occasione della prossima emanazione della Legge finanziaria per l’esercizio 2006, il Presidente della Repubblica, che presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, in applicazione dell’art.74 della Costituzione, possa essere convinto a richiedere un giudizio esplicito da parte della Corte Costituzionale sul rispetto della capacità contributiva dei criteri che informano l’attuale preordinamento dell’azione fiscale in Italia. (*)

Questo atto formale quasi certamente non potrebbe avere un effetto risolutivo immediato, dato che il problema italiano è comune anche ai Paesi della Comunità Europea, con i quali ci sono in atto accordi non modificabili unilateralmente, ma siamo certi che servirebbe a porre in maniera forte il problema all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale, favorendo la informazione e la riflessione necessarie su riscontri oggettivi che porterebbero in tempi brevi all’impostazione dei sistemi fiscali in una forma contabilmente corretta, semplice, lineare, infallibile, politicamente democratica e moralmente riparatrice.

Roma, 30 Agosto 2005

(*)

Il Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, Ufficio per gli Affari giuridici e le Relazioni costituzionali, nella persona del dott. P. De Carolis, ci ha consigliato di riproporre il problema in occasione della Legge finanziaria 2006, ricordandoci con lettera del 3/3/2005 che: 

” il Presidente della Repubblica non dispone di alcuno strumento diretto di intervento su altri Organi dello Stato nell’esercizio di competenze ad essi assegnate dall’ordinamento, ma di avere portato la questione alla particolare attenzione del Governo”. Amen!