CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Sollecito sull'esposto presentato in data 30 Agosto 2005

contro i sostituti procuratori Dott. VERUSIO e Dott. AMELIO

Vi preghiamo di volerci dare notizia circa l’esito dell’esposto in oggetto, che per noi è l’estrema speranza di ottenere una risposta civile e ragionata, a parziale riparazione del silenzio generalizzato finora incassato dagli altri poteri dello Stato, dalle segreterie di partito, dai centri studi, dalle centinaia di esperti e docenti universitari di scienze delle finanze, diritto tributario, economia pubblica, da noi inutilmente consultati.
Nel nostro faticoso cammino, che ormai dura da molti mesi, abbiamo percepito sempre più distintamente una impenetrabile ipocrisia da parte dei cosiddetti poteri forti, uniti in caparbio riserbo nella ostinata difesa dei propri privilegi, ed una diffusa rassegnazione da parte dei cittadini danneggiati, che non percepiscono la  possibilità di un onesto e pacifico chiarimento, e , comunque, subiscono il compromesso del ‘risiko’ fiscale come una accettabile sfida tra guardie e ladri, dove sono anche possibili scambi di ruoli. 
E’ nostra opinione che sia ormai urgente sottrarre al Parlamento l’uso dispotico della manovra impositiva, per trasferirne la competenza ad una autorità esterna alla politica, la quale possa avvalersi delle moderne tecniche di mercato per rendere dinamica ed equilibrata la rilevazione e la gestione pubblica e privata della ricchezza imponibile, ricorrendo anche alla istituzione di una borsa dei cespiti fiscali, offerte pubbliche di acquisto, ed, infine, all’accumulo del reddito di qualsiasi origine, al netto di oneri di produzione, al patrimonio, realizzando così in modo ineccepibile il criterio di capacità contributiva imposto dall’art. 53 della Costituzione. 
Al Parlamento dovrebbe, quindi, rimanere il compito di definire l’indirizzo politico e l’entità della spesa pubblica, inclusa la formulazione di un piano unico organico che identifichi il livello minimo di reddito da assicurare ai propri cittadini, il cui ammontare, rapportato alla ricchezza imponibile, determinerebbe in misura finalmente congrua una aliquota fissa, in sostituzione della attuale selva di percentuali in piena libertà. 
Ma l’opinione dei contribuenti più agiati e, purtroppo, anche se in minoranza numerica, più influenti nella gestione della cosa pubblica, è ostile alla debita applicazione della semplice e giusta proporzione di una contabilità condominiale, universalmente adottata nell’amministrazione di servizi indivisibili, cioé: 

Ricchezza 1.000.000 sta a Imposta 10.000 come Ricchezza 1.000 sta a Imposta 10 !

(dove l’imposta dell’1% deriva esclusivamente dal rapporto: Spesa pubblica / Ricchezza nazionale imponibile)

Il nostro esposto riguarda decine di milioni di cittadini fuori tutela politica,  inerti perché abituati da decenni o inconsapevoli di essere vessati da sempre da un sistema fiscale disonesto, pertanto desideriamo che esso riscuota dal C.S.M. adeguata considerazione, aspettandoci un riconoscimento di gravità ed urgenza rapportata alla legislazione odierna contro chi attenta al patrimonio ed alla vita (*), con l’aggravante che nella prassi fiscale trattasi di subdoli delitti continuativi di massa, tali da incidere sul destino di un grande numero di persone, spregevoli perché commessi per arroganza ed avidità, non una tantum e quasi sempre per bisogni vitali insopprimibili, spesso riconducibili proprio alla irresponsabilità del legislatore e dei governanti.

(*) Il sovraccarico fiscale su contribuenti in scarsità di risorse finanziarie può incidere duramente sul loro orizzonte di vita.

Roma, 30 Gennaio 2006